“Se amate la vostra terra non votate un Recovery plan che istituzionalizzerà l’ulteriore ruberia del Sud! Mi auguro che il Presidente Draghi non continui a fare il Conte!”. L’appello ai deputati meridionali che siedono alla Camera e al Senato è arrivato dal sindaco di Messina, Cateno De Luca, che non ha dubbi nel ritenere che le attuali previsioni del piano concernente i fondi del Recovery Fund rischiano di diventare “l’ennesimo scippo al Mezzogiorno”.
“Ho inviato a febbraio una diffida sulla stesura ultima del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’11 gennaio 2021 che il governo Conte aveva inviato al Parlamento prima dell’inizio della crisi di governo. Questa diffida è stata inviata a tutti i Sindaci delle regioni obiettivo 1 e osservazioni e pesanti rilievi sono stati fatti nelle ultime settimane anche dai servizi studi della Camera e del Senato, dall’Ufficio parlamentare di bilancio, dalla Banca d’Italia, dal Cnel, dalla Corte dei Conti, dall’Istat e dalla rete dei Comuni. In questi giorni il governo sta procedendo ad una revisione e aggiornamento del PNRR con un approfondimento sugli effetti della crescita, nesso tra riforme ed investimenti, articolazione dei progetti e soprattutto dei parametri di valutazione e dei criteri di scelta dei progetti da includere: il tema è agganciare le riforme strutturali agli investimenti per innescare crescita e produttività. Il tema da me sollevato al Governo è la differenza nella capacità di ripresa: le regioni del Sud hanno una capacità di ripresa e recupero diversa dal centro-nord: una serie di indicatori di “reazione” alla crisi ci suggeriscono che la resilienza è maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud Italia”.
“Basti pensare – sostiene il sindaco di Messina – che, secondo il Focus Ripresa effettuato dalla Luiss nel 2020, la percentuale di imprese che ha ripreso l’attività dal 4 maggio 2020 al Nord e al Centro è maggiore (40%) rispetto al Sud il (35%) e al Sud è più elevata la percentuale di imprese cessate o che non prevedono di riprendere l’attività entro la fine dell’anno (3,8% contro valori intorno al 2% nel Nord). Inoltre, molte più imprese localizzate al Nord hanno saputo sfruttare la crisi come occasione di cambiamento e riorganizzazione favorendo l’accelerazione della transizione digitale e innovando. Tutto questo ci fa pensare che gli effetti di lungo periodo della crisi saranno più profondi e duraturi nelle regioni meridionali. Le recenti previsioni SVIMEZ (contenute nel Rapporto 2020) indicano una ripresa economica già nel 2021 decisamente più forte nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno (+4,5% vs +1,2%)”.
“Pertanto – evidenzia De Luca – le azioni che avvierò immediatamente dopo la diffida: 1) Sollecitare uno o più membri della Deputazione europea eletti nelle circoscrizioni Italia meridionale affinché depositino una interrogazione al Parlamento europeo in merito all’approvazione del Governo italiano di un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) redatto in palese violazione delle norme, disposizioni e pareri nell’ambito del complesso normativo che approva il Piano di Rilancio Europeo Next Generation EU (NGEU) approvato nel luglio 2020 dal Consiglio europeo; 2) Sollecitare Deputazione nazionale eletta nelle circoscrizioni Italia meridionale per presentare una mozione urgente e/o Odg in Parlamento per impegnare il governo, nel corso della attuale e imminente riscrittura del nuovo PNRR, a tenere conto di tutti e tre i parametri (PIL pro capite, il tasso medio di disoccupazione e popolazione) che l’Europa ha adottato come criteri di riparto tra i Paesi per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza e pertanto aumentare la percentuale delle risorse del PNRR fino al 75% per sostenere gli investimenti pubblici per le grandi opere nel Mezzogiorno previste nel Piano Sud, agendo anche sull’accelerazione della spesa aggiuntiva sulle risorse ordinarie addizionali con l’effettiva applicazione della clausola del 34%. La percentuale del 75% deve essere addizionale e non sostitutiva agli ordinari finanziamenti nazionali (Fondo Sviluppo e Coesione) per la crescita e la convergenza e finanziamenti europei nell’ambito del QFP 2021-2027.Pertanto l’anticipazione della quota del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 non deve essere computata nel calcolo della percentuale degli investimenti per il Sud perché l’art. l’art. 1, co. 6, legge n. 147/2013 dispone che le risorse del FSC vengano, per vincolo territoriale, destinate al finanziamento di interventi di riequilibrio territoriale e di sviluppo del Sud riservando la quota dell’80% e pertanto la destinazione degli stessi discende dalla legge e non da mere e transitorie scelte politiche di incremento delle risorse da destinare al Sud”.