Parte della storia umana, come l’ancora dibattuta diffusione dei primi uomini nel continente americano, è scritta nel Dna dei nostri ‘fedelissimi’ compagni con cui conviviamo da migliaia di anni: i pidocchi.
A suggerirlo è lo studio coordinato da Marina Ascunce, dell’Università della Florida e pubblicato sulla rivista Plos One, che ha analizzato 274 variazioni genetiche osservate in pidocchi provenienti da 25 siti differenti.
Seppur fastidiosi, i pidocchi possono essere considerati tra i più fedeli compagni dell’uomo: parassiti privi di ali che da millenni si nutrono del nostro sangue e che per sopravvivere si sono co-evoluti con noi, seguendoci anche durante le migrazioni.
Mettendo a confronto il genoma dei pidocchi provenienti da 25 luoghi, i ricercatori hanno riscontrato una serie di differenze: 274 variazioni genetiche da cui si possono ricostruire alcuni momenti della storia umana. Alcune di queste variazioni hanno permesso ad esempio di avere una conferma delle due differenti ondate di migrazione umana verso l’America, la prima avvenuta oltre 10mila anni fa dall’Asia attraverso lo stretto di Bering, la seconda con la colonizzazione europea dopo il ‘500.
Le analisi hanno permesso infatti di distinguere due popolazioni di pidocchi:una distribuita in tutto il mondo e un’altra prevalente in Europa e in America. Esiste poi una tipologia di pidocchi che è una sorta di mix tra le due e si trova solo in America, una mescolanza che sarebbe dovuta all’incontro tra quelli portati dai primi umani in America con la successiva ondata di europei. Analizzando i marcatori genetici, aggiungono i ricercatori, si potrà in futuro ricostruire più in dettagli queste dinamiche e capire meglio alcuni degli aspetti ancora poco chiari del primo arrivo dell’uomo in America di cui esistono ancora incertezze soprattutto riguardo ai tempi di arrivo nelle regioni meridionali.