Sigmund Freud e Sàndor Ferenczi, l’allievo ungherese del grande psicoanalista, visitarono la Sicilia nel Settembre 1910, rimanendo sull’Isola una decina di giorni (dal 9 al 19 Settembre).
Un viaggio importantissimo per lo psicoanalista viennese che gli permetterà di sciogliere la matassa del complesso edipico. Prima di giungere in Trinacria, i due viaggiatori avevano visitato alcune città della Penisola, fermandosi a Firenze, poi Roma e infine Napoli, da dove salparono per giungere a Palermo. Qui soggiorneranno al Weinen’s Hotel de France, in piazza Marina.
Freud rimarrà affascinato dal capoluogo siciliano, scrivendo in una lettera, indirizzata alla moglie Martha Bernays, che “Palermo è stata una goduria inaudita”: ne ammira la bellezza complessiva, il tripudio di colori, profumi e sapori. Rimane rapito dalla sontuosità dei monumenti e dal fascino dei panorami, una città elegante nella quale non manca quasi nulla, come la definì in una sua lettera.
Dopo una visita al museo archeologico di Palermo, nei giorni seguenti, il padre della psicoanalisi fece un’escursione in carrozza a Monreale per poi inoltrarsi nel Trapanese. Infatti, nel suo tour siciliano, non poteva mancare la visita di Segesta e Selinunte: qui Freud rimarrà incantato nell’ammirare una grecità così ben conservata nonostante il trascorrere dei millenni, in particolar modo, s’innamorerà del Tempio di Segesta, ritenendo ben spese le ore di viaggio trascorse su uno scomodissimo carretto per raggiungere il sito archeologico. Dopo un breve soggiorno ad Agrigento, Freud e il suo giovane allievo, il 17 Settembre arrivarono a Siracusa, dove il medico austriaco a cena potette assaporare un delizioso moscato, rimanendone molto soddisfatto, come d’altra parte aveva avuto modo di apprezzare un vino di campagna durante la sua permanenza agrigentina.
Il giorno dopo, la visita all’isola di Ortigia risultò essere una delusione per Freud, non venne colpito dal complesso architettonico e rimase infastidito per i cattivi odori, che a suo dire, dominavano l’isolotto. Dall’Hotel des Etrangers era possibile ammirare la fontana di Aretusa, ricca di cespugli e papiri e Freud dalla sua camera poteva anche godere di una fantastica vista mare. In seguito, lo psicoanalista avrà modo di apprezzare meglio la città aretusea, appassionandosi soprattutto delle ricchezze presenti nel museo cittadino. Ma a causa del colera, che diventava sempre più minaccioso, Freud e Ferenczi furono costretti a porre fine al proprio tour siciliano, senza aver potuto visitare altre due tappe fondamentali dell’Isola: Catania e Taormina.
In ogni caso, la grandiosità di Palermo, l’incanto della grecità nel Trapanese e nell’Agrigentino, infine i tre giorni a Siracusa, saranno per il dottore di Vienna un’esperienza senza precedenti. Ma il viaggio di Freud in Sicilia, non fu soltanto un mero soggiorno di piacere: certamente, egli, durante l’itinerario, fu dominato da una sana curiosità turistica, però, il viaggio in Trinacria fu anche qualcosa di più. Infatti, le giornate trascorse in Sicilia, furono per Freud molto importanti ai fini del suo lavoro, traendo ispirazione da quella Terra così ricca di fascino, custode di alcune risposte che il viennese rincorreva da tempo.
In tal senso, tappa fondamentale fu Siracusa. Qui, il museo della città conservava una collezione di statuette muliebri che attirarono la sua attenzione: infatti, sembrerebbe che la visione di tali manufatti, raffiguranti immagini femminili, lo aiutarono a comprendere meglio e a concludere la sua teoria sul complesso edipico. Pertanto, così scrisse a Jung il 24 Settembre 1910 “la Sicilia è la regione più bella d’Italia […], ha conservato pezzi veramente unici della grecità scomparsa, reminiscenze infantili che consentono di trarre conclusioni riguardo al complesso nucleare”.
Oltretutto, durante la permanenza sull’Isola, Freud si dedicò,ai suoi studi di psicoanalisi, in particolar modo, progettò, proprio durante il soggiorno siciliano, d’intraprendere uno studio sulla paranoia, iniziando a studiare e interpretare il saggio “Memorie di un malato di nervi” di Daniel Paul Schreber, lavoro che terminò a Vienna.
In conclusione, possiamo dire che Freud rimase stregato dalla Sicilia, dalle sue innumerevoli bellezze artistiche, archeologiche e paesaggistiche, frastornato e conquistato dal giubilo di sensazioni ed emozioni di un’Isola spesso difficile da decifrare e comprendere. Un’Isola, che non soltanto gli regalò i piaceri della scoperta e del viaggio ma che gli diede anche linfa vitale per il proseguo dei suoi studi, riuscendo a trovare soluzione al complesso di Edipo, uno dei caposaldi delle sue elaborazioni teoriche.