Abbiamo raccolto le riflessioni del segretario nazionale di Più Europa Benedetto Della Vedova, accompagnato dal componente della segreteria nazionale del partito Fabrizio Ferrandelli, durante una visita all’interno della nostra redazione. Uno nordico, l’altro sicilianissimo ma entrambi convinti del ruolo strategico del Sud e della Sicilia in Italia e in Europa.
“Parliamo di sud e Sicilia? Questo governo ci ha portato ai margini dell’Europa ed era pronto a spingerci fuori a colpi di “sano” deficit. Fuori dall’Europa la Sicilia finirebbe, letteralmente, alla deriva nel mediterraneo e con essa tutta l’Italia. Parlo di economia, di rilevanza politica, di immigrazione. Resterebbe solo la prospettiva di essere vassalli di Mosca…o in forme diverse di Pechino.“.
Il segretario di Più Europa auspica investimenti sulla nuova frontiera economico – geografica mondiale, l’Africa: “La nostra idea è che l’Italia ed
in particolare il Sud passino dall’essere la retroguardia claudicante dell’Europa renana, franco tedesca, ad avanguardia dell’Europa verso la nuova frontiera della globalizzazione: l’Africa!! Il futuro dell’Europa si gioca in Africa, da molti punti di vista. Dovremmo spingere l’Unione europea a concentrarsi sul mediterraneo e sull’Africa, altrimenti perderemo un treno straordinario di sviluppo e di centralità geopolitica. L’Africa cresce impetuosamente, come popolazione e come economia, non possiamo disinteressarcene, non è possibile. I cinesi ci sono in massa e con strategie, noi ancora no. O saremo presenti uniti oppure non conteremo nulla“.
“Avremmo chiesto un Commissario al Mediterraneo in questa prospettiva: l’Africa ha appena creato la zona di libero scambio panafricana: una rivoluzione all’insegna del multilateralismo, l’approccio europeo. Dovremmo lavorare per una Area di libero scambio che in prospettiva veda insieme europa e africa. Non è un sogno, è un progetto possibile e va perseguito. Il futuro migliore per l’Italia e la Sicilia è questo“.
Sul fronte economico Della Vedova precisa: “Il sud ha bisogno di investimenti e di imprenditori, nonché di legalità e rispetto delle regole, come tutto il paese. Investimenti e infrastrutture ve ne sono, ma sono pochi su tutti e due i fronti. Sul fronte infrastrutture, guardare all’Africa renderebbe le infrastrutture non solo “italiane” o “siciliane” ma “europee”.
“Turismo, industria, cultura: la parola chiave per la Sicilia è investimenti. Anzi, innovazione e investimenti. Il reddito di cittadinanza insieme all’autonomia differenziata davano un messaggio separatista: assistenza al Sud e autonomia al nord. Un errore che stiamo o stavamo pagando a caro prezzo politico e di prospettiva. La caduta del Governo potrebbe avere bloccato questa deriva pericolosa, dal punto di vista istituzionale. Una deriva antieuropea e “putiniana”“.
Non manca un attacco duro contro la Lega e, in particolare, contro il suo leader, Matteo Salvini: “Il Governo fallisce perché hanno fallito le politiche di Salvini e Di Maio dettate dalla ideologia nazionalista, populista e sovranista. Ci hanno portato ai margini dell’Europa, con un piede fuori e sarebbero stati pronti a fare il salto nel buio con una finanziaria in deficit. Alla fine forse Salvini ha solo avuto paura di se stesso ed è scappato, scappato dalla realtà“.
“Per tornare al suo terreno d’elezione: quello della propaganda. L’Italia continuerà a dargli credito con la crescita zero? Lo spread rimasto sopra i 200 punti? Nessun progetto di riconversione ecologica e digitale dell’Italia? Nessuna idea per il sud che non siano i “porti chiusi”? La prospettiva reale della uscita dalla Ue come modo per non fare i conti con la realtà distruggendo la prospettiva per l’Italia di restare tra i paese occidentali ed avanzati?“.
“L’alternativa deve essere netta. Quella di +Europa lo è: liberal-democratica, ecologista..e prima di tutto federalista europea. Altro che “sovranisti” d’accatto: il destino migliore del nostro paese è dentro l’Unioine da protagonisti, non fuori da antagonisti che guardano a Putin e al suo regim illiberale e alla sua fallimentare economia degli oligarchi“.
Relativamente all’attuale crisi di governo, Della Vedova sottolinea la necessità di rispettare i ruoli istituzionali: “I tempi e lo sviluppo della crisi sono nelle mani sagge di un grande siciliano come Sergio Mattarella. Non decide Salvini. L’Italia è una repubblica parlamentare e voglio ricordare a Salvini che il Governo di cui è stato Ministro e dominus è, secondo i suoi standard, “un governo non eletto”, formato in Parlamento da partiti che si sono combattuti nelle urne. Quindi calma e gesso, caro Ministro degli interni“.
Il leader di Più Europa vaglia tutte le future possibilità, da un possibile governo tecnico alle future alleanze elettorali: “Un altro Governo “contro” Salvini in questa legislatura? Vedo che qualcuno ne parla. Con quello che abbiamo davanti, a partire dalla Legge di bilancio, mi sembra però che abbiamo bisogno di una proposta forte “per” l’Italia, un’Italia europea; uno schieramento con l’unico obiettivo di impedire una possibile vittoria nelle urne potrebbe apparire una difesa debole e incoerente. Siamo sicuri che l’esito sarebbe quello sperato, cioè indebolire il truce capitano, politicamente parlando, tirando a campare finché lui non tiri le cuoia?“.
“L’anno scorso Berlusconi subì pressioni politiche per consentire un Governo Salvini/Di Maio che si considerava di gran lunga preferibile per il paese di un ritorno immediato alle urne, cosa che si diceva avrebbe avuto effetti di destabilizzazione. Non avremo mai la prova del contrario, naturalmente, ma non sono sicuro che saremmo messi peggio di oggi. L’eterogenesi dei fini è sempre in agguato. Qualcuno, non io, potrebbe poi dire: “ma allora mettetevi insieme in modo più comprensibile, da Berlusconi a Zingaretti adottate un programma comune e battetelo nelle urne”. Vedremo, mi sembra ancora presto per tirare le somme, ancora il Parlamento non si è espresso. Poi, ripeto, dopo la crisi la parola è a Mattarella“.
Sulla possibilità di immediate elezioni, Della Vedova sottolinea la sua contrarietà: “Mi lasci dire infine la cosa piu importante e decisiva che viene prima di tutte le altre: se si andasse davvero al voto in tempi brevi e con le regole attuali, non sarebbero elezioni democratiche ma oligarchiche. Solo cinque partiti avrebbero accesso sicuro al voto: Lega, M5S, PD, FI e FdI. Tutti gli altri avrebbero di fronte una raccolta firme estiva impraticabile senza uno stuolo di consiglieri comunali. Una disparità di trattamento tale da pregiudicare la regolarità costituzionale delle elezioni: cosi non c’è parità di accesso“.
“E comunque, anche a firme raccolte, sarebbe impossibile, per chi non sia titolare di una esenzione dalla raccolta firme come i 5 oligarchi, stare in una coalizione. Allo stato dei fratti, ad esempio, +Europa che alle elezioni europee è stato il sesto partito italiano e ha superato il 3% dei voti ha come unica possibilità quella della presentazione da sola, sia sul proporzionale che sulla quota maggioritaria. Ma, a parte +E, cosi le elezioni sarebbero falsate. Mi appello a tutti i democratici di qualunque schieramento e in qualunque ruolo: così le elezioni sarebbero falsate!“.