Carissimi,
Mi chiedevo qualche giorno fa cosa significa essere noti, chi è noto, come si diventa noti, dove si diventa noti, quando si diventa noti e soprattutto perché si diventa noti.
Mi direte “stai per caso facendo il tuo settimanale esercizio didattico-giornalistico utilizzando la regola delle 5 “W”?”
In parte, ma la mia considerazione nasce osservando una statua di un grande statista del secolo XIX fermo, immobile, a figura intera mentre un colombo è intento sulla sua testa a defecare.
Tanta gloria oggi immobilizzata ad uso di servizio igienico per un colombo, non vi pare assurdo?
Hai fatto tanto in vita tua, la collettività ti ha dedicato un monumento, i giovani di oggi non sanno neanche chi sei se non il personaggio che da nome a quella piazza dove loro si danno appuntamento con i ciclomotori, ma l’attualità è un colombo che a sfregio di quanto sopra sta facendo i suoi comodi sulla tua testa e tu non puoi fare nulla.
Difficilmente oggi si dedicano delle statue a personaggi famosi, nella contemporaneità esistono ormai tante altre opportunità mediatiche per lasciare memoria di costoro ad iniziare dalle foto, le immagini, l’archivio vocale tutti strumenti custoditi in teche e musei nei quali difficilmente un colombo potrà entrare a fare i comodacci suoi.
Presenza mediatica e qualità o capacità, non sempre vanno a braccetto, anzi…
Per presentare ciò che siamo al nostro interlocutore dopo un biglietto da visita rimandavamo al nostro curriculum vitae, ma il nostro curriculum è lo specchio della nostra notorietà?
So che uso oggi se ne fa dei curriculum alle nostre latitudini, tanto che viene con più frequenza richiesto la loro produzione su carta riciclabile ma soprattutto morbida.
Spesso il curriculum passa in secondo piano davanti all’epitaffio o alla lapide, poiché oggi diventi noto soltanto se sei stato vittima o sei stato autore di nefandezze, poiché per i media l’idiota mono-neurale che prende un mitra e in un campus stermina una classe di allievi resterà nella memoria collettiva o rimarrà noto al prossimo più dello “scognito” professore candidato più volte al Nobel che in quella classe insegna.
Ecco una in un solo colpo la risposta al “chi e perché”.
Non è noto necessariamente chi ha merito.
Allora “dove” si diventa noti? Alle prime introduzioni delle pseudo-meritocrazie nei bandi lessi un passaggio che recitava “noto professionista”, ma dove e soprattutto quale era l’intorno nel quale bisognasse essere noto non era chiaro.
Io partecipai asserendo che nel mio condominio ero un noto ingegnere e soprattutto nel mio pianerottolo, ero il più noto, poiché l’unico.
Adesso, “come” si diventa noti? Qui il discorso si complica e certe volte può anche scadere nella volgarità, ma le strade sono da sempre solo due, l’esercizio delle proprie doti e la capacità o disponibilità a prostituirsi (prostituire la propria immagine), si volendo esercitando anche qui le proprie doti.
Quindi accade che tu sia un valido professionista e come cenerentola ti capita l’occasione della vita e diventi noto o ancora più comodamente, nell’altra ipotesi, ti sistemi all’ombra di qualcuno e certamente appena giunge sul display il tuo numero………benché parallelamente sarai sempre noto come colui che è stato all’ombra di, anche se l’ombra nel tempo è andata cambiando.
Ma infine credetemi è il “quando” si diventa noti la cosa più divertente o tragica a seconda dei punti di vista e ve lo dico per esperienza, avrete un curriculum pieno di cose fatte, siete stati impegnati in grandi iniziative, siete autorevoli nel vostro contesto di competenze, ma fin quando non andrete in TV a “parlare di pallone” quali ospiti in una delle tante trasmissioni sportive locali, voi non sarete nessuno!
La consacrazione odierna pari al monumento di una volta con annesso colombo o piccione è la domanda del custode dell’ufficio che riconosciutovi al vostro arrivo vi domanda: “Dottore, domenica che facciamo!”.
Un abbraccio, Epruno