Circa cinquemila agricoltori, allevatori e pescatori siciliani si sono riuniti oggi in piazza a Palermo, portando avanti le proteste condotte già da mesi. Il corteo, aperto da un mezzo agricolo, simbolo in tutta Europa della protesta del comparto, ha visto giungere pullman e auto da tutte le province dell’Isola. Partiti da piazza Marina, hanno attraversato corso Vittorio Emanuele fino a piazza Indipendenza, raggiungendo il palazzo della Regione.
Solo bandiere della Sicilia e un unico striscione con scritto “rispetto per gli agricoltori. Producono il cibo che mangi. La terra è vita, difendila“. Campanacci, fischietti e tamburi hanno animato la manifestazione, a cui hanno preso parte anche i sindaci di diversi Comuni, soprattutto delle Madonie, dell’ennese e del nisseno. Sono i comitati spontanei nati in oltre quaranta giorni di presidi e cortei territoriali sull’onda delle proteste nate in diversi paesi europei. Tutto il comparto agricolo siciliano è in movimento e oggi ha marciato su Palermo, coinvolgendo non solo gli addetti ai lavori, ma la popolazione tutta.
“Dopo oltre un mese e mezzo di riunioni, presidi anche permanenti, cortei con i mezzi agricoli che hanno unito tutta la Sicilia, oggi abbiamo un documento unico con tutte le richieste di agricoltori, allevatori e pescatori siciliani. Una voce unica che parte dai presidi di lotta e ha raggiunto i consigli comunali dei nostri paesi, chiamando in causa sindaci e consiglieri di maggioranza e minoranza. Vogliamo aprire un dialogo con la Ragione, a partire dal nostro documento contenente tutte le rivendicazioni“. Hanno dichiarato gli organizzatori della protesta che tra i punti principali hanno rivendicato “l’adeguamento dei prezzi di vendita dei prodotti proporzionato all’aumento dei costi di produzione, la denuncia dello stato di crisi del comparto, l’aumento dei controlli e l’adeguamento dei parametri di qualità e del regime sanzionatorio sulle merci importate, interventi per contrastare la diffusione di malattie virali negli allevamenti. Ma soprattutto chiederemo l’istituzione di un tavolo tecnico regionale permanente a cui devono prendere parte i lavoratori del settore“.
L’obiettivo della manifestazione è anche quello di sensibilizzare i consumatori e coinvolgerli nella protesta. “Quello dell’agricoltura è sempre stato un settore trainante per l’economia siciliana – aggiungono gli organizzatori – e deve continuare a esserlo; ma senza interventi urgenti da parte delle istituzioni regionali, nazionali ed europee sarà impossibile tenere in piedi le nostre aziende, fonte di occupazione per migliaia di siciliani, ma soprattutto custodi dell’ambiente e della salute dei consumatori. I nostri prodotti sono, infatti, genuini e di alta qualità e garantiscono una alimentazione sana all’intera popolazione, con importanti ripercussioni sulla salute pubblica. Chiediamo a tutti i siciliani di unirsi a noi“.
Il settore ormai da anni vive in uno stato di profonda crisi economica. Nelle ultime settimane la Regione era intervenuta con l’insediamento di una struttura commissariale che è intervenuta potenziando le reti idriche e le dighe per l’irrigazione dei terreni. “Chiediamo – aveva dichiarato alla vigilia del corteo Cruciano Mesi, del comitato spontaneo delle basse Madonie e della Valle del Torto – l’istituzione di un fondo di garanzia regionale per le aziende agricole che subiscono ritardi dei pagamenti” mentre al governo nazionale “l’intensificazione dei controlli sui prodotti importati dai paesi extra europei, con adeguamento del regime sanzionatorio e creazione dei presidi fissi dei Nas in tutti i porti italiani con relativi laboratori di analisi, l’ampliamento delle informazioni per il consumatore sulla provenienza e sui requisiti sanitari dei prodotti alimentari indicando eventuali residui di sostanze nocive anche se rientrante nei parametri di legge e la modifica del regolamento UE 2023/915 inerente alla riduzione dei tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti“.
Senza dimenticare le problematiche che hanno messo in ginocchio il comparto della pesca, tra gli ostacoli posti dalle normative europee e le difficoltà economiche. “Chiediamo il credito d’imposta del 35% sul gasolio, i pagamenti dei fermi pesca obbligatori in tempi certi e celeri, il riconoscimento di un compenso economico per il periodo di fermo pesca obbligatorio previsto per il sistema di pesca “strascico” oltre le giornate aggiuntive e il riconoscimento del mestiere del pescatore come lavoro usurante con conseguente richiesta di accorciare l’età minima di pensione“.