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L'indagine guidata dal procuratore Maurizio de Lucia

Palermo, indagato per truffa su bonus edilizi un imprenditore antimafia

mercoledì 15 Ottobre 2025

Diventò un simbolo della città che si ribella al racket filmando e denunciando un estortore che gli chiedeva il pizzo, ora Giuseppe Piraino, imprenditore e noto esponente dell’antimafia palermitana, è accusato di aver messo a segno 15 truffe legate ai bonus edilizi. Al costruttore, si apprende da Ansa, la Guardia di Finanza ha notificato un provvedimento di sequestro preventivo per circa 3milioni e 500mila euro.

L’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, ipotizza i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e indebita compensazione di crediti inesistenti ed è stata condotta dalla Guardia di Finanza che ha eseguito i sequestri e ha quantificato in circa 7 milioni di euro l’ammontare complessivo dei bonus inesistenti.

L’imprenditore, legale rappresentante della ditta edile la Mosina costruzioni srl, ebbe attestati di solidarietà dalla società civile e dalla politica dopo la sua denuncia. Recentemente ha aderito al movimento Controcorrente dell’ex Iena, ora deputato regionale, Ismaele La Vardera.

Nasce dall’esposto presentato, a luglio del 2023, da una palermitana proprietaria di un appartamento, l’inchiesta della Procura del capoluogo siciliano su 15 truffe legate ai bonus edilizi, la maggior parte per il rifacimento delle facciate, che sarebbero state messe a segno dall’imprenditore palermitano Giuseppe Piraino, anni fa diventato uno dei più noti esponenti dell’antimafia per aver puntato il dito contro il racket del pizzo. La donna ha presentato una denuncia nei confronti del costruttore, legale rappresentante della Mosina Costruzioni s.r.l., la società che si era aggiudicata i lavori di rifacimento della facciata del suo palazzo. L’assemblea condominiale aveva affidato a dicembre del 2012 le opere alla Mosina Costruzioni s.r.l. contando sul cosiddetto bonus facciate 90%. Contemporaneamente era stato stipulato il contratto di appalto e, con bonifico, a fine 2021, il condominio aveva versato alla Mosina 26.715,93 euro, cioè il 10% della somma non coperta dal bonus statale. Dopo l’avvio dell’iter – con la certificazione di congruità delle spese sostenute che ammontavano a 267mila euro e la comunicazione dell’inizio lavori – l’amministratore di condominio ha reso noto all’Agenzia delle Entrate l’opzione scelta dello sconto in fattura del 90% con cessione dei crediti fiscali per “bonus facciate”.

Ma i lavori, che si sarebbero dovuti completare entro 120 giorni, non sono mai stati terminati. E la ditta si è limitata a montare i ponteggi e poco altro. Piraino, dunque, non avrebbe mai maturato il credito d’imposta a seguito della cessione da parte del condominio, visto che i lavori non erano stati portati a compimento. L’inchiesta, che ha passato in rassegna una serie di appalti della Mosina, ha accertato che il caso segnalato nella denuncia era tutt’altro che isolato. E che per il costruttore incamerare, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, crediti d’imposta illegittimi, in parte da cedere per monetizzarli ed in parte da usare in compensazione, era una prassi. Le truffe scoperte dalla Finanza sarebbero 15.

Non sono per niente stupito. Era un’indagine partita tre anni fa e a proposito della quale avevo fatto presente le difficoltà di vendita dei crediti e il numero considerevole di cantieri fermi bloccati per l’impossibilità di vendere o cedere i crediti. Sono fiducioso e vado avanti a testa alta, confido nella giustizia come ho sempre fatto e prendo le distanze sin da ora da chi ha attuato truffe per arricchirsi alle spalle dei cittadini vendendo i crediti per comprare oro e fare bella vita”.

Lo dice l’imprenditore edile palermitano Giuseppe Piraino, 50 anni, indagato nell’ambito di un’inchiesta per truffa sui bonus edilizi. “Il sequestro di 3,5 milioni di euro di cui si parla – aggiunge – non riguarda soldi contanti o depositati ma crediti fiscali che sono a disposizione delle imprese o dei committenti che devono finire i lavori”.
Piraino nel 2018 ha denunciato le richieste di pizzo a un cantiere al quartiere Capo da parte degli estorsori di Cosa nostra. L’imprenditore riprese con una videocamera le richieste. Nel 2021 Piraino denunciò nuovamente il tentativo di estorsione della mafia del Borgo vecchio: anche lì riprese le richieste del mafioso. Nel 2022 a Brancaccio la mafia si ripresentò e l’imprenditore ancora una volta riprese la richiesta di pizzo denunciando tutto alla procura.
Il leader del M5s, Giuseppe Conte, nel 2022 incontrò l’imprenditore a Palermo “Non vi lasciamo soli. Teniamo la mafia lontana dalle imprese” disse Conte.

Controcorrente sul caso Piraino: “Lui semplice tesserato e attivista antiracket. Accostamenti a noi? Tendenziosi”

“La notizia delle indagini a carico di Giuseppe Piraino aprono degli interrogativi sulla correttezza dell’operato di un imprenditore conosciuto da tutta la città e soprattutto cui i media hanno sempre dato ampio spazio per le sue battaglie che hanno portato perfino all’arresto di mafiosi, che lo stesso ha avuto il coraggio di denunciare. Per questa ragione la notizia sorprende, ma lasciateci esprimere disappunto per il tentativo che si sta facendo di accostare Controcorrente, ad una vicenda che nulla a che fare con il movimento in quanto tutti possono tesserarsi autocertificando, in fase di iscrizione, di non aver riportato sentenza penali di condanna e a comunicare entro 10 giorni dall’iscrizione l’esistenza di procedimenti penali pendenti, procedura che lo stesso Piraino ha seguito.
Crediamo di essere l’unico movimento in Italia a chiedere questi prerequisiti a priori prima di tesserarsi, mentre la prassi vuole che questi accertamenti vengano fatti, dai partiti e dai movimenti, solo in fase di accettazione per eventuali candidature.
Controcorrente, però, alla luce di questo accostamento, da oggi si impegnerà attivamente a cercare ogni tesserato in tutti i partiti presenti in Italia che ha precedenti penali, sentenze di condanna e procedimenti in corso. Lanciamo così un appello a tutti i partiti politici del territorio affinché pubblichino la lista dei propri iscritti e che verifichino inoltre che questi non abbiano alcun procedimento pendente. Il nostro obiettivo politico è chiaro: la legalità sopra ogni cosa e ci teniamo a precisare che Piraino non ha mai avuto alcun ruolo di vertice all’interno del movimento, bensì un ruolo di attivista soprattutto nella lotta alla mafia e all’antiracket. Non comprendiamo, quindi, come mai venga accostata a noi questa notizia, visto che si tratta di un semplice tesserato. Tuttavia non possiamo che augurare a Piraino di dimostrare la sua estraneità, e soprattutto alle procura di andare fino in fondo perché abbiamo in loro massima fiducia”.

Lo affermano i vertici del movimento Filippo Occhipinti e Gandolfo Lo Verde.

 

 

 

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