Dopo un naufragio di fine luglio al largo di Lampedusa, il giovane sudanese Haisman vuole rintracciare i suoi due fratelli, sopravvissuti come lui al mare in cui sono morti il padre, la madre e la figlia di 3 anni.
Dal suo letto presso l’unità operativa di chirurgia plastica del Policlinico, Haisman, 23enne sudanese, cerca aiuto per rintracciare i suoi fratelli Asil, 13 anni, e Haider, 16 anni, unici altri superstiti della sua famiglia. Dal Sudan, come tanti immigrati, erano partiti in cerca di una vita migliore, ma la loro speranza si è infranta, lo scorso fine luglio, al largo di Lampedusa. La famiglia distrutta e la devastazione emotiva Il padre, la madre e la figlia di 3 anni sono morti in mare, la moglie è morta in Libia. Lo scorso 25 luglio Haisman è arrivato con l’elisoccorso al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera universitaria con ferite alla mano e al sopracciglio. Ricoverato in chirurgia plastica, è stato operato e curato dai medici dell’equipe diretta dalla professoressa Adriana Cordova, direttrice del Dipartimento di Chirurgia del ‘Paolo Giaccone’.
“Un caso davvero drammatico“, ha raccontato la chirurga, che ha precisato: “Abbiamo operato Haisman per una lesione dei tendini flessori della mano sinistra e curato una ferita del sopracciglio e una cicatrice nel collo precedente ai traumi attuali. Ma siamo molto preoccupati, il paziente è disperato e riteniamo che sia a rischio di fuga e suicidio. Ho scritto alla Croce Rossa e alla Questura cercando di fare il possibile per aiutarlo a ricongiungersi ai suoi fratelli minori. Haisman è stato supportato dai nostri psicologi e oggi abbiamo chiesto anche una consulenza psichiatrica“. Preoccupazione e appello per ricongiunzione con i fratelli La comunicazione con il giovane naufrago, assistito da un interprete perché parla solo arabo, è molto difficile. I medici lo hanno già fermato mentre provava a fuggire. “Questo caso ha in sé tutta la tragedia umana dei migranti“, ha affermato il commissario del Policlinico, Maurizio Montalbano. “Il Policlinico di Palermo è impegnato non solo nell’assistenza medica al paziente, ma anche nel doveroso supporto psicologico e psichiatrico per aiutarlo a superare un’esperienza straziante che corre il rischio di condizionare tutta la sua vita. Chiediamo il supporto di tutte le istituzioni per far sì che possa ricongiungersi ai fratelli, unici superstiti della sua famiglia“, ha aggiunto.