La produttività complessiva dell’Ars nei primi sei mesi della nuova legislatura non è stata caratterizzata da ritmi frenetici o da un gran numero di leggi approvate. Un dato sotto gli occhi di tutti e che ieri, in occasione dell’incontro del presidente dell’Ars Miccichè con la stampa è stato rimarcato da più parti.
Al 31 luglio 2018 sono 13 le leggi votate dall’Ars, ma tra queste sono ricomprese norme tecniche come l’autorizzazione all’esercizio provvisorio, un atto dovuto per garantire il funzionamento della macchina regionale, il primo atto votato il 29 dicembre scorso, la relativa proroga di esercizio provvisorio, votata il 29 marzo, 90 giorni dopo o l’approvazione del bilancio consolidato.
Tra queste una citazione a parte la merita la legge sugli “Interventi a sostegno dei soggetti con Disturbi specifici di Apprendimento”, non fosse altro per la funzione di riorganizzazione specialistica di molti profili richiesti a sostegno delle categorie in questione e la legge di stabilità regionale. Non tanto per le dinamiche di compromesso d’Aula che l’hanno inevitabilmente generata, quanto per i paletti operativi e di gestione che ha messo a punto. Non un manifesto programmatico di un’azione politica che risente di numeri sin troppo risicati, ma un saldo attivo tra le azioni possibili da portare avanti, in particolare nei confronti dei Comuni siciliani e degli obiettivi di rilancio nella gestione della spesa sanitaria in Sicilia.
Di questo stallo non beneficia neanche l’azione di governo portata avanti da Nello Musumeci.
Tutto questo rischia di diventare ormai una cantilena diluita nel tempo dai discorsi sulle singole emergenze: rifiuti, conti, province e precari in rivolta. Il centrodestra siciliano rischia di presentarsi affaticato alla ripresa dopo la pausa estiva, e soprattutto poco lucido e privo di una regia unica.
Norme di settore fondamentali sono in arrivo dopo la pausa estiva. Prima tra tutte quella che riguarda il riordino della “governance” dei rifiuti nell’isola. Ma un punto fermo andrà messo anche su alcuni testi come quello caro all’assessore Marco Falcone sulla nuova veste che dovranno assumere gli enti chiamati a occuparsi di edilizia popolare. O su che destino dovrà avere l’Esa (ente di sviluppo agricolo).
Proprio da questo tema ripartirà martedì prossimo il parlamento siciliano.