Doccia fredda per quanti hanno creduto, o meglio sperato, nella possibilità di un passaggio di testimone, concreto e propositivo, del Teatro Garibaldi nelle mani di realtà culturali siciliane all’indomani della chiusura della biennale d’arte Manifesta, ospitata a Palermo nella sua dodicesima edizione.
Fino al 4 novembre, infatti, la manifestazione aveva il suo “quartier generale” proprio al Garibaldi, riaperto alla città circa due anni fa, in occasione dell’evento culturale di punta nell’anno di Palermo Capitale della Cultura.
Concesso dapprima per anni a Matteo Bavera, poi chiuso e restaurato, poi riaperto a singhiozzo e infine affidato a Manifesta, l’odissea del Garibaldi ancora oggi è tutt’altro che finita.
Chiusi i battenti artistici, constatato l’immediato e purtroppo non infondato stato di abbandono della struttura, in tipico stile siciliano, il Comune di Palermo ha indetto un bando per l’assegnazione dei locali.
Solamente quattro, alla faccia del risveglio culturale della città ci viene da pensare, sono state le proposte pervenute che, valutate, sono state ritenute non all’altezza per l’affidamento dei locali per un intero anno di attività, come da disposizione dell’assessore alla Cultura Andrea Cusumano.
L’unica soluzione che al momento è stata messa in atto, nel tentativo di non far chiudere ancora una volta il Teatro, è quella di lasciarne la gestione alla Fondazione Manifesta, organo che ha gestito l’evento a Palermo, diretta da Roberto Albergoni.
Un tentativo che, se da un lato, fa registrare la buona volontà di non soccombere all’ignavia di una Palermo che, a tratti, sembra essere ripiombata nell’apatia culturale ante 2018, dall’altro testimonia la mancanza di una crescita interna, all’indomani di un anno che avrebbe potuto fare la differenza in termini concreti. La domanda, comunque, è se la motivazione del nuovo affidamento alla Fondazione Manifesta sia soltanto questa o vi sia dell’altro. E inoltre, perchè non pubblicare un nuovo bando, se le proposte arrivate con il primo non erano all’altezza?
La Fondazione si impegnerà, in questi giorni, a stilare un calendario di appuntamenti che accoglieranno le singole proposte di artisti, associazioni e realtà locali; e a tal proposito giovedì 31 gennaio alle 17, al Garibaldi si terrà un incontro tra istituzioni e cittadinanza al fine di rendere concreta questa volontà. Sempre nei prossimi giorni verrà anche emanato un bando per affidare la gestione del bar attiguo al Teatro per renderlo un caffè letterario.
Ultima incognita, forse la più spinosa, è quella che riguarda la presenza e la gestione, che dovrebbe riguardare il Comune, del personale destinato alla custodia e alla manutenzione ordinaria dei locali.
In attesa di un futuro possibile per il Teatro Garibaldi, intanto, duole registrare l’amara realtà: la Kalsa, che fino a pochi giorni fa era considerata (con tanto di articoli su riviste patinate di mezzo mondo) il centro culturale della città, oggi, a riflettori spenti, rischia di ripiombare nel buio di sempre.