“Siamo venuti ad ‘ad-orare’ il ‘Trafitto’, a baciarlo. Adorando lui non potremo più non riconoscerlo e adorarlo in tutti i ‘trafitti’ che i nostri occhi incroceranno: nelle nostre case, nelle nostre strade, nelle tante periferie urbane ed esistenziali delle nostre città”. Lo ha detto, nella sua omelia in Cattedrale, in occasione del venerdì santo, l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.

“Nei paesi dove ferve la guerra, sempre più – proporzionalmente alla sua insensatezza – devastante e incontenibile. – ha osservato l’Arcivescovo Lorefice – Nei migranti dei precari barchini che partono dalle coste della Libia e della Tunisia e che, se non spariscono affondando negli abissi del grande cimitero del Mediterraneo, vengono respinti e rinchiusi in affollati e atroci campi di concentramento, resi a noi tutti noti dai social e da chi, rischiando la vita, ha il coraggio di denunciare tanta colpevole e connivente disumanità”.
E ancora ha aggiunto: “Nei carcerati del Pagliarelli, dell’Ucciardone, del Malaspina, del Burrafato di Termini Imerese; negli ammalati dei nostri nosocomi, travolti dalla crisi del sistema sanitario e da inquietanti e tragici fatti di malasanità; negli anziani soli e nei giovani illusi e sfruttati dalla diffusione di droghe sempre più distruttive e letali che rimpinguano le tasche delle prosperose organizzazioni mafiose; nei clochard – tanto cari all’indimenticabile Fratel Biagio Conte – che vivono sulle strade e dormono all’addiaccio sulle soglie dei nostri palazzi; in tutti gli ‘invisibili’ ai nostri cuori sempre più raffreddati”.