Il momento solenne e’ arrivato alle 17.58, l’ora della strage di Capaci. Davanti all’albero Falcone, a Palermo, e’ stato osservato un minuto di silenzio in occasione del 31esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. Dopo la lettura dei nomi delle vittime delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, intonato “il Silenzio“, e’ scattato un lungo applauso da parte delle centinaia di presenti.
Sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro e ai piedi dell’Albero Falcone in migliaia si sono riuniti a Palermo per ricordare le vittime della strage di Capaci. Sul palco allestito in via Notarbartolo è salita Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci nel 1992 insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Negli anni l’Albero Falcone ha raccolto lettere, drappi e bandiere in ricordo delle vittime di mafia. “Questo è il momento più bello della giornata, sono con la parte migliore della città – ha detto Maria Falcone -. Palermo è cambiata dal giorno della strage, non tutta. Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro i giovani hanno esultato: si vede che la scuola ha avuto un grande ruolo. La mafia, diceva Gesualdo Bufalino, sarà vinta da un esercito di maestri elementari. Siamo sotto l’Albero Falcone, che è in pericolo perché le sue radici non trovano spazio. Da oggi iniziamo una campagna per salvare il ficus”.
“Quest’anno nel ricordare i morti della mafia – ha aggiunto Maria Falcone – vogliamo rivolgere il nostro pensiero alle vittime dell’alluvione dell’Emilia Romagna”. Sul palco, tra gli altri, Piero Grasso, Riccardo Giacon, dei francescani conventuali di Assisi, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Palermo Maurizio Carta, la sovrintendente ai Beni culturali Selima Giuliano (figlia del commissario Boris, ucciso dalla mafia). “L’albero di Falcone è un bene monumentale tutelato – ha detto Giuliano -. Questo ficus è ciò che si è salvato dall’abbattimento di edifici di pregio, sostituiti da palazzi, in quello che fu il sacco di Palermo”.
Immagini si Salvatore Lopez.
