Questa puntata dei “Racconti brevi da leggere online”, presenta la novella “Il senatore”, ambientata a Gibellina, sconvolta alcuni anni fa da un fatto di cronaca che impressionò l’intero paese.
“Il senatore”, tratto da Andrea Giostra, “Novelle brevi di Sicilia”, StreetLib, Milano, 2017.
“Portò l’indice destro verso la lingua per inumidirlo e sfogliare facilmente il Giornale di Sicilia nel quale stava leggendo della morte di un ex senatore della Repubblica ucciso dal suo giovanissimo badante immigrato regolarmente, dopo che l’aveva prima lavato e poi accompagnato nella camera da letto.
Aveva immaginato il rosso sangue colorare a chiazze profonde e ampie le lenzuola bianche del grande letto matrimoniale dell’ex senatore, e le pareti schizzate dappertutto come in un dipinto astratto di Goa, un pittore sardo del quale aveva visto le opere navigando su Internet.
La stanza si era riempita di carabinieri e di giornalisti sui cui visi si leggeva il disgusto della scena del delitto.
I primi erano intenti a delimitare con un nastro bianco e rosso la scena del crimine… i secondi, chi sul palmare, chi su taccuini di carta riciclata, prendevano velocemente appunti facendo domande a raffica al capitano appena arrivato e ancora disorientato dallo spettacolo che gli si era presentato agli occhi.
Il Prefetto, appena uscito dalla stanza, aveva ricevuto la telefonata della massima autorità dello Stato, amico di lunga data dell’ex senatore, che gli chiedeva notizie.
Impalato come sull’attenti nell’ingresso della villa e sudaticcio per il caldo afoso di agosto e per la tensione della telefonata ricevuta, aveva raccontato i fatti e rassicurato il Presidente sulla discrezionalità delle indagini.
Poi chiuse il cellulare e prese dal taschino il suo fazzoletto bianco ricamato che poggiò sulla fronte per assorbire le vistose gocce di sudore dalla pelle rossiccia e paonazza per il caldo e l’emozione della telefonata.
Il Questore per tutta la telefonata rimase immobile accanto a lui e lo fissava dritto negli occhi per la curiosità di quello che di lì a poco gli avrebbe detto.
Il Prefetto lo guardò, gli fece solo un cenno con gli occhi, che nel loro linguaggio non verbale voleva dire: appuntamento in Prefettura per il pomeriggio.
Le dita della mano destra del Prefetto si erano sollevate lentamente e l’Audi A3 si avvicinò.
Salì gustandosi la frescura dell’aria condizionata sparata a diciotto gradi dal suo autista, e frettolosamente sparì dietro l’angolo che delimitava la tenuta della Fondazione di cui era Presidente l’ottantenne ex senatore della Repubblica.
Aveva immaginato tutto questo.
Poi aveva chiuso il giornale, e si era tuffato nelle acque trasparenti della spiaggia dell’asino, dalla quale si vedevano i fumi del vulcano minaccioso e affascinante.
Gli era venuto in mente Sciascia e il suo romanzo breve “Una storia semplice”.
Si era chiesto come mai.
In fondo era in Sicilia e lui era un siciliano.
Come l’ex senatore della Repubblica, come il Prefetto, come il Questore e come il Capitano dei Carabinieri.
Uscì dall’acqua e pensò che avrebbe dovuto distendersi sul lettino e godersi la vacanza in quel posto straordinario e così colmo di silenzio e di pace.
Chiuse il Giornale di Sicilia, lo rotolò, e lo buttò nel cestino del lido dove decine di turisti stavano apprezzando la natura illuminata da un sole caldissimo che in quel posto appariva selvaggio e possessivo“.