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La denuncia dell'AdSP

Palermo, 2 arresti: accuse di corruzione per la realizzazione della nuova stazione marittima

martedì 31 Ottobre 2023
Porto di Palermo

Avrebbero preteso soldi dalle ditte sub appaltatrici nei lavori di restyling della stazione marittima al porto di Palermo. Con l’accusa di corruzione i finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza con la quale il gip del capoluogo, su richiesta della Procura diretta da Maurizio de Lucia, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del direttore tecnico di Canosa di Puglia (Bari) e del direttore di cantiere, della società di Roma che si è aggiudicata l’appalto per realizzare il nuovo cruise terminal per le navi da crociera, nonché il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 80 mila euro.

Le indagini sono scattate dopo la denuncia dell’autorità di sistema portuale del mare della Sicilia Occidentale ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, gruppo tutela spesa pubblica, dopo che erano stati segnalati ritardi nell’esecuzione e nella consegna del restyling della stazione marittima del porto di Palermo. Ritardi che erano stati attribuiti a conflitti tra la società aggiudicataria Socotramo e alcune ditte sub-appaltatrici, per alcuni pagamenti differiti o mancati per i lavori eseguiti.

LE INDAGINI

Secondo l’accusa i due indagati avrebbero preteso, dai titolari di tre imprese sub-appaltatrici, un illecito pagamento di somme di denaro “extra”, che arrivava fino al 30% del valore dei lavori affidati, minacciando che, in caso di rifiuto, sarebbe stata preclusa la prosecuzione delle attività. Alle minacce sarebbero poi seguite pesanti ritorsioni, come controlli a sorpresa, nonché il ritardo nel pagamento delle fatture fino ad arrivare alla mancata liquidazione di parte delle stesse. In un caso sarebbe stato accertato che il titolare di una delle imprese, cedendo alle richieste estorsive, avrebbe pagato 80.000 euro, di cui 45.000 in contanti e 35.000 tramite bonifici bancari, utilizzando causali fittizie, su un conto corrente intestato alla madre del direttore di cantiere.

I due indagati avrebbero suggerito ai sub-appaltatori per creare i fondi per la dazione di denaro di utilizzare nei lavori di ristrutturazione prodotti di qualità più scadente rispetto a quelli previsti nel capitolato e riportati nelle fatturazioni, anche a scapito dell’incolumità pubblica e sovrafatturare le prestazioni svolte nei confronti della ditta appaltatrice.

LE MINACCE

Due imprenditori palermitani si sono rifiutati di pagare le tangenti sui lavori subappaltati. Un terzo invece, secondo l’accusa, aderì alle richieste del direttore tecnico e del direttore del cantiere. E’ quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip di Palermo Rosario Di Gioia che ha disposto i domiciliari per i due impiegati della ditta romana, società costruzioni strade moderne che si era aggiudicata l’appalto per 23 milioni per ammodernare la nuova stazione marittima utilizzata come terminal per le crociere.

Per i primi due imprenditori, uno del capoluogo e un secondo nel palermitano, dopo il netto rifiuto a versare la tangente sarebbero iniziati i problemi. Controlli a sorpresa sulla qualità dei materiali utilizzati. Pagamenti posticipati e rallentati. “Il geometra – ha raccontato ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo uno dei due imprenditori che si è rifiutato di pagare – si vantava spesso di avere delle conoscenze con gli ambienti malavitosi di Palermo. Ad esempio diceva che conosceva molti impresari di pompe funebri della città, avendo sovrainteso in passato dei lavori edili in alcuni cantieri presso ospedali di Palermo, ed esempio il Buccheri La Ferla”. In diversi incontri i due imprenditori hanno ribadito il fermo no aLle richieste.

“Noi queste cose non le facciamo – hanno detto -. Il geometra mi propose di mettere vetri scadenti ossia di qualità inferiore rispetto a quella pattuita precisando che non ci sarebbero stati problemi in sede si collaudo i quanto i controlli li avrebbe fatti lui unitamente al direttore tecnico. Naturalmente io ho rifiutato anche questa proposta anche perché mettere vetri di qualità inferiore poteva mettere a rischio l’incolumità degli utenti della stazione marittima. Da questo momento in poi il mio rapporto con i due è stato molto conflittuale. Inizialmente mi avevano anche escluso la fornitura cercando di affidarla a un altro operatore commerciale“.

Il terzo imprenditore del palermitano che accettò di pagare lo raccontò ai finanzieri. “Si devo ammettere di avere dovuto pagare delle somme di denaro a Rosario Cavallaro e a Francesco Tricarico. Se non ricordo male il denaro che ho consegnato ammonta a circa 80/90 mila euro. Sono stato costretto ad accettare le loro condizioni in quanto ero consapevole che in caso di rifiuto non avrei più lavorato con la Socostramo”

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