Dubbi molti, certezze manco a cercarle con il lanternino. L’appello lanciato da Orlando, ‘le prove tecniche di centrosinistra’, ripartendo dal modello Palermo, con la convocazione per lunedì mattina a Villa Niscemi di un tavolo tecnico con i partiti che hanno aderito al progetto civico che lo ha riportato a fare il sindaco, si scontra con il magma indefinito che avvolge e rende sempre più liquida la trattativa per il prossimo candidato a palazzo d’Orleans nel centro sinistra.
Il ’modello Palermo’ potrebbe essere superato dall’intraprendenza dei centristi. Mdp e Sinistra italiana lo hanno messo nero su bianco dopo un incontro che si è svolto ieri a Enna. I due partiti hanno trovato una linea congiunta all’insegna della discontinuità.
Non è un mistero che Sinistra italiana vedeva in Grasso un modo per andare oltre, una rottura con la continuità di un passato giudicato imbarazzante. Se l’ipotesi Grasso non è in campo la vocazione a essere parte del progetto cesserebbe all’istante. “Il simil-Grasso” non interessa all’area di sinistra, la continuità sarebbe negli uomini, al di là del baricentro che il Pd potrebbe decidere di spostare al centro.
La vecchia teoria di Cracolici che il centro sinistra è vincente se si sposta al centro diventa quasi alternativa a questo punto alla travagliata e problematica cabina di regia a cui Orlando dedica affannosamente mille sforzi.
Intanto D’Alia e i Centristi per l’Europa potrebbero incontrare Orlando anche prima di lunedì. Al di là della girandola dei nomi, dicono i centristi, occorre capire qual è il progetto e la piattaforma del programma. Scottati dall’esperienza di Crocetta, sostengono, non vogliono accordi ‘last minute’.
Il tempo non può stavolta essere tiranno.
Il vero problema diventerebbe quello di mettere i cespugli post democristiani da una stessa parte e articolare il percorso di una coalizione. In altre parole Orlando può fare il tentativo di buona volontà, ma, al tempo stesso, “ad impossibilia nemo tenetur”
Intanto l’ufficializzazione di Cancelleri, candidato 5stelle, incoronato dal M5S, non trova impreparato Musumeci che ha affidato ad un post su facebook le sue riflessioni: «Dopo l’ufficializzazione anche del candidato grillino, sono certo che la sfida tra noi sarà appassionante e che sapremo vincerla, perché dopo il disastro di questi anni i siciliani vogliono essere governati da uomo onesto che abbia dimostrato con i fatti la propria efficienza amministrativa e ancora : «abbiamo bisogno dei tre mesi di intenso dialogo con i cittadini che ci separano dalle elezioni: li utilizzeremo al meglio per presentare il nostro progetto, che tiene conto della esperienza – da tutti riconosciuta – con cui ho amministrato il territorio della provincia di Catania e che vuole puntare su lavoro, giovani, sviluppo sostenibile».
L’ex europarlamentare e presidente della Provincia di Catania lancia l’avviso i naviganti, consapevole che rincorrere il’grillino’ non sarà facile.
E il Pd? Tace solitario e silenzioso. La faida interna rischia di lasciare solo macerie sul campo e Roma (Renzi) potrebbe decidere col passare dei giorni di abdicare al grande centro immortale democristiano. Sembra quasi il 2001 quando Cuffaro s’infilò senza chiedere permesso, nello stallo italo forzista con Musumeci che pressava Fini per avere la nomination.
Oggi come ieri, solo che c’è rimasta solo meno Sicilia.