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Palermo – Il Presidente del Senato, Casellati, inaugura l’Anno Accademico dell’Ateneo palermitano. In un Teatro Politeama Garibaldi, scandito dalla rigorosità dei distanziamenti anti Covid, si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2021-2022 dell’Università degli Studi di Palermo, il 216° dalla fondazione.
Tra le autorità presenti anche: il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci; il Presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè; il Prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Roberto Lagalla, Assessore alla Formazione e Istruzione.
I lavori sono stati aperti dal Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, con un intervento istituzionale. A seguire il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri.
Gli altri interventi: Antonio Romeo, Direttore Generale; Benedetto Gramasi, rappresentante degli Studenti e Marcello Noto in rappresentanza del personale Tecnico-Amministrativo e Bibliotecario
I lavori si sono chiusi con la prolusione del Professore Emerito, Adelfio Elio Cardinale, dal titolo “L’Università nel Paese che evolve”.
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DEL RETTORE MASSIMO MIDIRI
Onorevole Presidente del Senato della Repubblica, Signor Presidente della Regione Siciliana,
Signor Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Signor Prefetto,
Signor Sindaco,
Magnifiche Rettrici e Magnifici Rettori, Autorità Civili, Militari e Religiose, illustri Componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione, Col- leghe e Colleghi Professori, Ricercatori, Tecnici, Amministrativi, Bibliotecari, Socio- sanitari, Studentesse e Studenti, Componenti tutti della Comunità accademica, Signore e Signori, graditissimi Ospiti, care Amiche e cari Amici, è un grande piacere oltre che un onore porgerVi il più sincero ringraziamento di essere qui, oggi, insieme a me.
Benvenuti all’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2021/2022, il 216° dalla fondazione dell’Università degli Studi di Palermo.
La Vostra partecipazione a questa Cerimonia è un segnale di viva attenzione e spiccato senso di appartenenza al nostro Ateneo.
Desidero rivolgere, in primo luogo, un cordiale saluto al Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ringrazio sentitamente per avere accolto l’invito ad essere qui oggi, onorando con la Sua autorevole presenza l’Università di Palermo, la nostra Città e la Sicilia tutta.
Ringrazio i Rappresentanti delle Istituzioni metropolitane e regionali, sia per la Loro presenza, sia per le proficue collaborazioni che abbiamo già intrapreso, rinnovando così le alleanze per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio.
Voglio inoltre ringraziare il mio Maestro, il Professore emerito, Adelfio Elio Cardinale, a cui mi lega un debito di gratitudine e riconoscenza, che mi ha insegnato il valore della Scuola Universitaria e il suo ruolo insostituibile nella crescita e nella formazione delle giovani generazioni. Il professor Cardinale terrà oggi la prolusione sul tema “L’Università nel Paese che evolve”. Una lezione quanto mai attuale in un momento in cui il nostro Paese e il mondo intero vivono una condizione di incertezza legata a una imprevedibile evoluzione della pandemia, con varianti che si susseguono e che richiedono risposte e protocolli non governati dall’esperienza.
Non nascondo la forte emozione che provo oggi, in occasione della prima solenne cerimonia dall’inizio del mio mandato rettorale, in questo luogo meraviglioso, il Politeama Garibaldi, un teatro simbolo di una cultura che ha, anche essa, pesantemente subito le conseguenze della pandemia, opera di Giuseppe Damiani Almeyda, docente ordinario di Disegno di Ornato alla Scuola di Applicazioni degli Ingegneri dell’Università degli Studi di Palermo e maestro di tanti architetti della Scuola palermitana, a testimonianza di un rapporto fecondo tra l’Ateneo e la sua città che continua ancora oggi grazie all’attenzione e alla disponibilità del Sindaco Leoluca Orlando e della Sua Giunta.
L’inaugurazione di questo Anno Accademico 2021/22 avviene in un contesto preoccupante, che ci costringe a fare i conti con l’incertezza del futuro, con la difficoltà di delineare scenari, con la consapevolezza di una conclusione della pandemia non prevedibile in tempi brevi e con la responsabilità di trovare soluzioni inedite per superare l’attuale crisi.
La contingente emergenza sanitaria ha investito tutti gli ambiti del vivere comune, determinando una altrettanto grave crisi economica e sociale che, oltre ad aumentare le disuguaglianze, ha minato le fondamenta delle nostre certezze.
Il quadro delle insicurezze all’interno del quale ci muoviamo ha investito anche il valore della conoscenza, alimentando un atteggiamento anti-scientifico che ha generato paure, preconcetti, strumentalizzazioni ideologiche, fino al punto di rivendicare la legittimazione dell’ignoranza.
La risposta a questo clima impone l’assunzione di un atteggiamento nuovo. Seguendo il principio enunciato dal matematico libanese Nassin Nicholas Taleb, oggi non basta la resilienza, cioè la capacità di superare indenni le difficoltà, ma serve un nuovo status, l’anti fragilità, una nuova condizione che permette di rispondere alle sfide, accettando il cambiamento, imparando dalle crisi e dando il meglio di sé, per uscire, da esse, più forti ed evoluti. Come ha detto l’arcivescovo Desmond Tutu, recentemente scomparso, in uno dei momenti più drammatici della lotta contro l’apartheid in Sudafrica, è nostro dovere rimanere “prigionieri della speranza”.
Siamo ben consapevoli che, con la pandemia, faremo i conti per un tempo purtroppo non breve, ma questo deve comunque essere il momento della ripartenza. Una ripartenza che sarà accompagnata da una nuova consapevolezza della vulnerabilità della nostra condizione umana, ma che proprio per tale ragione dovrà essere maggiormente fondata sui valori della collaborazione, dell’interdipendenza e – particolarmente in questo momento in cui tornano ad affacciarsi gli spettri dell’incoscienza e dell’irrazionalità sulla conoscenza, sulle competenze e su un approccio, non ideologico ma consapevole, all’utilizzo del metodo scientifico.
Un anno importante
Quello appena avviato è un anno importante per la nostra Città, per la Sicilia, per l’Italia, che vedranno il rinnovo, in un arco temporale molto breve, e in una condizione di contesto estremamente complessa, delle loro cariche apicali, a partire da quella del Presidente della Repubblica, ruolo oggi autorevolmente ricoperto da un palermitano, Sergio Mattarella, che ha dato tanto al nostro Paese, sia durante il Suo mandato sia, ricordiamolo, a livello familiare, a seguito del vile e barbaro omicidio del fratello Piersanti, ad opera della criminalità organizzata. Non possiamo oggi dimenticare che quest’anno sarà anche caratterizzato da importanti e significative tristi ricorrenze. Il pensiero va al quarantennale dei barbari omicidi di Pio La Torre e di Carlo Alberto Dalla Chiesa e al trentennale delle stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le Donne e gli Uomini delle loro scorte. Rinnovare la memoria di quei terribili eventi non è per noi esercizio retorico, ma la dimostrazione della capacità da parte dello Stato di sapere reagire e di trovare dentro sé stesso la forza di ripartire, come avvenne con l’approvazione della legge Rognoni-La Torre, subito dopo l’assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa o con la ferma risposta delle Istituzioni a seguito delle stragi del ’92 che poc’anzi ho evocato.
Oggi più che mai dobbiamo essere consapevoli che il futuro della Società dipende dagli sforzi comuni che i vari Decisori politici sapranno e vorranno compiere in spirito di piena collaborazione. Per gli Atenei, in particolare, questo sforzo deve essere finalizzato alla irrinunciabile missione di formazione della futura classe dirigente e di una generazione capace di scelte consapevoli, efficaci e ispirate ai valori più alti della nostra esistenza.
L’Università deve quindi dialogare con la Politica per intravedere bisogni e problemi della Società, in modo da proporre soluzioni adeguate, senza mai confondere i rispettivi ruoli, bensì collaborando sinergicamente.
Parafrasando Antonio Machado “Il sentiero non è mai tracciato, si crea grazie al cammino di tutti”.
Quello che si apre è un anno importante per tutte le Università italiane, nella comune consapevolezza che nell’alta formazione e nella ricerca coesistono gli strumenti essenziali e irrinunciabili affinché il nostro Paese recuperi competitività e sviluppo e si prepari ad affrontare le sfide future.
È un anno fondamentale per il Sud Italia, che deve cogliere al meglio le opportunità in arrivo con le ingenti risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli altri Programmi nazionali ed europei, pur nel clima di grande turbamento globale che ci chiama ad uno straordinario impegno per uscire dall’emergenza sanitaria e avviarci verso una ripresa umanitaria, sociale ed economica che tutti auspichiamo.
L’Università al centro del cambiamento
L’Università sarà al centro di questo epocale mutamento, ricoprendo la funzione di struttura portante di incontro, di ascolto, ricca di tutte le competenze e conoscenze necessarie per conseguire rilevanti risultati e concorrere allo sviluppo e al recupero della competitività a livello nazionale e locale. Non è casuale che sia il Governo sia la Regione, in tema di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, siano partiti proprio dall’istruzione, dall’innovazione e dalla ricerca, attribuendo all’Università un ruolo da protagonista in queste grandi sfide, che siamo ben disposti e pronti a cogliere. Sono grato per la grande attenzione dimostrata, sin dai primi giorni del mio insediamento, dal Governo Regionale e dal suo Presidente Nello Musumeci, alle politiche di sviluppo del nostro Ateneo che, insieme a quelle delle altre Università siciliane, potranno fornire idee e indirizzi in vista della costituzione di una cabina di regia che contribuisca a orientare le scelte politiche nel momento di grande cambiamento che stiamo attraversando.
L’Università di Palermo sente più che mai la responsabilità di contribuire con l’alta formazione, la ricerca e la terza missione alla creazione di un mondo nuovo, post-pandemico, in cui conoscenza, benessere della Comunità, rispetto della Persona, valori condivisi, diventino i principi fondanti di una nuova ripartenza. Bisogna usare la parola ripartenza, consapevoli delle sue diverse accezioni, che includono aspetti etici, psicologici, antropologici, giuridici, economici, scientifici, aspetti che interrogano il Sistema universitario prima degli altri per il suo connaturato ruolo di guida di una crescita fondata sulla conoscenza e sulla consapevolezza. Parlare di ripartenza significa mettere al centro ulteriori valori, iniziando da quelli della fiducia, della collaborazione, del prendersi cura delle diverse fragilità legate a malattie, disabilità, diseguaglianze socio-economiche, diversa cittadinanza o etnia, orientamenti religiosi e sessuali ovvero alle incertezze legate alle identità di genere.
Tale ripartenza deve essere quindi anche in grado di dare un nuovo significato e un nuovo impulso ai temi dell’uguaglianza delle opportunità e dell’inclusione. L’Università di Palermo si sta mettendo al passo ed entro marzo proporremo alla Comunità universitaria il primo Bilancio di genere e il Piano per l’eguaglianza di genere.
L’impegno per la riduzione del gender gap non è per noi un adempimento formale alle richieste dell’Europa e del PNRR, ma una politica fondamentale per valorizzare a pieno tutte le risorse dell’Ateneo, rimuovendo gli ostacoli che per troppo tempo hanno limitato il contributo della componente femminile.
La nostra missione formativa ed educativa non è solo quella di trasmettere nozioni, ma di accendere il fuoco della conoscenza, di guidare i giovani con fiducia verso il futuro. Citando Plutarco, “i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”.
È dentro l’Università che si trasmettono alle nuove generazioni i legami della solidarietà e la predisposizione all’ascolto e al dialogo, elementi utili per generare il senso profondo di una cittadinanza più equa, responsabile ed inclusiva.
Una cittadinanza in grado di superare le urgenze e le diverse nuove sfide che siamo sempre più spesso chiamati ad affrontare.
È nostro compito stimolare la formazione di nuove elaborazioni culturali, pensieri originali e creativi, che devono avere come unico denominatore il bene comune, promuovendo la cultura della Qualità intesa come capacità di prefiggersi obiettivi di valore e conseguirli adottando politiche mirate. Funzione ancora più importante se si pensa che le generazioni che siamo chiamati a formare saranno quelle che dovranno contribuire alla ricostruzione e al rilancio economico e sociale trainato dagli investimenti del periodo post-pandemico.
Il dovere di essere responsabili
In questo anno cruciale, e in quelli altrettanto determinanti che seguiranno, l’Università di Palermo, conscia di questo ruolo e di questa responsabilità verso le nuove generazioni e verso il territorio, intende essere presente come soggetto attivo, promuovendo la cultura della collaborazione. Abbiamo il dovere di essere capaci, di essere attori in prima linea. E per farlo dovremo operare con tutto il nostro dinamismo, le nostre peculiarità, le nostre capacità, in stretta collaborazione con le Istituzioni e le Imprese che operano nel territorio.
Il mio mandato rettorale è iniziato da poco più di due mesi. Avverto l’onere di un incarico così prestigioso e al contempo impegnativo, che non penso certo di poter interpretare da solo, ritenendo imprescindibile una interpretazione di questa alta funzione in termini di coordinamento di energie e impulsi orientati verso un continuo miglioramento dell’azione complessiva dell’Ateneo, nei prossimi sei anni.
Come ho già avuto modo di affermare, ritengo che il Rettore debba essere un primus inter pares, punto di riferimento di una Comunità di uguali, in una macchina organizzativa molto complessa e articolata, che richiede il contributo di personalità differenti, in possesso di competenze diverse. Lo scambio di idee regala infatti sensibilità e ricchezza e un singolo attore non potrà mai raggiungere i risultati che si ottengono in gruppo.
Il Rettore deve quindi mantenere, costantemente, una posizione di ascolto aperto e attento, nella consapevolezza che il suo ruolo richiede la costante valorizzazione di tutte le energie e competenze presenti nella Comunità accademica.
Abbiamo la responsabilità pubblica di costruire il futuro di un Ateneo che, grazie anche al lavoro dei miei predecessori, si trova in un buono stato di salute, che è tornato tra i mega-atenei, ma che deve ancora necessariamente crescere per esprimere tutte le sue potenzialità e divenire una moderna e attraente Università europea, nel cuore del Mediterraneo.
La nostra responsabilità sociale è ancora maggiore dopo la crisi dovuta alla pande- mia, che ha approfondito i divari culturali, sociali ed economici. Tra i nostri compiti più importanti c’è quello di abbattere la “povertà educativa” investendo, insieme alle Istituzioni scolastiche e in continuità con esse, sull’educazione e sull’alta formazione, anche proseguendo sulla strada avviata dal Governo Regionale nella lotta contro la dispersione scolastica. Potenziare ed “arricchire” le capacità umane e la crescita di una “cultura sussidiaria” è un dovere prioritario delle Istituzioni formative e culturali e delle politiche pubbliche, per liberare energie positive e creative, fondamentali per la ricchezza dei nostri territori.
Per raggiungere questi obiettivi bisogna mettere al centro di tutto studentesse e studenti, la vera e propria essenza dell’Università. Dobbiamo ascoltare i loro bisogni, i loro interessi, le loro ambizioni. Ognuno di loro è per noi una precisa responsabilità. La cura e l’impegno nei loro confronti devono iniziare ancora prima della immatricolazione, offrendo percorsi di ascolto, dialogo e orientamento che li aiutino ad intercettare le personali inclinazioni e rispondere alla formazione di base.
Le nuove immatricolazioni per l’Anno Accademico 2021-22 (Lauree triennali e magi- strali a ciclo unico) mostrano una contrazione molto contenuta (al di sotto del 3%), comunque inferiore a quella registrata a livello nazionale. Va ricordato, però, che l’Anno Accademico precedente (2020-21) è stato un anno in cui, a causa dello shock pandemico, la mobilità in uscita degli studenti siciliani si è ridotta considerevolmente, soprattutto in rapporto a quanto avvenuto per altri Atenei del Sud. Conforta, peraltro, la circostanza che gli immatricolati crescano rispetto al periodo pre-pandemico (cioè rispetto all’Anno Accademico 2019-20), con un incremento prossimo al 3%, a di- mostrazione del proseguimento di una tendenza ascendente che va sicuramente mantenuta nel prossimo futuro.
L’aumento del numero degli Studenti, in passato frutto soprattutto della liberalizza- zione degli accessi, va peraltro accompagnato da un deciso miglioramento della qualità del percorso formativo, anche trasformando gli ordinamenti didattici in direzione di una maggiore corrispondenza dei contenuti formativi con il mondo del lavoro, dell’inserimento di metodi e tematiche sempre più al passo con i tempi e di una più spiccata vocazione alla interdisciplinarietà degli approcci, elemento fondamentale per un avanzamento complessivo delle conoscenze.
Il lavoro di adeguamento dei curricula formativi va sviluppato soprattutto nelle Lauree di secondo livello, che continuano a registrare una minore attrattività perché percepite come una vera e propria anticamera all’inserimento nel mondo del lavoro. In tal senso, un segnale chiaro che la nuova governance dell’Ateneo vuole dare riguarda proprio l’inserimento nei Piani di studio di competenze immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. A tal fine, l’Ateneo metterà in campo strumenti di incentiva- zione diretta allo svolgimento di tirocini professionalizzanti verso qualificate Aziende e Istituzioni nazionali, oltre ad una più efficace introduzione di competenze trasversali, a partire innanzitutto da quelle linguistiche, e soft skills, tanto nelle lauree triennali che in quelle magistrali.
La pandemia ha dunque rallentato la dolorosa migrazione intellettuale, ma adesso è il momento di approfittare di questo trend inverso, che ha riportato parte dei nostri giovani a casa, utilizzando la quantità importante di investimenti che arriveranno al Sud per potenziare i servizi per gli Studenti, per non deludere chi è tornato e per non perdere il credito di fiducia che i giovani ci hanno concesso. Occorre quindi mirare ad un’iscrizione consapevole da parte degli Studenti, una scelta precisa che accordi al nostro Ateneo la preferenza rispetto ad altre Università, sulla base della continua tensione verso l’eccellenza nei tre livelli della formazione, con una completa fusione tra didattica e ricerca che trovi compimento nel Dottorato di ricerca e nelle Scuole di specializzazione.
Per fare questo dobbiamo anche essere capaci di adoperare al meglio i processi di digitalizzazione, attrezzando aule e luoghi di studio con strumenti che ci permettano una didattica più attiva, che incentivi la partecipazione e la presenza, rendendo altresì tutti i luoghi dell’Università sempre più accoglienti e consoni alle esigenze degli Studenti.
Chi si iscrive all’Università di Palermo deve sapere che l’Ateneo non si occuperà soltanto della sua formazione, ma anche del suo vissuto quotidiano da Studente. Si inizierà a perseguire tutto questo attraverso le scelte che sono state già avviate nella predisposizione del Bilancio di Previsione 2022, nel quale sono state previste significative risorse per rafforzare, consolidare e innovare i percorsi formativi, anche con una particolare attenzione alle attività di tirocinio presso imprese italiane ed estere.
Abbiamo messo in campo risorse affinché l’Università di Palermo, come i grandi campus anglosassoni, possa essere dotata di campi sportivi e luoghi di aggregazione sociale, culturale, artistica e teatrale, in cui sia favorita l’empatia tra le persone, luoghi in cui il rapporto formale tra Studenti e Corpo accademico venga azzerato, perché riteniamo che la socialità e la prossimità arricchiscano e facciano crescere Studenti e Docenti in un comune percorso universitario come comunità di persone che credono nello studio e nella ricerca.
L’Ateneo può e deve contribuire, anche attraverso questi strumenti, a progettare l’avvenire dei nostri giovani, a scommettere su una nuova rinascita, per trasmettere alle future generazioni una dimensione etica e una qualità di vita migliore, più equa e sostenibile.
La ricerca, il motore di sviluppo di una società moderna
Se l’Alta formazione e la cura dei percorsi dei nostri Studenti costituiscono una priorità essenziale per il nostro Ateneo, non possiamo dimenticare che il motore di sviluppo di una società moderna è sicuramente la ricerca, come anche questa emergenza sanitaria, attraverso la incessante corsa verso nuove cure e vaccini, ha prepotentemente dimostrato. La ricerca è una delle missioni fondamentali dell’Università, fattore strategico per il progresso delle conoscenze e il miglioramento della qualità della vita.
Per garantire la continuità delle ricerche, in tutti gli ambiti del sapere, è essenziale la regolarità degli investimenti. Nel breve e medio periodo la ricerca sarà fortemente supportata dai programmi previsti dal PNRR, ai cui bandi ci stiamo preparando a partecipare, anche attraverso la costituzione di solide reti con gli altri Atenei e Centri di ricerca italiani. La partecipazione ai prossimi bandi costituirà un potente volano di sviluppo delle capacità di ricerca del nostro Ateneo, a partire dal potenziamento dei laboratori e delle altre infrastrutture, ma non dobbiamo dimenticare le grandi opportunità offerte dal programma Horizon Europe per il 2021-27, che offre anche rilevanti occasioni di internazionalizzazione e che assicurerà la continuità degli investimenti anche al di là del periodo interessato dalle azioni del PNRR.
Per cogliere le opportunità del programma Horizon è necessario rendere più fitta la rete di contatti internazionali, assicurando una capillare diffusione delle informazioni sui bandi più adeguata e tempestiva e un efficace supporto amministrativo-contabile. Quest’ultimo obiettivo potrà essere raggiunto inserendo all’interno della nostra Amministrazione una figura quanto mai necessaria: quella del project manager, che possa liberare i ricercatori da compiti impropri, ottimizzando le tempistiche delle fasi amministrative e burocratiche legate alle attività di ricerca. Ridurre gli oneri burocratico-amministrativi a carico dei ricercatori è un obiettivo irrinunciabile per un Ateneo che miri a conquistare e mantenere una posizione di rilievo nel panorama internazionale della scienza e a non farsi sfuggire le migliori opportunità di sfruttamento della proprietà intellettuale. Semplificazione, efficienza e dinamicità sono quindi parole e principi chiave per un Ateneo moderno e competitivo.
Una particolare attenzione deve essere rivolta anche alle infrastrutture: laboratori, aule, biblioteche, sistema museale, con straordinario interesse anche all’integrazione delle attività di ricerca con quelle assistenziali del Policlinico Universitario. Lo sviluppo e la manutenzione delle strumentazioni dei laboratori, ma anche la conservazione e l’ampliamento del patrimonio bibliografico, archivistico e museale sono componenti centrali per lo studio e la ricerca.
Una politica di investimenti mirati si rende necessaria per il tema della sicurezza, che richiede interventi di messa a norma e l’adeguata formazione del personale per un uso competente di attrezzature e impianti, prevedendo anche l’acquisizione di risorse esterne.
Gli investimenti sulla ricerca impongono una particolare attenzione, in un’ottica di responsabilità, prima di tutto sull’innalzamento della sua qualità. A tal fine dobbiamo anche investire sulla sua valutazione, che deve essere un’attività non burocratizzata né fine a sé stessa, ma una leva per il miglioramento continuo, capace di spingere ciascuno a fare del proprio meglio in una logica in cui si competa prima di tutto con sé stessi per andare avanti costruendo solide Scuole e Gruppi di ricerca, prevalentemente interdisciplinari e capaci di fare tesoro del valore della collaborazione.
Uno degli ambiti fondamentali nei quali intendiamo concentrare risorse e impegno è quello della sostenibilità, da declinare in un’ottica di pluralità di approcci, molteplicità di competenze, interdisciplinarità e internazionalizzazione. A tal fine, abbiamo appena deliberato la costituzione di un Centro per la Sostenibilità e la Transizione Ecologica – uno dei primi atti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione dall’inizio del mio mandato – con l’obiettivo di svolgere un ruolo di catalizzatore delle iniziative sviluppate e declinate sul tema in tutte le diverse forme. Il Centro prevede la costituzione di un Consiglio Scientifico composto da docenti dell’Ateneo esperti nelle tematiche inerenti ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, i Sustainable Development Goals (SDG), fissati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che pongono sotto una luce completamente nuova la cultura della sostenibilità e che saranno affrontati sulla base di un approccio interdisciplinare e trasversale, nel quale contenuti di cogente attualità, quali ad esempio il contrasto alle emergenze climatiche, saranno coniugati ad altri temi come le pari opportunità, l’accesso all’istruzione, la realizzazione di istituzioni democratiche, cogliendone gli aspetti sinergici e le potenzialità sistemiche. Il nostro Ateneo intende così rafforzare, maggiormente, la sua posizione come punto di riferimento, in particolare nel contesto mediterraneo, per lo sviluppo di “living labs” da cui saranno diffuse indicazioni metodologiche di lavoro e nuove buone prassi in tema di sostenibilità, mirando ad offrire al territorio concrete soluzioni, attraverso lo sviluppo di sistemi e tecnologie sostenibili ed economicamente fattibili, coerenti con il principio del “non arrecare un danno significativo”. Siamo pronti per mettere a disposizione degli Enti locali e degli “stakeholder” le nostre conoscenze su queste grandi tematiche, fondamentali per la vita quotidiana e per il nostro futuro, e per intercettare le traiettorie che saranno i perni di una nuova Società.
Ripensare il futuro
“L’Università – per citare Umberto Eco – è ancora il luogo in cui sono possibili confronti e discussioni, idee migliori per un mondo migliore, il rafforzamento e la difesa di valori fondativi universali”.
L’Università di Palermo ha dimostrato di reggere all’onda d’urto della pandemia che ha cambiato ciascuno di noi in modo profondo, imponendo di ripensarci come individui, ma soprattutto come collettività.
La necessità che si è manifestata di utilizzare gli strumenti digitali come unico mezzo di raccordo nei rapporti con gli Studenti e con il Personale tutto, pur permettendo nell’emergenza un’imponente risposta in termini di formazione, ricerca e prassi amministrativa, ha tuttavia evidenziato l’esigenza di un immediato ritorno alle attività in presenza. Solo in questo modo infatti le Università potranno pienamente riconoscere il valore dell’incontro e dello scambio di idee e di saperi, ma anche riscoprire l’arricchimento della prossimità sociale.
Il mio mandato che adesso si apre dovrà essere orientato agli investimenti e allo sviluppo, per far compiere all’Ateneo un ulteriore e corposo passo verso l’eccellenza.
Per affrontare il futuro verso cui ci muoviamo abbiamo avviato, a partire già dal 2022, una politica di bilancio di grande apertura e prospettiva, con importanti investimenti sia dal punto di vista infrastrutturale (oltre 14 mln € per interventi di manutenzione straordinaria degli immobili distribuiti nei diversi Plessi dei nostri campus) che delle risorse umane. Sono stati così previsti piani straordinari che, in aggiunta alle ordinarie facoltà assunzionali autorizzate dal ministero, impiegheranno parte dei punti organico non utilizzati negli ultimi anni per potenziare sia la componente Docente sia quella del personale TAB, destinando anche risorse a interventi strategici di sviluppo per consolidare la reputazione dell’Ateneo. Ciò mantenendo l’equilibrio del bilancio e assicurando che il rapporto tra le spese fisse di personale e le entrate rimanga molto al di sotto del limite dell’80%.
Tale investimento si coniuga con le cospicue risorse che arriveranno grazie al PNRR e agli investimenti del Governo nazionale, a partire dal miliardo e quattrocento milioni previsti sul territorio nazionale nei prossimi mesi per il cofinanziamento di interventi di edilizia universitaria, incluse le residenze, cui si aggiungono ulteriori consistenti risorse per borse di studio, Corsi di dottorato e per la valorizzazione del Personale TAB. Le linee guida del piano nazionale prevedono investimenti nei nostri ambiti per circa 6 miliardi di euro, per l’utilizzo dei quali la grande innovazione è la richiesta a tutta la Comunità scientifica di fare sistema e cooperare. In questa fase storica, in cui è in gioco il futuro del Paese, fare sistema è condizione ineludibile per creare una prospettiva reale di crescita che interessi l’intero territorio nazionale e non soltanto parti di esso.
A ciò si aggiunge il previsto incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università, cui per la prima volta viene assicurata la certezza di una crescita pluriennale, che consentirà di programmare interventi di ampio respiro, superando le incertezze che per molti anni hanno contraddistinto il finanziamento pubblico del Sistema universitario.
La pandemia, nonostante tutto, farà arrivare ingenti risorse che influiranno significativamente su tanti aspetti della nostra Società, sulle infrastrutture, sulle Scuole e sulle Università.
Siamo pronti a rispondere con il ruolo di protagonisti per progettare il futuro e cogliere le sfide e gli obiettivi che il PNRR pone al Paese, alla Regione, al nostro Territorio. Insieme ai diversi Decisori politici, al sistema produttivo e all’ecosistema socio-culturale, si dovrà collaborare per l’attuazione di interventi in tema di Sostenibilità ecologica e Transizione digitale, con la consapevolezza della limitata propensione all’innovazione del sistema produttivo e del basso livello attuale di digitalizzazione. L’impegno è quello di aumentare gli investimenti in ricerca, coinvolgendo le Imprese locali in nuovi partenariati e strette alleanze, ascoltando le loro esigenze, dialogando e collaborando con le Amministrazioni territoriali. In questo progetto metteremo a disposizione tutte le nostre competenze e l’intero Ateneo, attraverso le nostre Strutture e i nostri Laboratori, al servizio del territorio e dei suoi operatori economici e sociali.
Le sinergie tra le Università meridionali saranno fondamentali e potranno essere valorizzate grazie ad un rinnovato clima di condivisione e collaborazione per offrire ai giovani nuove chance di crescita nel nostro territorio. Le Università di Catania, di Messina e Kore di Enna costituiscono in questo quadro, insieme al nostro Ateneo palermitano, un potente sistema che deve essere costantemente capace di integrare le proprie risorse per una crescita collettiva che superi miopi visioni campanilistiche. So che su questa visione troverò piena condivisione da parte dei colleghi Francesco Priolo, Salvatore Cuzzocrea e Giovanni Puglisi, che ringrazio per la loro amicizia e piena disponibilità.
L’Università in una città europea
È dagli Atenei, dunque, che si deve ripartire, non solo per il rilancio del Sud, ma di tutto il Paese. L’Università degli Studi di Palermo è un Ateneo fortemente integrato con la città, in una inestricabile, fertile e reciproca relazione. I quartieri in cui insiste la struttura multicampus, con le sue diverse sedi, da via Archirafi a via Maqueda, dal Policlinico al Viale delle Scienze, ricevono dalla presenza dell’Università un impulso fecondo e positivo, che deve consentire a tutti i cittadini di prendere parte alle manifestazioni culturali organizzate dall’Ateneo, usufruendo delle biblioteche e di tutte le strutture universitarie e sentendosi parte della nostra realtà. Palermo merita una crescita collettiva, di cui la sua Università vuole diventare attore fondamentale, facendo dell’inclusione il principio cardine del vivere comune.
Il già richiamato Bilancio di previsione 2022 ha posto in essere le condizioni per innescare un piano di interventi di riqualificazione di storiche e imponenti strutture – il Collegio San Rocco, il Complesso della Martorana, l’ex Convento di Sant’Antonino già oggi sede di importanti attività dell’Ateneo – che nel passato sono state teatro della formazione di generazioni di studenti. Oggi, grazie anche alla sensibilità mostrata dal Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e dalla sua Giunta, tali strutture potranno tornare ad essere luoghi di cultura e formazione, con un contestuale miglioramento del contesto urbanistico.
Anche l’area di via Archirafi sarà oggetto di un importante intervento di riqualificazione, che coinvolgerà non soltanto le strutture storiche degli edifici dei Dipartimenti universitari, ma anche l’ulteriore potenziamento dell’Orto Botanico e, auspicabil- mente, la creazione di un quartiere dei Musei scientifici della città.
La responsabilità culturale e il ruolo istituzionale dell’Università di Palermo impone quindi il rafforzamento di politiche integrate Università-Città, mirate al governo di questioni di comune interesse, nonché all’integrazione con gli altri protagonisti dell’economia della città.
L’Università di Palermo svolgerà anche un ruolo chiave nella costituzione di comunità creative e innovative dove formazione, ricerca e trasferimento delle conoscenze collaborino con le persone, le imprese, il mondo del volontariato, dell’associazionismo e del Terzo Settore e le istituzioni tutte, sincronizzando lo sviluppo dei campus, che renderemo più fruibili, con quello della Città. È il modello dell’Università aperta, che sviluppa la sua funzione (multi)-culturale nella Città, agendo concretamente per promuoverne innovazione e sviluppo.
L’Università non è soltanto un elaboratore di cultura, ma è il luogo in cui si formano cittadine e cittadini consapevoli, consentendo a studentesse e studenti di trascorrere questo periodo così importante della vita in un ambiente sereno, sicuro, fondato sulla cultura e sulla legalità, orientato alla responsabilità e al futuro.
L’Università di Palermo ha compiuto, nel decennio passato, un notevole passo in avanti verso una maggiore internazionalizzazione dei percorsi formativi e della ricerca, accrescendo innanzitutto il numero di doppi titoli, di curricula erogati interamente in inglese e di insegnamenti in lingua straniera, e assicurando un miglior collocamento (e successo) dei propri Docenti nei progetti di ricerca europei e internazionali. Il processo di internazionalizzazione va spinto sempre più avanti, tanto nel senso di un coinvolgimento di un maggior numero di aree disciplinari all’interno dell’Ateneo che attraverso una estensione del numero di Paesi con i quali si realizzano accordi di mobilità e rapporti di collaborazione e cooperazione.
Solo in questo modo sarà possibile vincere la sfida della mobilità in entrata che, sia pure in crescita, presenta, al pari di molti altri Atenei italiani, numeri ancora insufficienti sia in termini assoluti che in relazione alla mobilità in uscita. Per rilanciare la mobilità incoming occorrerà altresì migliorare le condizioni di contesto (alloggi, servizi, vivibilità complessiva) che spesso costituiscono un freno alla frequenza degli Studenti internazionali negli Atenei siciliani.
Palermo, cuore del Mediterraneo, è trait d’union tra l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente, e deve puntare ad essere attrattiva come Marsiglia, Valencia o Barcellona, luoghi noti a livello internazionale anche per i loro Atenei. La nostra Città è infatti in una posizione geopolitica importante e può aspirare a rappresentare un punto di riferimento per gli altri Paesi mediterranei e nordeuropei. In quest’ottica, intendiamo costituire un Centro di Alti Studi Internazionali, un polo di attrazione di studiosi qualificati, provenienti da tutto il mondo, per creare un ambiente favorevole al dibattito scientifico e culturale, in cui Visiting professor di Università straniere costituiranno un primo punto di aggregazione per le esperienze incoming e outgoing di moltissimi giovani e studiosi.
Occorre costruire un’ospitalità su tutti i fronti. Anche per questo scopo sono già state avviate interlocuzioni con lo Stato Maggiore della Difesa per il recupero di caserme in disuso e vicine al perimetro universitario, da destinare ad aule e alloggi e per promuovere eventi e scambi culturali nei loro ampi spazi all’aperto.
Seguendo il modello delle Università straniere, in questo intervento per rafforzare i legami con la città dobbiamo anche rivedere il rapporto col Centro Universitario Sportivo, il CUS Palermo, in modo che venga maggiormente utilizzato dagli Studenti universitari, che potranno così pienamente usufruire degli ottimi impianti già disponibili e di quelli nuovi che contribuiremo a realizzare.
Sono certo che tutti questi elementi sapranno fare aumentare in maniera esponenziale l’attrattività del nostro Ateneo e, con essa, quella della nostra Città.
Hub and Spoke, i poli di Agrigento, Caltanissetta e Trapani
Il ruolo di traino dell’Università di Palermo a vantaggio del nostro territorio non può però limitarsi alla sola Città Metropolitana, ma deve coinvolgere l’intera area della Sicilia Occidentale. A tal fine, si deve quindi valorizzare pienamente la presenza dell’Ateneo nei Poli territoriali di Agrigento, Caltanissetta e Trapani per conseguire l’obiettivo di diventare realmente l’Università della Sicilia Occidentale, secondo un modello policentrico e reticolare che riconosce valore e specializzazione di ogni nodo.
Per fare questo occorre una nuova attenzione alla politica dei Poli, offrendo occasioni di crescita culturale del territorio basata su Corsi di Laurea attrattivi e ben incardinati nelle specificità delle diverse aree; il piano d’azione deve però includere anche tutto ciò che sta intorno alle lezioni, come le biblioteche, gli spazi verdi e gli impianti sportivi, oltre che la promozione di eventi di tipo teatrale e cinematografico e lo sviluppo al massimo delle attività di Terza Missione, di cui i Poli universitari sono una potente radice che affonda sulle peculiarità dei territori locali. Tale impegno, anche grazie ad interventi come la trasformazione in corso dell’ex Ospedale civile di Agrigento in via Atenea – luogo particolarmente prestigioso per la Città dei Templi – nella nuova sede dell’Università, è anche fondamentale per rendere la vita universitaria appetibile e per evitare la fuga verso l’esterno dei nostri giovani. Un esodo che in diverse aree della Sicilia sta depauperando il territorio, sia dal punto di vista sociale che culturale. L’obiettivo deve quindi essere quello di offrire una crescita culturale, sociale ed economica che può derivare solo dalla piena integrazione tra Università e Città.
Insieme per il diritto allo studio
Per mantenere una formazione di alto livello in un tessuto economico come quello locale, ancora purtroppo caratterizzato da una notevole debolezza, è importante sollecitare la politica nazionale e regionale per l’innalzamento dell’impegno sul diritto allo studio, attraverso l’ulteriore allargamento della no-tax area, che già ora comprende circa 2/3 dei nostri iscritti, e l’erogazione di un numero più elevato di borse di studio. Devono essere implementate anche le azioni di sostegno abitativo per i fuori sede, sulle quali in verità già si riscontra un forte impegno delle Istituzioni re- gionali che ha permesso di aumentare le residenze e le borse di studio. Fondamentale in questo senso è il rapporto con l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario con cui si è già rifondata una stretta collaborazione che ha esitato pochi giorni or sono un accordo quadro di ampia visione che contribuirà a migliorare le politiche per gli studenti.
Nell’ambito dell’istruzione e della formazione, la didattica a distanza come aspetto emergenziale causato dalla pandemia ha peraltro messo in luce le discrepanze e le insufficienze delle infrastrutture tecnologiche delle famiglie e della popolazione studentesca, approfondendo ancora maggiormente le disuguaglianze, soprattutto in determinati contesti.
È quindi necessario intervenire in maniera adeguata in sostegno di chi ha bisogno, prevedendo investimenti che dovranno necessariamente essere utilizzati per supportare le diverse esigenze, tenendo conto delle condizioni assolutamente particolari e mutevoli del momento imposte dal Covid-19.
Alleanze con le imprese
In questo quadro di rinnovato impegno dell’Ateneo per lo sviluppo culturale ed economico del territorio, molto bisogna ancora fare per migliorarne il rapporto col mondo del lavoro e per costruire un nesso più forte tra Ateneo e Impresa.
È venuto il tempo per l’Università di Palermo di percorrere con chiarezza e determinazione la progressiva trasformazione verso il modello di entrepreneurial university (nel senso ampio del termine di una Università “intraprendente”) nella quale la ricerca e la formazione diano risposte ai fabbisogni di conoscenza e di innovazione emergenti nei sistemi produttivi locali, regionali e nazionali e nella società in generale. E, contemporaneamente, l’attività di ricerca svolta nell’Università, con la sua autonomia e capacità di innovazione, deve concorrere a modificare il modello economico e la domanda di lavoro, spingendoli all’innovazione e al salto di qualità necessario.
L’Università non può modificare l’assetto produttivo o influire da sola sui dati macroeconomici di un territorio, ma può supportarlo nel fare impresa, esortando i giovani a lasciare i brevetti in Sicilia e a trovare qui il campo della loro professionalità.
Dobbiamo in questo senso intercettare prima di tutto i temi della transizione ecologica e di quella digitale con idee innovative, anche puntando sul rilancio del Consorzio Arca, il nostro incubatore di impresa, da ripensare anche attraverso l’ingresso di Partner di livello internazionali come soci che ne favoriscano una proiezione di più ampio respiro per creare nuove Imprese e aumentare le opportunità occupazionali nei settori dell’economia a più alta intensità di conoscenza.
Per perseguire questi obiettivi, intendiamo stipulare, con tutte le forze produttive, sociali e istituzionali che agiscono nella medesima dimensione territoriale dell’Università di Palermo, accordi-quadro per perseguire comuni interessi secondo un principio di corresponsabilità che permetta di creare un poderoso, esteso e plurale ecosistema di sviluppo.
UniPa per le Scienze della Vita nel Mediterraneo
Il rilancio del rapporto dell’Università di Palermo con le Imprese non può prescindere, oggi, dalla presenza attiva in ambiti strategici quali quelli della salute, inclusa la possibile produzione dei vaccini. Il nostro Ateneo ha una lunga tradizione nelle life sciences, un ambito nel quale le ricerche sono il prodotto di uno sforzo collettivo che poggia sulla ricerca universitaria, su un grande e prestigioso ospedale che è il Policlinico “Paolo Giaccone”, sulla capacità innovativa dei laboratori di ATeN Center e su un ecosistema di piccole e medie Imprese, spesso di derivazione universitaria attraverso la formula degli spin off. Stimolati da esperienze del passato, ma soprattutto fiduciosi nelle capacità del nostro presente, abbiamo l’ambizione di consolidare il nostro ruolo di protagonisti della ricerca mondiale sui vaccini, su farmaci e terapie innovative e sulla diagnostica, sulla base dei progetti offerti dal PNRR. Un ruolo che condividiamo volentieri con gli altri Atenei siciliani, ai quali ci lega, grazie anche al sostegno della Regione Sicilia, una stretta e fruttuosa collaborazione. Abbiamo imparato a competere sempre di meno e a collaborare sempre di più.
Campus Medico – Palermo Città della Salute
La mia gratitudine va a ciascun Componente di questa Comunità accademica che, con il proprio impegno quotidiano, dà un importante contributo affinché possano essere raggiunti gli obiettivi prefissati dalla governance.
In questo difficile momento, voglio però rivolgere un pensiero particolare, al nostro Personale sanitario, la cui abnegazione è esempio di professionalità e umanità, che da più di 20 mesi continua ad essere in prima linea nella gestione dell’emergenza COVID, subendo il pesante clima di incertezza e di sfiducia, se non addirittura di dichiarata ostilità, che spesso avvolge alcune fasce della popolazione rendendo particolarmente gravoso il loro compito.
L’impegno profuso dal Personale sanitario costituisce per noi un’ulteriore spinta e motivazione a rafforzare il ruolo istituzionale, strategico e sanitario del Policlinico, cominciando a pensare ad una organizzazione più moderna e funzionale, puntando su alcuni importanti progetti innovativi, che solo una governance aziendale stabile e nella pienezza dei propri poteri può assicurare. Il primo passo deve pertanto essere necessariamente il rapido superamento dell’esperienza del Commissariamento, per contare su una direzione strategica stabile e forte, in grado di garantire continuità nell’azione, soprattutto in questa delicatissima fase della pandemia.
Il più importante intervento di prospettiva è in questo senso l’individuazione, in accordo con il Comune di Palermo e grazie alle risorse che potranno essere messe a disposizione dalla Regione Siciliana, di un’area libera e adeguata alla realizzazione di un nuovo Policlinico Universitario, con specifica vocazione assistenziale e di ricerca clinica, soprattutto negli ambiti a più alta intensità di cura. Il nuovo Policlinico dovrà configurarsi come un edificio a blocco unico di elevata qualità architettonica e tecnologica per accogliere tutte le innovazioni dell’edilizia ospedaliera e per stimolare la riqualificazione dell’area urbana su cui sorgerà. Accanto a tale intervento, si dovrà prevedere la contestuale trasformazione dell’attuale sede del Policlinico in un Campus Medico a prevalente vocazione educativa e, in parte, anche di accoglienza dei parenti dei pazienti, migliorando dal punto di vista edilizio e tecnologico gli edifici e gli spazi aperti dell’attuale sede di via del Vespro per sviluppare, attraverso l’introduzione di funzioni di servizio, di ristori e di convivialità, la vivibilità degli Studenti, dei Docenti, del Personale sanitario e TAB e dei diversi utenti che gravitano nell’ecosistema sanitario.
Questi interventi potranno anche stimolare la rigenerazione di tutta l’area urbana interessata dalla loro realizzazione, per concorrere ad un progetto integrato di Palermo “Città della Salute”.
Nel chiudere questo intervento e nell’augurare a tutta la Comunità Accademica, alla Città di Palermo e al nostro Paese un anno di vera e solida ripartenza, ricorro alle parole dell’indimenticato statista prof. Aldo Moro:
“Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà. Camminiamo insieme perché l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi”.