Traghettare Palermo verso il futuro attraverso una nuova visione della raccolta differenziata dei rifiuti. È l’obiettivo di Rap, l’azienda partecipata del Comune, rappresentata dall’amministratore unico, l’ingegnere Girolamo Caruso.
Quali sono gli obiettivi per i prossimi anni?
Sarà complesso riuscire a traguardare una bella raccolta differenziata a Palermo visti i risultati degli ultimi anni però ovviamente è la nostra precisa volontà. Io ritengo che dentro la sindacatura attuale – anche perché è una richiesta specifica del sindaco Lagalla – dovremmo arrivare almeno al 60 per cento di raccolta differenziata nel 2025 e tendenzialmente ad almeno il 65 per cento, che potrebbe anche diventare 70 per cento nel 2026.
Per arrivare a questi traguardi, cosa occorre?
Per la raccolta differenziata porta a porta servono persone e mezzi. Per la cosiddetta raccolta di prossimità servono molte meno persone, però servono ovviamente sempre dei mezzi. Attraverso quelli che sono i fondi del Pon metro – circa 32 milioni di euro – da usare per acquistare mezzi, e attraverso il rilancio del Pnrr – circa 30 milioni – prendiamo altri mezzi e aggiungiamo circa 400 operai entro l’inizio del prossimo anno. Quindi, da una parte i mezzi industriali, dall’altra le risorse umane, per arrivare al 2023, un periodo di stasi. I primi veri risultati li avremo l’ultimo trimestre del prossimo anno, ma è evidente che nel 2024 dovremmo almeno arrivare al 40 per cento di raccolta differenziata.
Ma è possibile fare una raccolta porta a porta in tutta la città di Palermo?
No, è impensabile solo una raccolta porta a porta, per il semplice fatto che servirebbero non 400 operai, bensì almeno altri mille da aggiungere all’attuale organico. Abbiamo fatto un confronto con aziende che sono più avanti rispetto a noi nel resto d’Italia e abbiamo capito che è possibile fare un’ottima raccolta differenziata anche con la cosiddetta raccolta di prossimità. Oggi, per esempio, i 180mila abitanti che sono nel porta a porta per tutte le frazioni di rifiuti il dispendio di risorse umane è di uno a tre. Cioè, ogni cento operai che lavorano sulla raccolta normale, per la differenziata porta a porta ne servirebbero 300. A questo punto, abbiamo ritenuto di poter fare una pseudo raccolta porta a porta per almeno altri 500mila abitanti: raccoglieremmo porta a porta carta, cartone, cartone commerciale e residuo. Per il resto dei rifiuti, ci andremmo ad appoggiare su ciò che chiamiamo isole ecologiche. Una batteria di contenitori su strada, ognuno relativo a vetro, plastica e altro. Ma con una differenza sostanziale rispetto alle classiche campane, una logica intelligente: per poter aprire la bocca del contenitore devo avere l’equivalente di un badge che conterrà il mio codice fiscale.
Come incentivare i cittadini ad utilizzare queste isole ecologiche?
Tutto questo dovrebbe consentirci una modifica di quella che è la norma sulla Tari. Dobbiamo poter dare un minimo di incentivo. Abbiamo capito che senza incentivi la gente non collabora. Se la fonte del problema sono i soldi e la Tari non si può toccare perché dipende da Arera, la Rap deve riuscire a trovare un’alternativa. Ad esempio, il biglietto integrato di treno e autobus. Di sicuro, dovremo dare una premialità. Su questo sappiamo che dovremo lavorare molto, anche e soprattutto sulla comunicazione.
Quale può essere un insegnamento che ha imparato nei suoi 40 anni di esperienza manageriale e vuole portare anche a Rap?
Io dico sempre “Insieme si vince”. Non servono artisti, non servono primedonne. Con le primedonne si perde.