Quando nell’aprile 2016 Giorgio Pace è stato nominato sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana (Foss) di Palermo, l’ente aveva oltre 12 milioni di debiti. Adesso (per il terzo anno consecutivo) ha il bilancio in attivo. Ma la Regione siciliana, da cui dipende la Foss, il 24 dicembre scorso l’ha ‘licenziato‘ (tre mesi prima che scadesse il suo mandato), nominando al suo posto un commissario ad acta. Pace fino all’inizio del 2018 è stato anche commissario straordinario allo Stabile di Catania, chiuso da cinque mesi prima del suo arrivo, e anche lì ha sistemato i conti.
L’assessore regionale allo Spettacolo, Sandro Pappalardo, spiega che ha solo applicato la legge: “Tre dei cinque membri del Cda si erano dimessi e le norme mi obbligano a intervenire con la nomina di un commissario. La stessa cosa ho fatto con i teatri di Messina e Catania“. Pace, che ha annunciato ricorso, ribatte che “compito dell’assessore non è la nomina di un commissario, ma la sostituzione dei membri mancanti del Cda“. I rumors dicono che l’operazione palermitana prelude a un ritorno alla Foss di Ester Bonafede, ex assessore ed ex parlamentare regionale centrista, che già era stata sovrintendente della Foss per otto anni.
La Foss – trasformata il fondazione soltanto nel 2001 – opera dal ’58, quando si chiamava Oss, e ha 113 dipendenti (erano 141 nel 2016), di cui 74 orchestrali stabili; le spese per il personale ammontano a 7,2 milioni. La spesa per l’attività artistica era di appena 350 mila euro, cresciuta in meno di tre anni fino agli attuali 1,2 milioni. Con la vecchia gestione, i fornitori e gli artisti esterni non ricevevano pagamenti dal 2011, sbloccati nel 2016. Pace ha fatto un prestito a 30 anni per estinguere tutti i debiti, 7 milioni dei quali costituiti da cartelle esattoriali. Sulla rimozione del sovrintendente, M5S e Pd hanno annunciato interrogazioni parlamentari.