“Era una delibera che riguardava tutti e non solo noi. Lo incontravo in assessorato, alla luce del sole, per parlargli della costruzione, ma non mi fu mai domandato nulla in cambio”. Con queste parole pronunciate davanti al giudice l’imprenditore Giuseppe Lapis ritratta le accuse di corruzione mosse nei confronti dell’onorevole Francesco Cascio, che ha ricevuto una condanna a 2 anni e 8 mesi e la perdita del seggio all’Assemblea regionale siciliana di cui in passato è stato anche presidente.
I fatti contestati risalgono al periodo che va dal 2001 al 2004, quando Cascio era assessore regionale al turismo della giunta Cuffaro. In questa veste, secondo le ricostruzioni fatte da Lapis e dal figlio, nell’ambito del procedimento per bancarotta della loro società (la Ecotecna), Cascio avrebbe ottenuto denaro e altre utilità in cambio di “facilitazioni per l’ottenimento di contributi pubblici”. Si tratta di un finanziamento di 6 milioni di euro per la costruzione del campo da golf “Le Madonie” a Collesano, in provincia di Palermo.
Secondo le prime dichiarazioni degli imprenditori Cascio li avrebbe favoriti snellendo e velocizzando le procedure burocratiche per l’ottenimento dei fondi. In cambio i Lapis gli avrebbero ceduto il preliminare di compravendita di un terreno vicino al campo da golf e per il quale avevano già versato una caparra di 5 mila euro. Su quel terreno, inoltre, Cascio ha costruito una villa per la quale la Ecotecna avrebbe sostenuto i costi per la progettazione, le opere di sbancamento, la fornitura dei materiali, la manutenzione e la vigilanza.
Fatti gravissimi che adesso vengono messi in discussione dal principale teste d’accusa. Lapis, infatti, sostiene di essersi spiegato male, di non avere mai ricevuto richieste estorsive da parte del politico, ma di aver ricambiato “la correttezza e la simpatia” dimostratagli da Cascio concedendogli alcuni omaggi.