Su come affrontare il dopo Virus dipenderà molto da quello che succederà in Europa. Il virus ha messo a nudo le contraddizioni dell’Unione Europea nell’affrontare prima la pandemia e dopo le incertezze sugli strumenti per riparare i danni subiti.
L’Unione Europea, alla luce di ciò che è accaduto, è chiamata a un salto di qualità. Se dovessero prevalere egoismi nazionali, teorie del tipo chi ce la fa bene, gli altri si arrangino, non farà molta strada. I paesi più fragili, infatti, che poi sono quelli dell’area mediterranea, non accetteranno di fare la fine della Grecia. Se l’Unione dovesse implodere, il sovranismo non sarà una vittoria degli “euroscettici” ma un approdo obbligato.
A quel punto, ironia della sorte, con buona pace dei sovranisti, tranne che non sia questo il loro disegno, paesi come l’Italia, con l’alto debito pubblico che la soffoca, saranno preda delle economie più forti come la Cina e l’URSS, con uno svilimento della stessa sovranità nazionale.
Cina e Urss, e in questa fase anche gli Stati Uniti diventati sovranisti sotto la guida di Trump, avranno raggiunto il loro obbiettivo, quello di avere una Europa debole, divisa e non più forte politicamente ed economicamente.
I pericoli di una disarticolazione, di una frantumazione, non sono presenti solo in Europa ma anche a livello nazionale.
È probabile, infatti, che per far ripartire l’economia prevalga l’dea di far leva sulle regioni più ricche del paese, anche sotto la spinta delle economie regionali del nord che cercheranno in tutti i modi di non rimanere indietro nella competizione globale e di non perdere porzioni mercato. A quel punto non ci sarà spazio per il Sud e la Sicilia che rappresenteranno un peso, una palla al piede. Questa area del paese dovrà accontentarsi di qualche misura assistenziale per tenersi a galla e si accentuerà il distacco e la sua marginalità economica, sociale e territoriale con probabili fenomeni di ribellismo sociale e un rafforzamento dell’economia illegale e della presenza della mafia.
Il Virus, infatti, ha ridato fiato a spinte secessionistiche o di indebolimento dell’unità nazionale, già manifestatesi con la richiesta dell’Autonomia differenziata. In tal senso arrivano già le prime avvisaglie dai governatori leghisti del Nord: “Per una ripresa rapida faremo da soli (Lombardia), “Non verseremo più un euro a Roma, i soldi servono a noi” (Friuli-Venezia Giulia). Tace, invece, il centrosinistra su come affrontare la drammatica realtà di un sud ulteriormente indebolito, tranne l’impegno del ministro Provenzano per accelerare la spesa per opere già finanziate. Anche su quella sponda sarà forte la tentazione di tutelare, ai fini della ripresa, le aree dove si concentra la ricchezza del paese.
Come impedire la disarticolazionedel paese, come rafforzare la coesione sociale, come rilanciare la questione meridionale non in termini solidaristici ma come opportunità per tutto il Paese? Su questo si aspettano risposte chiare e credibili da parte delle forze politiche.
COME VINCERE LA CRISI
Albert Einstein diceva che le crisi sono la migliore benedizione per un paese perché porta progressi.
<<La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo in cui il giorno supera la notte…. senza crisi non vi sono sfide,….. Èdalla crisi che affiora il meglio di ciascuno… L’unica crisi che ci minaccia è la tragedia di non volere lottare per superarla>>. Pr il celebre scienziato, infatti, dalle crisi nascono inventiva, scoperte e strategie.
Per il grande economista Joseph Schumpeter le crisi sono indispensabili per i processi di distruzione creativa che portano all’innovazione. Innovazione è, infatti, la parola chiave per aprire nuove prospettive in ogni campo e lasciarsi alle spalle la crisi. La prima innovazione di cui il Paese ha bisogno è quella sul terreno istituzionale. Torna, infatti, prepotentemente l’esigenza, alla luce della recente esperienza, di una riforma dello Stato, di una modernizzazione delle sue strutture, di una semplificazione dei processi politici, burocratici, fiscali e finanziari.
Una riforma della Costituzione, che salvaguardando i principi, i valori contenuti nella prima parte, recuperi efficienza nell’azione di governo, rafforzi i poteri di controllo del Parlamento, allarghi gli spazi della partecipazione democratica e superi attraverso nuovi modelli istituzionali gli squilibri tra i poteri dello Stato e le conflittuali tra le diverse articolazioni istituzionali.
Per far ripartire il Paese occorrono infatti, istituzioni solide ed efficienti attraverso riforme in grado di selezionare al meglio la classe politica. Il Virus ha messo a nido la precarietà istituzionale. Si è spaccato il Paese, Nord contro Sud, Governo contro Parlamento, Governo contro Regioni, Comuni contro Regioni al punto che il Presidente Mattarella ha quasi implorato che “in clima di leale collaborazione fra le istituzioni”. Rispolverare un nuovo spirito costituente, come avvenne alla fine della Seconda guerra mondiale per adeguare la Costituzione, dopo oltre sessanta anni,ai cambiamenti che sono intervenuti. E questa una operazione culturale prima ancora che politica, resa più difficile dal fatto che rispetto ad allora prevale più la rassegnazione che la speranza., vi è meno fiducia nei partiti e nelle istituzioni. Si è affievolito il senso di comunità, dando spazio a egoismi individuali e territoriali e a inquietanti fenomeni di regressione civile e morale accompagnati da nuove forme di razzismo e di discriminazioni.
Stentano a prevalere i valori della solidarietà, dellasocialità e della tutela dei diritti per tutti.La crisi che ci attende, infatti, potrà alimentare fenomeni di regressione anche perché non è detto che da questa crisi, come da qualche parte si sostiene usciremo migliori. Su questo terreno la Legacoop per la sua storia, la sua cultura e i suoi valori, potrebbe dare un contributo rilevante.
La violenza del Coronavirus ha svuotato tanti luoghi come le piazze, le fabbriche, gli uffici, i negozi, i musei, le librerie, svuotati dal lavoro, dai lavoratori, dai cittadini e quando questi perdono questi luoghi perdono l’anima. Il Virus ha ucciso persone, altre le ha immobilizzate, a quelli a cui ha tolto il lavoro ha ucciso l speranza e con essa il futuro,
Riaccendere la speranza e la voglia di scommettere sul futuro è la prima cosa da fare.
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