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no all'opera

Ponte sullo Stretto, Barbara Floridia: “Propaganda di Salvini. Zero soldi, tanti disagi”

lunedì 24 Aprile 2023
Barbara Floridia

Non posso più tacere”. La senatrice messinese Barbara Floridia, presidente della Commissione Vigilanza Rai, interviene nel dibattito sul Ponte e lo fa con un netto no e dopo aver esaminato il decreto legge e analizzato le posizioni in campo.

Il governo solo apparentemente dice di voler realizzare l’opera- spiega Floridia– Nel Decreto Ponte infatti NON si parla di fare o non fare il Ponte sullo Stretto di Messina, bensì di resuscitare la società Stretto di Messina s.p.a. (che fino ad oggi ci è già costata oltre 300 milioni di euro), di creare nuove poltrone per consiglieri d’amministrazione e membri di comitati scientifici, di definire contenziosi già vinti in primo grado e di mantenere l’affidamento all’impresa che ha fatto causa allo Stato. Non di fare il ponte. Inoltre nel Decreto si decide di affidare a un progettista il compito di restaurare (vale a dire rendere attuale!) un progetto del ponte approvato nel lontano 2011 e che già all’epoca aveva incassato ben 223 richieste di integrazioni della Commissione speciale di Valutazione di Impatto Ambientale. Per la serie … aggiustiamo un progetto vecchio, neanche finito, per realizzare un’opera faraonica e delicata!”.

La senatrice pentastellata ricorda come nel corso delle scorse settimane si siano svolte nel audizioni nelle Commissioni VIII e IX della Camera dei Deputati che hanno fornito contributi tecnici sulla costruzione dell’opera e sulle difficoltà nella realizzazione. Floridia cita il Il professor Federico Massimo Mazzolani, professore emerito di Tecnica delle costruzioni presso l’Università Federico II di Napoli, che ha spiegato chiaramente che non solo non esiste al mondo un ponte sia stradale che ferroviario dalla campata unica lunga come quella che si vorrebbe per il Ponte sullo Stretto di Messina (3,3 km) ma che quelli più lunghi ad oggi costruiti risultano inferiori ai 2 km e non è mai accaduto nella storia delle costruzioni che si pensasse alla realizzazione di opere così diverse da quelle già realizzate e dunque confrontabili, verificabili e monitorabili.

La presidente della Commissione Vigilanza cita anche il Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto, Ing. Mario Mega, che ricordando che il progetto in discussione prevede un’altezza libera al di sotto del ponte di 65 metri, ha rappresentato il concreto rischio che molte navi che già oggi raggiungono altezze similari preferiscano – o siano costrette – ad evitare le rotte che prevedono il passaggio attraverso lo Stretto di Messina, per recarsi altrove, con perdita di passeggeri e merci.

Il Ponte inoltre non eliminerebbe la necessità dei traghetti né degli aliscafi per i pendolari. Infine, sui costi dell’opera Floridia conclude: “I soldi non ci sono. Quindi parliamo di nulla. Gli unici soldi che si sono trovati e sono stati stanziati sono altri 320 milioni (e siamo a 620 milioni) per l’ennesima messa in moto della macchina, poi si vedrà. Ma quanti soldi servirebbero? A dircelo è il Documento di Economia e Finanza, appena presentato, che chiaramente indica che l’opera costerebbe 14,6 Miliardi, più i soldi che servirebbero ad ANAS per i collegamenti (parliamo di decine e decine di km in centri abitati). I soldi che servirebbero sarebbero tanti e per di più non ci sono”.

La senatrice contesta al ministro Salvini le strade ipotizzate per recuperare le risorse (legge di Bilancio e fonti di finanziamento europee) che finirebbero con il causare enormi tagli agli altri servizi mentre l’Europa non potrebbe mettere a disposizione le cifre che servono.

Infine, Floridia riprende i rilievi del Presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), Busìa, che ha ammonito “Col decreto è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale, che va bilanciato modificando il decreto in sede di conversione in legge. In caso contrario, basterà una semplice relazione del privato per determinare le modifiche e gli adeguamenti necessari al ponte. È cioè il privato che decide gli adeguamenti necessari (e quindi i costi dell’opera), e non lo Stato. Qui si parla di un Governo che dice che dovrà restituire i soldi del PNRR perché incapace di realizzare i progetti entro i termini e, nelle stesse ore, firma assegni in bianco ipotecando soldi dei cittadini senza alcuna certezza di ciò che verrà. Ma ci sono o ci fanno? E per quali fini?”.

 

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