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Faziosità

“Opinioni di un clown”

domenica 26 Ottobre 2025

Carissimi

Hans Schnier era un clown tedesco del dopoguerra, travolto da una profonda crisi personale dopo l’abbandono della donna amata e il fallimento della sua carriera. Solo e disilluso, diventò voce amara e lucida di una satira feroce contro l’ipocrisia, il materialismo e il perbenismo della società del “miracolo economico” tedesco — un mondo che preferiva rimuovere il proprio passato piuttosto che farvi davvero i conti.

La sue erano “opinioni di un clown” (Heinrich Böll).

Tutti possono avere una opinione rispettabile, finanche un clown e tutti in democrazia possono avere la possibilità di esprimerla, senza necessariamente offendere nessuno.

Oggi, siamo riusciti a polarizzare tutto nel nostro paese. Ci lasciamo prendere da dibattiti continui fatti da professionisti della parola e in più oggi siamo diventati anche protagonisti attraverso questi mezzi, creati e cresciuti parallelamente agli strumenti ufficiali dell’informazione, rappresentati dai social che permettono a chiunque, in un ambiente con poche regole, di poter dire la propria.

Libertà di dire.

Sono d’accordo con Erri De Luca, il quale sostiene che “la libertà di espressione è il fondamento della democrazia, ma finisce quando degenera in diffamazione o calunnia” e che “la libertà di parola, deve essere garantita anche nelle opinioni contrarie”.

Musica per le mie orecchie da grande estimatore di Voltaire.

Si può essere schierati ma mantenere intatta la capacità di libero pensiero e prendere consapevolezza che alcune notizie, alcune espressioni seppur pronunciate da soggetti a noi vicini per affinità elettive, sono realmente delle minchiate, non togliendo nulla alla nostra autorevolezza o al nostro curriculum di base.

Si può esprimere una opinione e sparare cazzate? Perché no. Persino l’imperatore Giuseppe II d’Austria attorniato dal suo stuolo di consulenti musicali di “corte”, sentendo l’innovativo “Il ratto dal serraglio” di Mozart oso dirgli “Troppe note, caro Mozart!” (episodio non storicamente documentato, ma portato sugli schermi da Forman in “Amadeus”).

Arguta e stizzita comunque la risposta (da leggenda) del musicista: “Non una più del necessario”, e in più irriverente: “saprebbe dirmi quale togliere?”

Nella dialettica politica interna, anche se spesso negli ultimi anni, si sfiora la volgarità, ci può stare di tutto ma da leader di una fazione, in un congresso internazionale, trovo sconveniente ascoltare affermazioni (a prescindere dalla loro verifica) che “la libertà è a rischio (nel nostro paese) da quando l’estrema destra è al potere.”

Io non capisco nulla di politica, ma mi tengo informato attraverso la stampa e i mezzi della comunicazione e penso che fin quando nella coalizione ci saranno partiti quale FI o Noi Moderati pieno di gente cresciuta nella DC o nel partito socialista non mi sento di definire l’attuale compagine di governo di “estrema destra”.

Personalmente (ecco questa è una mia opinione), non ho la sensazione di abitare in un paese dove non c’è libertà o, meglio, questa sia a rischio perché abbiano vinto gli altri contendenti, e sposando quanto scritto da un uomo inequivocabilmente schierato (On. Francesco Storace): “Mi chiedo perché c’è un pericolo per la democrazia quando governa chi vince le elezioni e non quando governa chi le perde.”

E quindi è vero, le nostre idee vanno ben oltre gli schieramenti se c’è libertà di pensiero, e non necessariamente devono andare avanti per dogmi e slogan, Il pensiero polarizzato è obsoleto, appartiene al secolo scorso e se schierarsi serve a contarsi o a garantirsi un reddito, il pensiero conformizzato e gli slogan rimangono per coloro che non sono in grado di farsi una opinione e di pensare con il loro cervello. Quello il momento in cui mi devo preoccupare.

La dialettica sì e a prescindere dalla veridicità di quanto si afferma, quando si va fuori dai ns confini, quando “gioca la nazionale” e a maggior ragione si ricopre un ruolo di rappresentante della Nazione bisogna prima di tutto “tifare Italia”, e non “gettare ombra sula Nazione” che tutti, specialmente coloro deputati e stipendiati per farlo dovremmo servire.

 

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