Carissimi
Ricordatevi, nella vita non fa la differenza la meta del viaggio che scegliamo di fare, ma diventa importante la compagnia che ci portiamo dietro o la gente che incontriamo.
Un viaggio insignificante in partenza può rimanere alla fine indelebile nella memoria per gli episodi divertenti che ad esso si legano, o alle circostanze e personaggi che difficilmente finiscono per essere dimenticati.
Da adolescente avevo una gran voglia di fare viaggi all’estero ma di contro avevo la paura di perdermi occasioni per la mia scarsa conoscenza scolastica della lingua straniera.
Fu proprio grazie a uno di quei viaggi di cui sopra e alla conoscenza del Cavaliere Speciale (speciale di cognome) che riuscii a rimuovere quel blocco.
Il Cavaliere Speciale mi è rimasto impresso nella mente per la sua vitalità e dinamismo all’epoca inconsuete per una persona che aveva superato i settanta anni, per non parlare della simpatia, a tal punto da regalarmi un divertimento inatteso, visto il contesto e soprattutto vista la figura austera dello stesso personaggio, ma con un animo celato di “cagniuolo” in grado di tirare fuori espressioni divertenti dialettali che ancora oggi riporto molto spesso nei miei racconti.
Eravamo all’estero e grazie ad una circostanza molto fortuita (dovuta al fatto che condividemmo un posto accanto, all’interno del pullman, fin dal primo giorno della gita), finimmo per diventare “quasi amici” malgrado i cinquanta anni di età che ci separavano.
Il Cavaliere, dopo avermi raccontato della sua vita, del suo periodo di prigionia in guerra sotto gli inglesi, mi confessò che anche lui aveva inizialmente riscontrato difficoltà con le lingue straniere, non avendole mai studiate e a maggior ragione in ricordo della prigionia, ma che da allora aveva sviluppato un metodo infallibile che devo dire la verità, ho successivamente riscontrato in molte persone in età, per la comprensione della lingua straniera soprattutto in occasione di conversazioni.
Il metodo consisteva nello scandire bene le parole alzando il tono della voce, sicuro che in ogni modo dopo il primo, secondo, terzo tentativo il nostro interlocutore, qualunque fosse la sua provenienza o ceppo linguistico, avrebbe compreso.
Devo dire a distanza di anni che questo metodo ha funzionato, certo non sapremo mai che cosa avrà capito il nostro interlocutore, ma sta di fatto che a seguito di tanti gesti per annuire, alla fine c’era sta sempre una grande risata, perché la comunicazione con gli stranieri si basa fondamentalmente sul bere e grandi risate.
Le difficoltà si manifestavano in maniera sostanziale nel momento in cui doveva essere il nostro interlocutore a parlare nella sua lingua e noi a tentare di capire.
Ricordo ancora come Speciale ricorresse a delle espressioni dialettali idiomatiche dal tipo:
Curò, chi dici?
Manna a to patri ca io nun ti capisciu.
Chi dici? Manna a to patri ca io nun ti capisciu.
“Manda a tuo padre che io non ti capisco” così come spesso si faceva con i bambini piccoli quando piangevano farfugliando parole incomprensibili.
Per fortuna crescendo ho studiato le lingue straniere e ho viaggiato e ho conosciuto tanta gente.
Ho curato il sogno di un unico popolo europeo e figuratevi la gioia il giorno in cui il trattato di Schengen abolì le frontiere e non nascondo che spesso e volentieri, villeggiando in paesi frontalieri, uno dei miei maggiori divertimenti era quello di poter giungere al posto di frontiera, superarlo senza alcun impedimento per poi ritornare indietro con la soddisfazione di aver visto un sito dove le barriere rimanevano lì a ricordarci la storia ma non avevano più alcuna efficacia.
Che assurdità poter credere che dall’altra parte di una linea ci potesse essere un popolo diverso.
Non nascondo neanche quanto è stato bello il poter provare l’utilizzo di una moneta unica senza dover fare cambi di valuta o dover finire per raccogliere, alla fine dei viaggi, monetine di tutti gli stati mai più spese.
Fu un passaggio simbolico ma dagli effetti sostanziali e oggi, seguendo le cronache, inizio ad avere la netta sensazione che nel giro di poco tempo siamo stati in grado di distruggere tutto quanto i padri fondatori avevano pensato.
A cinquanta anni di distanza, anche gli sforzi del Cavaliere Speciale sono andati a femmine perdute.
Un abbraccio, Epruno.