La vecchia guardia “storica” dei sindaci della Sicilia di ieri accusa un profondo e complicato passaggio a vuoto. Enzo Bianco a Catania ha perso le amministrative contro Salvo Pogliese non solo per effetto di una migliore circostanza elettorale, che pure ha influito, del centrodestra siciliano. L’ex ministro degli Interni e più volte sindaco di Catania aveva perduto negli ultimi tempi smalto e ritmo sotto i colpi di una burocrazia intermittente che in diversi casi aveva finito per metterlo in difficoltà.
Orlando a Palermo attraversa un momento ancora più difficile, che per sua fortuna, avviene a urne elettorali ancora, almeno in apparenza, lontane. I rilievi pesantissimi della Corte dei conti sui rendiconti degli ultimi anni fanno il paio con la situazione incancrenita delle società municipalizzate palermitane. Il”professore” appare meno reattivo del passato e su questioni come il rilancio della differenziata a Palermo, arranca in palese difficoltà.
Il fatto è che, spesso, al sindaco di Palermo i problemi li hanno risolti i suoi avversari politici, spesso poco motivati e non troppo abili a mettere in risalto nei giusti tempi e modi i limiti dell’amministrazione palermitana.
Il futuro dei sindaci “anni 90” che hanno resistito per un ventennio nel nuovo secolo è assai in discussione.
Orlando del risanamento del suo bilancio aveva fatto, giustamente, un fiore all’occhiello, mentre Bianco ha dovuto lasciare in pre-dissesto la sua Catania a Salvo Pogliese. Perché i numeri e i conti alla fine non mentono e il procrastinare situazioni senza soluzioni è un boomerang che torna all’improvviso.
Nel consiglio comunale di Palermo non emergono né leader né outsider. Il massimo dell’impegno è profuso a cambiare casacche nella logica politicamente più redditiva. Un lungo lavoro ai fianchi nei confronti dell’amministrazione Orlando si preannuncia già nei prossimi mesi anche se nessuno vuole in fondo lo scontro finale e il ritorno al voto oggi.
Le “nomination” di oggi , in ogni caso, non sarebbero le candidature di domani.