Verrà replicato e, con tutta probabilità, ampliato il progetto Agenzia per la casa a Palermo. Da ottobre 2020 ad oggi, sono stati 2.567 gli utenti seguiti, tra singoli individui e nuclei familiari che hanno avuto bisogno di supporto per l’emergenza abitativa, ma non solo.
Il progetto, avviato nel 2019 senza la certezza di un contributo da poter erogare direttamente ai cittadini, è riuscito ad ottenere il finanziamento dei Pon Metro: 3.731.306,30 euro per 1.048 famiglie, che hanno potuto, così, evitare lo sfratto.
Il gruppo formato da una trentina di professionisti – tra psicologi, assistenti sociali, educatori, dirigenti e volontari – si è trovato a dover affrontare anche la pandemia da coronavirus. Un sostegno fondamentale per quanti si sono ritrovati all’improvviso senza un lavoro e, quindi, senza la possibilità di pagare bollette e affitto.
“Siamo riusciti ad accompagnare le persone in un percorso di inclusione sociale a partire dal bisogno abitativo – spiega Giovanni Paternostro, direttore esecutivo Agenzia sociale per la casa –. Abbiamo sperimentato questo nuovo modello con un’equipe dislocata sul territorio, con una sede in ogni circoscrizione, una cabina di regia e due snodi a Monreale e Villabate. Abbiamo sviluppato un sistema articolato in tre diverse tipologie di contributi per la locazione, con la possibilità di pagare utenze, quote condominiali e anche eventuali spese legali in caso di sfratto. Abbiamo lavorato di concerto con la Agenzia di coesione nazionale e con l’Autorità di gestione, che ci autorizzava di volta in volta spese impreviste – racconta –. Durante la pandemia, abbiamo attivato un numero verde che ci ha permesso di continuare ad aiutare chi altrimenti sarebbe finito per strada. Ma c’è ancora molto da fare. Esiste una fascia grigia sempre più ampia di persone a rischio”.
Pubblico e privato insieme. Un nuovo modo di pensare l’inclusione sociale delle persone a rischio marginalità: “La tensione delle amministrazioni con riferimento alle tradizionali politiche abitative è venuta scemando – afferma il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla –. Oggi occorre ricercare modelli nuovi e diversi, che mettano insieme tanto il parterre istituzionale quanto quello privato e il mondo del volontariato, affinché si possano dare risposte ai tanti che hanno bisogno di ricevere riscontro e speranza da parte delle amministrazioni all’interno di un piano di interventi sociali che faccia della casa uno dei momenti della risposta, insieme ai profili familiari e occupazionali”.
“Perdere la casa significa perdere molto di più dell’alloggio. Significa perdere tutti i servizi, la scuola per i bambini, il lavoro. Prendere in carico un nucleo familiare comporta il servizio educativo domiciliare per i minori, lo psicologo, il servizio di ricerca attiva del posto di lavoro attraverso anche la creazione di un curriculum”, fa notare Francesco Passantino, consigliere delegato Sol.Co capofila Rti.
Per Rosalia Pennino, assessore comunale alle attività sociali, “La strategia di mettere insieme il privato sociale e i servizi sociali del Comune costituisce un’inversione di rotta culturale. Quando i modelli funzionano, si replicano. Si possono migliorare, individuando strategie migliori da mettere a sistema. Ma fondamentalmente si procede in continuità con quanto ha avuto successo. Il tema non è solo la casa, bensì le nuove forme di povertà, per le quali abbiamo visto che il solo reddito di cittadinanza non è sufficiente, fa solo da cuscinetto e da filtro rispetto alla tragedia e al disastro. Le nuove povertà sono figlie di due anni di pandemia, di assenza di ricerca e di fermo biologico del mercato del lavoro, ma sono anche frutto dei rincari sui quali bisogna mettere un punto”, conclude.
Il primo triennio del progetto dell’Agenzia sociale per la casa a Palermo si chiude oggi, ma si guarda già al futuro. E le proposte arrivano sia dai privati che dalle istituzioni. “L’idea che ho portato oggi – dice Antonella Tirrito, assessore comunale a tecnologia e innovazione – è quella di migliorare la digitalizzazione. Si è già vista la collaborazione tra diversi settori. Attraverso l’efficientamento dei servizi anche a livello tecnologico si può migliorare l’interoperabilità tra i settore anche a livello digitale”.
Intanto, il nuovo bando destinato agli enti privati del terzo settore è già pubblico. È possibile trovare tutte le informazioni QUI