Carissimi
Come farò ad andare avanti? È questa la domanda corrente che ci facciamo quando una persona cara viene a mancare, ancor più se è un parente stretto, un familiare.
In realtà nei primi istanti, quando siamo ancora a contatto fisico con la persona, anche se questa di fatto è assente, siamo “presi dalla botta”, come si dice dalle nostre parti e passiamo da un abbraccio, ad un gesto di cordoglio e ci sorbiamo le parole più idiote e imbarazzate che il nostro prossimo proferisce perché si sente in dovere di manifestare la vicinanza, quando, ma è un mio parere, il silenzio direbbe di più di qualunque parola di prassi.
Tutto passa, passerò anche io, passeranno i miei amici, i miei nemici e tutte le persone scognite che non conosco e la vita continuerà a germogliare nuove vite, che creeranno nuove storie, con le stesse “regole” di sempre, sesso, posizione sociale, matrimonio d’amore o convenienza (ritornano ciclicamente alla moda), soldi.
I soldi saranno alla base di tutto, costituiranno una ricchezza materiale da tramandare, da farsi rubare, ma comunque sarà un valore che non potremo portare con noi (se esiste un dopo di altra natura e siete credenti in qualunque tipo di religione, anche in “Quelo”), passeremo alla memoria altrui per imprese o malefatte e la nostra foto flesciata (perché verrà scelta sempre dagli altri) campeggerà su un pezzo di marmo, se siete fortunati, sopra un epitaffio scolpito (il mio sarà di certo: “che cazzo ci guardi? Non lo vedi che le carte non passano…….più?”).
Gli altri epitaffi saranno del tipo standard, senza molta fantasia, troverete un “marito fedele” mentre da qualche tomba vicina si sentirà qualche colpetto di tosse, scoprendo il perché le foto delle loro mogli sepolte accanto sono fatte in primissimo piano, per poter nascondere tutto ciò che sta oltre i capelli. Troverete un “uomo morigerato” malgrado sia stato conosciuto in vita quale frequentatore di tutti i migliori bordelli, leggerete di un “onesto lavoratore” che in vita conosciuto con lo pseudonimo di “dieci per cento” sia stato un grande “mazzettaro” di cui nessuno si sia mai chiesto il perché dell’enorme tenore vita.
Quanto sopra vale pure per le donne, non cercate di farla franca, ci sarà anche la “moglie onesta e amabile” che di contro fu una “nave scuola” per la quale sarebbe stata più appropriata la frase “seppe distinguere tutti in rigoroso ordine alfabetico, come un elenco telefonico”.
La verità sta nel fatto che la vita la scriviamo noi, la nostra storia la scriveranno gli altri, a convenienza, per occhio di mondo, ma una cosa sarà certa, il mondo andrà avanti senza di noi, senza di loro, senza qualcuno che oggi ci sembra indispensabile, senza coloro che oggi sono anonimi e vivono una sopravvivenza come un errore.
E quindi dopo ogni “habemus Papam” verrà sempre ricordato dal cerimoniere e per tre volte “sic transit gloria mundi”, ma non ci sarà mai un potente che una volta seduto su quel trono si ricorderà di queste sibilline parole.
Vi do un consiglio spassionato, fin quando li avremo, visitate i cimiteri periodicamente, non utilizzateli (stendendo un velo pietoso sui fatti di cronaca) come “contenitori-depositi” di ciò che non c’è più malgrado l’enorme affetto, troverete sollievo e un senso di pace in un naturale silenzio, nel leggere le brevi storie di chi è passato e il comprendere coma perda di significato la costruzione di mausolei di gente danarosa ma inutile se messi a contatto con umili lapidi di grandi uomini, poiché l’assenza ci pone tutti uguali e sarà inutile raccontare e scrivere fesserie nel narrare “ricchizzi e santità”.
Il presente è deludente, ma certamente ci sarà un futuro che oggi auspichiamo migliore, ma potrebbe pure finire per deludere, abbiamo il 50% di probabilità, ma la cosa importante, per chi si crede eterno o di contro per chi si reputa uomo libero (come me), sta nel fatto che ci sarà un futuro e allora “non smettiamo di giocare la partita fin quando non sarà finita”.
Un ultimo consiglio per chi oggi sconfortato vede il suo mondo sbriciolarsi sotto i suoi piedi, a chi è stato schiavo di “idee” o di “uomini”, state tranquilli, grazie al cielo negli anni abbiamo cambiato abitudini e gli “schiavi” non vengono sepolti con i “faraoni”, ma peggio, verranno sepolti nella memoria collettiva, riguadagnandosi l’anonimato che li aveva partorito ……. premetto, questo a tutt’oggi.
Un abbraccio Epruno