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Il pm della procura di Palermo ha rinviato a giudizio il cronista delle Iene, Antonino Monteleone, per diffamazione a mezzo stampa, nei confronti dell’assessore all’ambiente e alla mobilità Giusto Catania per la storia del cancello abusivo di cortile degli Schiavi, a Palermo, dove risiede lo stesso politico con la sua famiglia.
Lo ha rivelato ai giornalisti, nel pomeriggio, in una conferenza stampa Catania accompagnato dall’avvocato Marco Andrea Manno. A maggio del 2019 l’assessore Catania e altri 13 condomini di via del Celso erano stati denunciati in Procura per il reato di invasione di terreni o edifici. La vicenda giudiziaria si era però sgonfiata con l’archiviazione disposta dal gip Clelia Marchese. L’autore del servizio, andato in onda su Italia 1 il 19 novembre 2019, secondo il pm “offendeva Catania in chiave preconcetta, colpevolista e allusiva, allusiva a supposti trattamenti di favore riservati all’assessore comunale”.
“Quindi – dice Catania – c’era una “volontà precisa di diffamarmi, costruendo un servizio che voleva offendere la mia reputazione. E’ stata una vera e propria macchinazione contro di me, realizzata probabilmente anche grazie a un ispettore della polizia municipale, che aveva funzioni di polizia giudiziaria, nel computer del quale è stato trovato lo stesso documento allora segreto che aveva in mano l’inviato de Le Iene quando mi ha sentito in una delle sue numerose interviste. Quanto accaduto mi dispiace perché è un oltraggio alla libertà d’informazione che è baluardo della democrazia”. La prima udienza è stata fissata il 23 giugno 2022 e Catania ha deciso di costituirsi parte civile. “Penso – ha detto – che parte lesa sia anche l’amministrazione comunale”.
Giusto Catania ha poi dichiarato di aver sentito il comandante della Polizia Municipale, Vincenzo Messina e il vicesindaco nonché assessore con delega alla Polizia Municipale Fabio Giambrone, ringraziandolo per l’attività svolta.
Prossima udienza il 23 giugno del 2022. L’assessore ha anche dichiarato che si costituirà parte civile aggiungendo di pensare che l’intera vicenda abbia leso l’intera Amministrazione comunale di Palermo.