Non sarà eseguita l’autopsia su Vanessa Zappalà, la 26enne uccisa, nel lungomare di Acitrezza, con sette colpi di pistola alla testa dal suo ex fidanzato, Antonino ‘Tony’ Sciuto, che poi si è suicidato impiccandosi.
Lo ha disposto la Procura di Catania che ha già firmato il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia. Avverrà domani mattina il trasferimento del feretro dall’obitorio del Policlinico di Catania alla casa dove viveva la vittima a Trecastagni. I
funerali saranno celebrati venerdì alle 19 all’aperto: sul sagrato del Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino nel paese etneo. Stamattina, intanto, sono stati officiati quelli di ‘Tony’ Sciuto: celebrati nella Chiesa Madre di San Giovanni La Punta, dove l’uomo, separato con due figli, viveva. Alla cerimonia, svolta in maniera privata, hanno partecipato soltanto i familiari e alcuni amici dell’uomo. Sulle polemiche sul provvedimento restrittivo per l’omicida è intervenuta la procuratrice aggiunta di Catania, Marisa Scavo, che da vent’anni si occupa di reati contro le donne e coordina il pool dei reati da ‘codice rosso’.
Contro questo tipo di delitti, spiega, riporta l’ansa, “normativamente dei progressi sono stati fatti anche se ancora la legge va perfezionata: per esempio, non hanno previsto l’aumento di pena minimo a due anni per il reato di stalking, cosa che ci impedisce di effettuare il fermo” ed “è un limite enorme”. Per il femminicidio di Acitrezza la Scavo sottolinea che “noi abbiamo fatto di tutto per quanto riguarda l’attività d’indagine, abbiamo chiesto la misura cautelare, è stato agli arresti domiciliari, aveva il divieto di avvicinamento”.
“È chiaro – osserva – che il gip quando poi riceve una richiesta del pubblico ministero è autonomo nella sua valutazione”. “L’intoppo – spiega la Pm – è che per questi soggetti nel momento in cui vengono denunciati si deve attivare un meccanismo che li metta in cura presso dei centri di recupero che in Sicilia, purtroppo, non esistono assolutamente. La misura cautelare, io lo ripeto sempre, è temporanea, ha un inizio e una fine e non può essere risolutiva”.
La Pm ribadisce che è “importante denunciare”. “Abbiamo un protocollo di indagine e un protocollo di linee guida per la polizia giudiziaria che – sottolinea – applicato nel corso di questi lunghi anni, ha salvato tante potenziali vittime. Poi quello che raccomando alle vittime è di non avere mai incontri “chiarificatori” con i loro carnefici perché tante volte loro agiscono sul senso di colpa delle donne. La vittima ci casca – avverte Marisa Scavo – e consente quell’ultimo incontro “per spiegare” che spesso si trasforma in un incontro mortale”.
Intanto i reati di genere non si fermano: i carabinieri della compagnia di Gravina di Catania hanno arrestato in flagranza di reato un 33enne originario di Aci Castello, comune dove nei giorni scorsi è stata uccisa Vanessa Zappalà, per atti persecutori e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. L’uomo è stato bloccato davanti al posto di lavoro della ex convivente con un coltello all’interno di uno zaino. Militari dell’Arma sono intervenuti dopo la segnalazione della vittima che aveva notato il 33enne che aveva denunciato per stalking.