Era diventato un caso letterario quando gli studiosi scoprirono sei anni fa che Carmelo Campanella, un contadino di Ragusa, scriveva storie popolari, canzoni e poesie quasi tutte in dialetto siciliano usando come “papiri” sacchi di carta per mangime.
Campanella ha continuato a scrivere fino fino alla fine: ora è morto all’età di 90 anni lasciando un ricco patrimonio di cultura popolare. Il suo caso era stato raccontato per prima dalla storica Chiara Ottaviano che aveva raccolto e pubblicato alcuni testi nelle pagine Facebook dell’Archivio degli Iblei.
Campanella aveva cominciato per caso a scrivere i suoi racconti sui sacchi di carta ruvida perché non aveva a portata di mano carta comune. Senza saperlo aveva quindi seguito le tracce letterarie di un altro contadino-scrittore vissuto da queste parti, Vincenzo Rabito, le cui memorie sono diventate un libro, “Terra matta”, e un film prodotto dalla stessa Chiara Ottaviano per la regia di Costanza Quatriglio. In questi anni Campanella non aveva mai abbandonato la sua vocazione scoprendo altre tecniche e altri strumenti come la macchina per scrivere e il computer.
“Ci mancherà – dice Ottaviano – la sua passione nel raccontare la sua vita e il suo tempo, quello del duro lavoro e della vita quotidiana, con le sue povertà e difficoltà. Il suo mondo interiore era animato da una profonda e incrollabile fede e alimentato dalla memoria dell’esperienza di chi l’aveva preceduto”.