Sicurezza e cura è un equilibrio difficile quando si parla di pazienti psichiatrici autori di reato, specialmente in Sicilia. Questi sono soggetti doppiamente fragili, sia per la condizione in cui si trovano che per le conseguenze del reato commesso e le misure a cui dovrebbero essere sottoposti.
La Sicilia è una delle regioni con il più alto numero di misure di sicurezza in attesa di essere eseguite e con un elevato numero di ospiti che sono stati inseriti nel tempo nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Solo per la provincia di Palermo, attualmente, vi sono 20 soggetti in attesa di essere inseriti in queste strutture.
Nelle Rems vengono detenuti i soggetti psichiatrici autori di reato a cui viene applicata dalla magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero. In Sicilia ve ne sono solo due, a Caltagirone (Catania) e Naso (Messina), che possono ospitare al massimo cinquanta persone: 40 posti per uomini e 10 per donne.
La difficile gestione
Uno dei principali problemi è, quindi, provvedere al necessario ricovero di questi soggetti garantendo il funzionamento di tutti i posti disponibili sulla carta. Questo perché la legge vieta la detenzione in carcere di pazienti oggetto di misure di sicurezza e la responsabilità della loro gestione ricade sui Dipartimenti di Salute mentale.
“C’è da fare una puntualizzazione importante. Molto spesso l’autore di reato ha un disturbo antisociale della personalità che non è una patologia ma un modo d’essere. Noi psichiatri abbiamo ben poco da fare perché questo disturbo non risponde a terapie e alla riabilitazione”. Ad evidenziarlo è Maurizio Montalbano, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Palermo.
“I magistrati, a causa della mancanza di posti nelle Rems, devia l’ordinanza sulle Cta che non sono adatti per questi soggetti e che non hanno una quantità di personale che ci consenta la custodia. Ma del resto noi psichiatri non dovremmo essere deputati alla custodia, ma all’assistenza. Circa il 50% dei posti delle comunità sono occupati da soggetti autori di reati – prosegue –. Questo espone pazienti e personale sanitario a rischi”.
Riaprire gli ospedali psichiatrici?
Viste le problematiche nella gestione e i fatti di cronaca che evidenziano problemi di sicurezza, sono in tanti a chiedere di riaprire i manicomi e disfarsi della legge Basaglia. La Legge 180 fu la prima legge quadro ad imporre la chiusura dei manicomi. Inoltre, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio e istituì i servizi di igiene mentale pubblici. Gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) chiusero definitivamente i battenti il 31 marzo 2015.
Ma oltre ai medici, proprio a causa delle vicende di cronaca sempre più allarmanti, sono in tanti i cittadini che chiedono la riapertura di strutture per tutelarsi da atti di violenza che potrebbero essere evitati.
Su questo fronte Montalbano specifica che: “La legge Basaglia ci ha fatto nascere, ma non ci ha fatto crescere e non ci ha fatto vivere. Siamo rimasti alle bellissime ipotesi senza però strutture. Questi soggetti non vanno ghettizzati, o lasciati liberi nelle strade, ma inseriti in Ospedali psichiatrici giudiziari, che andrebbero riaperti, gestiti, però, dal Ministero della Salute con ipotesi cliniche”.