Palermo e la Sicilia sono terre di paradossi, si sa. E così accade che alla Biblioteca comunale di Casa Professa, riaperta in pompa magna a fine dicembre a seguito dei restauri e dopo un lungo periodo di chiusura, ignoti si siano introdotti in un bagno, rubando tutti i sanitari.
Sì, proprio così. L’episodio è avvenuto alcuni giorni fa e precisamente a San Michele Arcangelo, chiesa annessa al corpo centrale e nella disponibilità della Biblioteca comunale palermitana. Entrando in uno dei gabinetti del pianterreno, in teoria ad uso del pubblico, lo spettacolo che si presenta agli occhi è di una tristezza infinita: in pratica, non c’è più nulla. Non il lavandino, non i rubinetti e nemmeno la tazza del cesso! Insomma, i ladri si sono portati via tutto. Senza dare nell’occhio e nell’assoluto anonimato.
Anonimato, che resterà, forse, tale, se è vero – come pare – che i locali sono dotati di telecamere a circuito chiuso, ma fino ad ora nessuno si sarebbe preso la briga di visionare il contenuto delle registrazioni. Resta da capire se è stata sporta denuncia per il furto e come mai la notizia fino ad ora sia stata mantenuta “riservata”.
Certo è che non è un bel biglietto da visita. Sia perché non si capisce come sia possibile che i ladri entrino indisturbati in uno spazio come la Biblioteca comunale. Sia perché l’immagine di una città proclamata capitale italiana della cultura per il 2018 ne esce un bel po’ appannata.
E non è tutto. Meno male che i ladri si sono limitati a rubare i sanitari di un gabinetto! E infatti, nella sala centrale di San Michele Arcangelo, da tempo è in corso un delicato lavoro di catalogazione di migliaia di volumi (alcuni dei quali particolarmente preziosi), custoditi per anni nei depositi dell’Abbazia di San Martino delle Scale e riconsegnati tempo fa alla Biblioteca. Se i ladri avessero avuto il palato fine avrebbero probabilmente puntato su qualche volume antico (tenuto conto che ve ne sarebbero anche del Cinquecento) e non certo su una tazza e un bidet per rifarsi il gabinetto di casa.