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Regionalismo differenziato, Musumeci rilancia: “Si dia attuazione allo Statuto”

giovedì 21 Febbraio 2019

Il regionalismo differenziato “non può mettere in pregiudizio i principi della perequazione quale strumento di riequilibrio delle Regioni deboli, anche sul piano strutturale, e con minore capacità fiscale”. La giunta Musumeci mette nero su bianco in una delibera la propria posizione sul processo di regionalismo differenziato che il governo nazionale intende portare avanti. L’esecutivo di Palazzo d’Orleans ha deciso di inviare una nota al capo del governo e al Consiglio dei Ministri perché si ‘assicuri il principio di solidarietà ed equità tra le Regioni italiane, nella sintesi tra spirito unitario e autonomistico’.

Regionalismo differenziato sì, dunque, ma senza che questo gravi sulle regioni più povere, insomma. Ma il governo regionale rilancia. Nella delibera si chiede a Roma che si definisca il tavolo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per dare “compiuta attuazione a tutte le norme rimaste disattese dopo 72 anni dall’entrata in vigore dello Statuto siciliano e per preservare la vita delle Province e delle Città Metropolitane siciliane, salvandole dal prelievo forzoso imposto dallo Stato”.

Insomma, la giunta di Palazzo d’Orleans non si schiera contro il regionalismo differenziato, ma prova a dettare la proprie condizioni a Roma. Il tutto mentre all’Ars è in corso il dibattito sul tema. Ottimista il Presidente di Sala d’Ercole Gianfranco Micciché: “Sono soddisfatto perché si sta procedendo alla stesura di un documento unitario di tutta l’Assemblea – ha affermato in Aula – Fin dall’inizio di questo dibattito ho auspicato che si arrivasse ad una soluzione unitaria. on c’è dubbio che oggi sia una bella giornata per la Sicilia e per tutto il Parlamento. Era da tanti anni che non accadeva una cosa simile all’Ars“.

Micciché ha voluto sottolineare l’intesa fra tutti i partiti sul tema del regionalismo differenziato: “Ora toccherà al governo regionale, che avrà a disposizione un mandato ampio, andare a trattare con Roma: è un bel momento perché tutti i partiti, compresi quelli che stanno oggi al governo nazionale, hanno detto di essere pronti a firmare lo stesso ordine del giorno“, ha affermato.

Sul regionalismo differenziato, molto critica era stata Eleonora Lo Curto, capogruppo dell’Ud, partito di maggioranza all’Ars: “L’autonomia differenziata auspicata dalla Lega per il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna – aveva detto la parlamentare – è la sconfitta dell’unità dello Stato sancita dalla Costituzione Italiana. Rischiamo la desertificazione del Mezzogiorno, che non sarà solo un arretramento economico ma anche un oblìo in termini culturali, di diritti e di libertà. Il parlamento regionale si esprima unito contro il tentativo di chi vuole dividere l’Italia in due, assegnando più risorse alle regioni del Nord, e negando così lo sviluppo delle regioni del Sud”.

Anche secondo Lo Curto, dunque, l’isola non può restare a guardare e deve reclamare l’attuazione dello statuto: “La Sicilia deve far sentire forte la sua voce per reclamare quanto finora ci è stato negato non dando piena attuazione alle prerogative autonomistiche contenute nello Statuto speciale – aveva affermato -. I leghisti e quanti ne assecondano le azioni devono capire che i siciliani e i meridionali non sono parassiti, ma al contrario cittadini ai quali guardare per garantire pari condizioni rispetto a chi vive nelle aree più ricche del paese“.

Sulla stessa lunghezza d’onda di Musumeci, Giusi Savarino (Diventerà bellissima): “L’autonomia differenziata non deve farci paura – dichiara –  l’autonomia, infatti, può essere un’occasione per rilanciare, mediare ed ottenere lo sblocco di nostre prerogative umiliate in questi anni”.

“L’autonomia ci consentirebbe, ad esempio,  di incidere sulla flessibilità dei prezzi che hanno un ruolo determinante per il buon funzionamento di una area economica. A partire da quello del lavoro. Se l’autonomia regionale dovesse riguardare, come auspico, anche la flessibilità dei prezzi, soprattutto quello del lavoro,  le prime regioni a richiederla dovrebbero essere proprio quelle del meridione d’Italia in quanto la flessibilità dei prezzi  permetterebbe loro di abbassare le tasse sui  salari o comunque il costo del lavoro totale fino ad un  livello compatibile con la loro produttività,  rilanciando così sia l’occupazione che la crescita.
La richiesta di autonomia , quindi, può anche non essere una scelta negativa.”

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