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Palermo: morta di Covid Antonella Azoti, figlia del sindacalista ucciso dalla mafia nel ’45

domenica 16 Gennaio 2022

E’ morta di Covid Antonella Azoti, la figlia del sindacalista di Baucina Nicoló Azoti, ucciso dalla mafia il 21 dicembre del 1945.

Ricoverata da dicembre, le sue condizioni si erano aggravate tanto da dovere essere intubata. Sempre a causa del Covid il 28 dicembre era morto il marito Zino Mastrilli, per molti anni sindacalista della Cgil. Moglie e marito, che non erano vaccinati, erano stati ricoverati insieme. Antonella Azoti aveva scelto di non vaccinarsi per il timore di aggravare alcune sue patologie. Aveva cominciato ad avvertire i sintomi del Covid alcune settimane fa tanto che il 21 dicembre era stata rinviata una manifestazione della Cgil in memoria del padre nella quale era previsto un suo intervento.

La Cgil si stringe con grande affetto ai figli Alberto e Gabriele e partecipa con commozione al nuovo lutto che ha colpito la famiglia“, si legge in una nota. Venti giorni fa era morto il marito di Antonella Azoti. “Antonella ci consegna l’impegno a mantenere viva la memoria, per non dimenticare che la lotta contro la mafia e per lo sviluppo della Sicilia è stata e dovrà sempre essere lotta di popolo“, dicono il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile dipartimento Legalità e memoria Dino Paternostro, ricordando la passione per tramandare la memoria, l’impegno civile instancabile, la collaborazione preziosa e la partecipazione sua e del marito Zino Mastrilli, entrambi iscritti allo Spi Cgil, a tutte le iniziative e manifestazioni della Cgil.

I funerali si svolgeranno martedì alle 9 nella Chiesa Gesù, Maria e Giuseppe, in via Sacra Famiglia, a Palermo.

Il 27 gennaio di due anni fa, per l’inaugurazione di una strada intestata a Nicolò Azoti, durante le “vie dei diritti” intitolate dalla Cgil e dall’amministrazione comunale ai sindacalisti uccisi, all’interno del quartiere di Bonagia, Antonella Azoti, insegnante, era intervenuta per sottolineare ancora una volta, come ormai faceva da anni in giro per le scuole e nei quartieri, dopo aver rotto il silenzio nel 1992 sotto l’albero Falcone, l’importanza della memoria attiva da tramandare alle nuove generazioni.

 

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