Spezia-Palermo è il perfetto riassunto dell’attuale stato negativo della compagine rosanero. Nel campo pesante e scivoloso del Picco piove sul bagnato e così anche i bianconeri, a rischio retrocessione e provenienti da tre pareggi e una sconfitta, riescono a sottomettere i rosanero. Ai liguri basta il timbro di Di Serio, imbastito da un disastroso retropassaggio di Lund e dall’indecisione in uscita di Pigliacelli.
Il match termina già al sedicesimo minuto gioco. L’1-0 dei padroni di casa demoralizza i palermitani, incapaci di mostrare una reazione e privi del proprio faro, penalizzati dalla giornata “no” di Brunori. I dubbi si concentrano così sull’organico: una squadra condizionata dal singolo episodio, capace di effettuare un solo tiro in porta in novanta minuti e la prestazione eccellente dell’ex Mateju, andato via a gennaio, compresi i gesti di stizza con i compagni del recente passato. Resta dunque da chiedersi: è solo una parentesi o un gruppo non c’è mai stato? Le ombre sono tante e la schiarita appare lontana se non addirittura difficile da auspicare.
I siciliani approfittano dell’ultimo turnover stagionale (CLICCA QUI) per far riassaporare il campo dal primo minuto a Ceccaroni, Segre e Soleri. Per il difensore è stato “punito” dal tecnico per due turni dopo l’ingenuo rigore in favore del Cosenza. Il numero 8 invece nelle ultime uscite era stato escluso per pure scelte tecniche, preferendo al suo posto un Henderson con caratteristiche un po’ meno offensive. Diversa la storia del pupillo della curva nord, soppiantato dalle gerarchie.
Il club di viale del Fante gestisce e controlla il possesso, un’arma a doppio taglio che evidenzia i limiti tecnici di una squadra dalla mente offuscata e dalle scarse motivazioni. Le superficialità individuali si rivelano fatali e sin dai primi minuti è palpabile l’irreversibile destino a cui il Palermo è condannato.
Al terzo minuto il rinvio corto di Pigliacelli rischia di compromettere l’avvio del match, ma il tiro a giro di Verde non inquadra lo specchio della porta. Il numero 99 prende le giuste misure agli ospiti e ne percepisce i punti deboli. Giusto sei minuti più tardi la leggerezza in marcatura di Di Francesco offre un nuovo regalo all’attaccante bianconero che si ripete. Non c’è due senza tre e appena superato il quarto d’ora la dea bendata volta le spalle ai rosanero. Lund spazza malamente il pallone all’indietro, Di Serio si fa trovare pronto al momento giusto, sguscia via dalla linea della retroguardia siciliana e beffa Pigliacelli con un pallonetto: 1-0.
La reazione non c’è e i liguri iniziano a sfiorare la stuzzicante idea del raddoppio, prima con il destro dalla distanza di Elia, poi con l’incornata di Vignali. Il Palermo prova invano ad alzare timidamente il baricentro senza mai far impensierire Zoet, chiamato a drizzare le antenne solo al sesto minuto di gioco in occasione della punizione calciata dal capitano e alla ricerca di un impreciso Soleri. Il numero 27, insieme a Segre, sono gli unici capaci di vivacizzare la manovra rosanero. La carica dei singoli, rinvigoriti dalla fiducia del mister, non basta a soppiantare il senso di sbandamento. Lo dimostrano un Brunori e un Di Francesco mai immersi nelle dinamiche in campo o un Diakité in totale balia degli avversari.
L’ex Ternana prova subito a riscattare il brutto primo tempo con un potente destro dal limite ben letto da Zoet. Lo Spezia lancia uno squillo su punizione. Il tiro allontanato dalla barriere termina tra i piedi di Esposito, ma il tentativo finisce di poco alto sopra la traversa. I bianconeri addormentano il match e, appena superato il sessantesimo minuto, Mignani prova a dare una scossa cambiando volto alla sua compagine. La sostituzione di Buttaro per Ranocchia sbilancia il club di viale del Fante in avanti, ma è tutto inutile. La tensione è evidente e la partita di infiamma tra i colpi bassi delle due compagini. Altro giro di cambi per i palermitani: fuori Brunori, Gomes e Diakité, dentro Mancuso, Handerson e Traorè. I padroni di casa trainano il match fino al novantesimo limando i danni e scongiurando ogni pericolo, davanti la faccia adirata di un Mignani ancora non in grado di compiere miracoli e senza vittorie.