Sala d’Ercole si prepara alla discussione generale sul ddl per la reintroduzione delle Province siciliane, in programma oggi pomeriggio alle 16. Il centrodestra auspica il voto finale entro la prossima settimana, ma probabilmente la strada per avviare il progetto voluto dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, è tutta in salita.
Non sarà facile convincere tutti all’Ars. Ieri sono arrivati in aula 600 emendamenti alla riforma e la maggior parte di questi sono abrogativi e quasi tutti riconducibili alle forze politiche di opposizione, in particolare il Pd. Minoranze, dunque, restie a dare il disco verde al ritorno delle Province. Eppure, i dem qualche settimana fa si erano espressi in maniera favorevole al loro ritorno. Dunque cosa è accaduto? E’ solo ostruzionismo parlamentare, oppure è l’inizio di una fase di turbolenze in maniera trasversale che potrebbe complicare il percorso delle tanto agognate Province?
Senza dimenticare che il superamento della legge Delrio rappresenta la conditio sine qua non. Tuttavia, in questo momento di fibrillazione un dato positivo esiste. Roma ha rassicurato il governo regionale che non ci sarà l’impugnativa. La copertura finanziaria c’è, sia per andare alle elezioni che per gestire i nuovi enti intermedi, a partire dai costi delle indennità per l’intero entourage: dai consiglieri agli assessori. Anche alla luce di quelli che sono gli orientamenti della Corte costituzionale, il rischio di impugnativa è minimo. Inoltre, il centrodestra ribadisce che una presenza operativa degli enti intermedi di secondo livello tra Comuni e Regione è indispensabile per recuperare le attività periferiche abbandonate da troppo tempo.
In Finanziaria è stato previsto uno stanziamento semestrale di 5 milioni per lo svolgimento delle elezioni, oltre 2 milioni di euro per le indennità, risorse che coprono soltanto sei mesi di attività prevedendo – come ha sottolineato lo stesso Schifani nella conferenza stampa a Palazzo d’Orléans – che le Province entrino in vigore a giugno. Per i prossimi anni – quindi dal 2025 in poi – la copertura finanziaria ammonta ai 5-6 milioni di euro. Si tratta di risorse finanziarie necessarie per l’espletamento dei compiti assegnati, soprattutto con riferimento alle funzioni previste.
E’ certo che i primi malumori sono nati prima di iniziare i lavori. Poi, una parte del centrodestra sembra essere concentrato maggiormente sulla norma “Salva ineleggibili”, mentre il governatore siciliano è impegnato in questo momento a sciogliere un altro nodo altrettanto importante in vista della imminente scadenza: la nomina dei manager della sanità. E Schifani incontrerà da qui a breve alcuni esponenti della maggioranza.
Per quanto la “salva ineleggibili”, sarà la conferenza dei capigruppo, convocata per le 15, a stabilire se dare precedenza alla discussione in aula del disegno di legge che riguarda la interpretazione autentica che toglie anche retroattivamente alcune cause di inconferibilità e ineleggibilità per alcuni deputati regionali. Sono 4 ad avere pendenti i ricorsi: Dario Daidone, Giuseppe Catania e Nicolò Catania di Fratelli d’Italia e Davide Vasta di Sud chiama Nord, ma in realtà nei corridoi dell’Assemblea regionale siciliana tutti parlano potenzialmente di almeno il 15% dei deputati eletti nel 2022: da 10 a 12 onorevoli.
L’emendamento di riscrittura del testo della norma, presentato dal capogruppo di FdI Giorgio Assenza, ieri per l’aula, sgombrerebbe il campo da discussioni e pareri legati alla illegittimità del provvedimento e soprattutto supererebbe il parere negativo fornito nei giorni scorsi dagli uffici dell’Ars. Dunque, se la conferenza dei capigruppo dovesse decidere per il via libera alla discussione in aula del ddl sulla interpretazione autentica il testo, fatto di un solo articolo, verrebbe subito discusso già questo pomeriggio a Sala d’Ercole. Il ddl di ripristino delle province slitterebbe così di qualche ora.