Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare. E’ quanto emerge dall’indagine, condotta dalla squadra mobile di Palermo e Sco, nel mandamento palermitano della Noce che ha portato nella notte a 9 arresti. Tutto veniva controllato. Anche il furto di un’auto o in un’abitazione avrebbe provocato l’irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso nel corso dell’indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi. Anche l’occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all’autorizzazione mafiosa, scegliendo gli eventuali beneficiari. Nessuna attività produttiva sarebbe sfuggita alle attenzioni di Cosa nostra, dal negoziante all’ambulante.
Tutti gli esercenti sarebbero stati soggetti al pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l’autorizzazione prima ancora di avviare i lavori. Ad esempio, risulta che sia stata chiesta l’autorizzazione per installare alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona o per acquistare un parcheggio con il preciso divieto di avviare l’attività di autolavaggio e ancora per ristrutturare immobili. Se i commercianti in crisi a causa della pandemia osavano ribellarsi al pizzo e osavano rispondere a tono all’estorsore scattavano le violenze.
Gli indagati nell’operazione antimafia alla Noce della squadra mobile di Palermo sono: in carcere Giacomo Abbate, 32 anni, Salvatore Cinquemani, 42 anni, Angelo De Stefano, 41 anni, Guglielmo Ficarra, 63 anni, Daniele Formisano, 47 anni, Giovanni Giordano, 49 anni, Vincenzo Landolina, 33 anni, Carmelo Giancarlo Seidita, 47 anni. Ai domiciliari Francesco Scaglione, 75 anni.