La vostra Patti Holmes vi propone una passeggiata che tocca il lungomare del Foro Italico, l’antica passeggiata chiamata “la Marina”, che la notte del 14 luglio sarà illuminato da festosi fuochi d’artificio in onore di Santa Rosalia, la Santuzza, a cui i palermitani sono visceralmente legati e devoti.
Nata e vissuta a Palermo nel XII secolo dal conte Sinibaldo de’ Sinibaldi e dalla nobildonna Maria Guiscardi, le era stato pianificato un futuro degno delle sue nobili origini che lei coraggiosamente rifiutò, fuggendo da casa e nascondendosi prima in una piccola grotta riparata dal fitto bosco della Quisquina, in provincia di Agrigento, territorio che, appartenendo alla sua famiglia, conosceva bene e poi, su concessione della regina Margherita, moglie del re di Sicilia Guglielmo I, in una grotta sul Monte Pellegrino, l’Axis Mundi, che sovrasta la città e prende il nome da quel Santo Pellegrino che, nel I secolo d.C., a quanto si narra, riuscì a convertire il popolo palermitano al Cristianesimo. Qui visse in preghiera e in solitudine fino alla morte avvenuta, probabilmente, il 4 settembre del 1160.
Il 15 luglio del 1624, mentre a Palermo infuriava la peste, proprio nel luogo in cui Rosalia era apparsa in visione a Geronima La Gattuta, che inferma per una grave malattia aveva sognato una fanciulla in abito monacale che le aveva promesso la guarigione se si fosse recata in penitenza sul Monte Pellegrino, in cui le si manifestò per la seconda volta indicandole una grotta, furono ritrovati i suoi resti. Quaranta giorni dopo, all’ingresso della grotta della Quisquina, la scoperta di un’iscrizione in latino arcaico, attribuita alla stessa Santa, che così recitava: “Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose, ho deciso di abitare in questa grotta per amore di mio Signore Gesù Cristo”.
Nel febbraio del 1625, in seguito a un’altra visione, il Cardinale Giannettino Doria, dopo aver riunito una nuova Commissione, certificò l’autenticità delle ossa che, portate in processione il 7 giugno dello stesso anno, in una teca in argento e cristalli, fecero regredire la peste fino a farla scomparire del tutto il 15 luglio del 1625, a un anno esatto dal loro rinvenimento. Il 15 agosto il Senato Palermitano proclamò Santa Rosalia prima Protettrice di Palermo; il 26 gennaio del 1630 Papa Urbano VIII la inserì nel Martirologio Romano e nel 1637 le reliquie furono poste in un’urna, capolavoro dell’oreficeria del primo barocco palermitano.
Alle pendici del Monte Pellegrino, però, il mito fa risalire, anche, la fondazione del “castello di Cronio” da parte di Saturno che, secondo un manoscritto anonimo conservato alla Biblioteca Comunale di Palermo e realizzato nel 1703, sarebbe legato al Genio, il protettore laico della città, visto proprio come la raffigurazione del “Dio della terra e del tempo, padre dei tempi e padre di Dei e uomini“. Santa Rosalia e Panormus che, uniti in una metaforica danza e trascendendo la realtà per rimandare al mistico e al mitico, proteggono dall’alto l’antica e misterica Zyz.
A noi non resta che gridare festosamente: “Viva Palermo, Panormus e Santa Rosalia“.