Palermo-Turris è stata rinviata a causa del cluster di coronavirus scoppiato in casa rosanero.
Il comunicato della Lega Pro spiega infatti come sono andate le cose. “In riferimento all’ordinanza della Asp di Palermo pervenuta alle ore 18 circa i casi positivi nel Palermo Calcio, per cui ‘nella considerazione che si e’ in presenza di un cluster di infetti con una precisa connotazione spazio-temporale’ ordinando l’immediato isolamento di tutti i soggetti, la Lega Pro ha disposto, a tutela della salute, l’immediato rinvio della gara Palermo-Turris a data da destinarsi“.
Seguendo il protocollo della FIGC però, il Palermo, avendo a disposizione quindici elementi, sarebbe comunque dovuto scendere in campo. Il regolamento prevede infatti che, in caso di positività all’interno del gruppo squadra, se il team ha comunque a disposizione tredici elementi, di cui un portiere, deve comunque giocare. Ma invece, a soli dieci minuti dall’inizio della partita e con le squadre che avevano già completato il riscaldamento, si è deciso il rinvio.
Se Palermo-Turris ha evidenziato quindi qualcosa, ciò è la debolezza del piano anti-covid del calcio italiano. Dopo il caso di Juventus-Napoli, la volontà dell’azienda sanitaria locale competente ha infatti avuto ancora la meglio.
PROBLEMI PER LE SOCIETÀ
Un quadro di certo non facile, come sottolineato dal presidente della Serie C Francesco Ghirelli. “Governare ogni giornata sta diventando complicato, difficile e questa in modo particolare – ha dichiarato ieri il numero uno della Lega Pro -. Una dinamica di questo genere ha portato nel corso della giornata tante modifiche tra le quali anche far pagare alla Turris un grande disagio e dei costi. Ma di fronte al rischio di cluster, tutti i disagi e i costi passano di gran lunga in seconda fila“.
Ma se, da un lato, il pensiero di Ghirelli è perfettamente comprensibile, difficilmente le società potranno continuare a lungo così.
Ogni trasferta comprende in sè spostamenti, vitto e alloggio. Un pacchetto da pagare non solo per i giocatori ma per tutto lo staff a seguito del team. Tanto per fare un esempio la Turris, avendo perso la nave, è dovuta tornare a Torre Annunziata in pullman, con un viaggio lungo 13 ore.
Di certo, come dimostrato dai casi di cronaca sportiva degli ultimi anni, le società di Lega Pro non navigano certamente nell’oro. Mantenere i protocolli sanitari e quindi la cosiddetta “bolla” costa parecchio. Inoltre, l’attuale quadro imposto dal coronavirus e dai DPCM permette una presenza di pubblico molto limitata, il che fa scendere di appeal le società sportive agli occhi degli sponsor. Per farla bene, le entrate delle società sono ridotte all’osso.
Inoltre, ad essere in pericolo è la “regolarità” dello stesso campionato, con squadre che si potrebbero ritrovare a giocare, come nel caso del Palermo, tre o più gare nel giro di pochi giorni. Una situazione surreale per i club coinvolti in prima persona, ma anche e soprattutto per tutto il mondo del calcio e per i tifosi.