Fino a questo momento il quasi 5% della Lega di Salvini in Sicilia è un buon punto di partenza. Da domani, con il nuovo Matteo nazionale leader in grande evidenza, che prova ad affermarsi come punto di riferimento nel centrodestra da scomporre e ricomporre, la campagna acquisti è garantita.
Ma in Sicilia dove potrà attecchire? Quali pezzi di coalizione (più o meno scricchiolante nel centrodestra) avranno interesse e motivazione a un riposizionamento a trazione salviniana?
Il leader di riferimento in Sicilia è Alessandro Pagano, già protagonista della stagione di transizione di Alfano.
Uno dei primi a comprendere che, tanto il mondo azzurro che quello post democristiano del ministro agrigentino, in Sicilia erano superati. Cosa potrà fare il movimento leghista per essere più performante nella terra che ha visto il boom 5stelle e la fine della stagione democristiana?
Aiuta a capire meglio il quadro, il contesto, assolutamente differente, tra lo scenario nazionale e quello siciliano.
Oggi, alla vigilia delle consultazioni portate avanti dal Quirinale per la formazione del nuovo governo nazionale, i potenziali interessati all’arruolamento nell’esercito leghista, potrebbero trovarsi all’interno di Forza Italia, tra i centristi da ricollocare, tra gli autonomisti potenzialmente delusi e tra la destra che Fratelli d’Italia non riesce a catalizzare a sé.
Oggi in Sicilia il presidente della Regione è l’espressione più sobria della destra di governo in Italia, Gianfranco Miccichè è alla guida del parlamento siciliano e centristi ed autonomisti puntano tutto sulla partecipazione al governo Musumeci per avviare una convincente ripartenza.
Questo significa che i salviniani sono destinati in Sicilia a una scalata lenta e meno convincente che in altre regioni?
Fino a un certo punto. Se infatti Matteo Salvini dovesse avere un ruolo importante (visibilità di governo o costituzione del partito unico del centrodestra) il processo, anche in Sicilia, partirebbe in automatico.
Un motivo in più, probabilmente, per creare nella coalizione una diga a supporto dei partiti tradizionali, che tanto FI quanto gli altri pezzi di schieramento, non mostrano di voler impiantare, riorganizzandosi adeguatamente nei territori. Fenomeno invece che al momento non nasce.
Anche la reazione della stessa lega di Sicilia rispetto al mancato assessorato da parte di Musumeci è stata blanda, in considerazione della scarsa consistenza (un solo deputato) all’interno del parlamento siciliano.
In ultima analisi quindi, Noi con Salvini in Sicilia è un contenitore potenzialmente aperto. Forse dormiente e in cerca d’autore. L’unico al contempo che può permettersi un tempo d’attesa più neutro e meno stressato rispetto ai cugini di FI e al partito del presidente che prima o poi lo stesso Musumeci finirà col ripensare.