E’ arrivata il giorno della vigilia di Natale la lettera del sindaco Leoluca Orlando a Roberto Alajmo, direttore del teatro Biondo, e al presidente del CdA Gianni Puglisi: è stata aumentata di 150 mila euro la quota associativa del Comune. Per il 2016 la giunta ha provveduto al versamento della quota associativa di un milione e mezzo di euro e, con delibera, sono stati aggiunti 150mila euro e altri 150mila euro a valere sul 2017 “Che debbono essere prioritariamente utilizzati per il rientro di personale destinato ad ammortizzatori sociali e per riduzioni del personale, nel rispetto della vigente normativa e dei diritti dei lavoratori“. Questo uno degli auspici del sindaco.
Intanto lo stabile inaugurato nel 1903 da Franca Florio è uno di quegli enti che traballano per il possibile taglio al contributo regionale nella bozza di legge di stabilità. Circa 500mila euro di taglio – forse – per il teatro palermitano di via Roma, come spiegato nell’allegato 1 della finanziaria: dai 2,5 milioni di contributo annuo potrebbe mancare quel mezzo, 500mila euro, che fa la differenza eccome. Questo succedeva il 21 dicembre. Quattro giorni dopo invece ecco che arriva l’aumento da parte del Comune, che infatti richiede, come scritto nella nota diffusa, “che analoga attenzione caratterizzi il socio Regione siciliana“. La politica è presente nel settore cultura, secondo alcuni pure troppo, ma non si può certo prescindere dall’intervento delle istituzioni per la sopravvivenza degli enti. Meno di un mese fa, in occasione di un incontro tra diversi attori del sistema culturale e, specificamente, teatrale, Roberto Alajmo condannava però la burocrazia collosa: «Il problema non è solo la politica ma la burocrazia – commentava con i colleghi e i rappresentanti di altri teatri – c’è un sistema di regole paralizzante e io con le risorse che ho tengo le ali piegate, il nostro teatro è un grosso tacchino che probabilmente non volerà mai».
Dentro al tacchino cosa succede? Già dall’autunno sono state aperte le porte dello spazio a compagnie minori perché avessero più visibilità e perché comunicassero “meglio” le loro attività in un’ottica di rete. Dopo una bufera estiva e un rilancio autunnale il cartellone 2017 si presenta oggi fitto e ricco con i suoi venti spettacoli tra la sala Strehler e la sala Grande: da Almanacco Siciliano di Roberto Alaimo e Tre di coppie, di Franco Maresco su testi di Franco Scaldati, all’Assassina di Franco Scaldati si passa a Shakespeare con Macbeth e TRIOLOvsCLESSIDA, e a Silvio Orlando con La Scuola o ancora a Mozart con il Flauto Magico. Questo succede sul palco.
Dietro le quinte: poco prima delle festività natalizie è tornata a lavoro – scatenando polemiche – una dei 12 lavoratori che si trovano in cassa integrazione da ottobre, la sarta. Lavoratori che hanno immediatamente protestato quando sono stati costretti a restare a casa e che hanno costituito poi un comitato che raggruppa tutte le sigle sindacali. Quando i 15omila euro del Comune diventeranno effettivamente disponibili verranno utilizzati per la loro reintegrazione o per dei prepensionamenti consensuali, dipende cosa deciderà il CdA. Lo stesso consiglio di amministrazione che, dopo tre anni di direzione, lo scorso agosto aveva rifiutato le dimissioni di Alajmo, dimissioni “irrevocabili” – e contagiose: avrebbero fatto uscire dal Biondo anche Emma Dante – che il direttore aveva presentato per la situazione di criticità economica nella quale il Biondo stava annegando: tra Regione e Comune che non inviavano fondi e con tutti i lavoratori che non prendevano lo stipendio da mesi, il deficit era arrivato a cinque milioni di euro, più o meno.
Era, del resto, una isola “infelice”, come pure il sindaco aveva definito lo stabile a luglio, che non vedeva arrivare i fondi del 2016, nè quelli regionali nè quelli comunali. Ma la crisi, almeno quella personale di Alajmo, è rientrata in venti giorni, o meglio, è stato approvato in assemblea un duro piano di risanamento da un milione e duecento mila euro che prevede tagli in tema di produzione, ospitalità e gestione delle risorse – da qui la cassa integrazione dei dodici, ora undici, lavoratori – e allora il direttore ci ha ripensato: «Le mie dimissioni erano state dettate da motivazioni personali, politiche e professionali – scriveva infatti al CdA in una lettera – posso dire che grazie a voi e ai soci su quelle politiche e professionali ho ricevuto garanzie che mi consentono di guardare fiducioso al futuro del Teatro Biondo. Fra Regione, Comune, Fondazione e Consiglio d’amministrazione ora sembra esserci un’unanimità d’intenti che lascia sperare. I lavoratori del Biondo sapranno cogliere il nuovo clima, facendo anche loro le scelte migliori per risanare il teatro, operazione ormai indifferibile, pena la soccombenza definitiva».
Del resto non avviare la stagione teatrale sarebbe stato un un fallimento per l’intera città dopo che negli ultimi due anni il teatro ha rilanciato se stesso con grossi nomi e innovative campagne social, riaccreditandosi come primo teatro di prosa di Palermo e mancando per un soffio il titolo di teatro Nazionale. Da quando, nel 1986, il ministero ne riconosce tutti i requisiti di teatro stabile, viene sottoscritto l’atto costitutivo dell’Associazione Teatro Biondo Stabile di Palermo, che ha come soci fondatori il Comune di Palermo, la Provincia Regionale, la Regione Sicilia e la stessa Fondazione Biondo.