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Omicidio nel Palermitano, ucciso il fratello dell’ex sindaco

mercoledì 8 Maggio 2019
omicidio paternò

Antonino Di Liberto, 49 anni, è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco a Belmonte Mezzagno, un paese a 20 chilometri da Palermo. Il cadavere dell’uomo è stato trovato riverso nell’auto parcheggiata in via Umbria, nei pressi dell’abitazione della vittima, con il finestrino infranto dai proiettili.

L’uomo è fratello dell’ex sindaco del paese Pietro Di Liberto, che adesso è capogruppo del Pd in consiglio comunale.

Antonio Di Liberto era un commercialista molto conosciuto in paese e fra l’altro, in passato aveva tenuto la contabilità per diversi imprenditori della zona. Sposato e con tre figli, Di Liberto abitava in una villa che si era costruito da poco nei pressi del campo sportivo del paese, dove è avvenuto l’agguato.

Il padre, invece, è stato per anni direttore generale della Provincia regionale di Palermo. Sempre il padre di Antonino Di Liberto era nell’ amministrazione provinciale dal 1968, e’ stato vice segretario generale e nel tempo ha diretto numerosi settori. Il fratello della vittima, Pietro, si diceva, è stato sindaco dal maggio 2012 al giugno 2017 ed era stato eletto appoggiato da una lista del Pd. I Di liberto provenivano da una tradizione Dc poi passarono alla Margherita prima di confluire nel Pd.

Pietro Di Liberto era ingegnere della ditta Siem che lavorava subappalti per conto dell’Enel. Secondo la prefettura di Palermo, considerata la parentela di Di Liberto con la famiglia Bisconti, c’era la possibilità d’infiltrazioni mafiose negli appalti. L’Enel revocò all’azienda subappaltatrice tre incarichi. La Siem fece ricorso dicendo che l’ingegnere era stato rimosso dal 2012. Il Tar lo accolse ma il Cga ribaltò la decisione. Di Liberto poi fu eletto sindaco carica che mantenne per tutto il suo mandato: non poteva lavorare in una ditta edile ma poteva amministrare Belmonte Mazzagno. “Mi contestano la parentela di ottavo grado con il figlio del fratello di mia nonna che non vedo da anni” disse il sindaco due anni dopo l’elezione.

All’impresa per la quale lavorava come ingegnere era stato revocato un appalto dell’Enel perché ritenuto, secondo la Prefettura, legato da vincoli di parentela ad ambienti mafiosi. La vittima infatti è cugino di Filippo Bisconti, il capomafia del paese arrestato nel dicembre scorso nell’operazione “Cupola 2.0” e che un mese dopo ha cominciato a collaborare con la giustizia. Bisconti e accusato con altri sei boss di prima grandezza di volere ricostituire la cupola mafiosa.

Le indagini sono condotte dai carabinieri.

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