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Regionali in Sicilia: la politica è una cosa seria

mercoledì 6 Settembre 2017

La politica è una cosa seria… Lo devono avere capito bene quelli del centrodestra siciliano che hanno compreso che se non si fossero messi tutti insieme in vista delle Regionali non sarebbero andati da nessuna parte. Musumeci? hanno pensato in molti fra i colonnelli del centrodestra che fino al giorno prima lo avversavano, in fondo è il male minore, e così, ecco già partite le trattative per capolistati, posti nel listino del presidente, assessorati e altre sistemazioni che, in caso di successo alle elezioni non mancheranno di certo.

Conseguenza, dietro al “front man” di Militello Val di Catania si sono materializzati nomi noti e “vecchie glorie” del passato. Primo fra tutti il già sottosegretario e già viceministro Gianfranco Miccichè. Quello stesso Miccichè che cinque anni fa si presentò da solo, di fatto comportando la sconfitta del centrodestra e la vittoria di Rosario Crocetta. In caso di vittoria, ha già fatto sapere che l’incarico di vicepresidente dell’Ars non gli dispiacerebbe.

D’altronde alla conferenza stampa di presentazione di Musumeci non mancavano alcuni celebri esponenti della politica isolana e nazionale, come Renato Schifani, ma anche Scoma, Salvino Caputo (novello leghista), Alessandro Pagano, Saverio Romano e molti altri. Se il centrodestra dovesse aggiudicarsi la presidenza della Regione, un assessorato andrebbe a Roberto Lagalla, già assessore alla Sanità nel governo Cuffaro. E la vicepresidenza toccherebbe a Gaetano Armao che nel governo di Raffaele Lombardo fu assessore al Bilancio. Dietro di loro, un esercito di uscenti e di new entry… Fra queste, a Messina i forzisti potrebbero schierare Luigi Genovese, figlio di Francantonio Genovese, un tempo potente, potentissimo esponente del Pd, folgorato sulla via di Forza Italia

… Già, quelli del centrodestra hanno capito tutto.

La politica è una cosa seria, si diceva… A questo proposito, che Saro Crocetta non si sarebbe mai candidato alla presidenza era già nell’aria dalla scorsa settimana, quando durante la trasmissione “In onda”, condotta su La 7 da Parenzo e Telese, il presidente della Regione (siparietti e pupiate a parte) si era fatto scappare che non sarebbe certamente stato lui a consegnare la Sicilia al centrodestra. In pratica, fra strilli e boutade (“i Siciliani mi amano”, “da solo prenderei il 22/ 24 per cento”), aveva bisbigliato l’unica cosa ovvia e cioè, che avrebbe fatto un passo indietro. Frase carpita dai due giornalisti, che si è rivelata, guarda caso, veritiera (la foto di copertina è tratta dal siparietto televisivo su La 7). I “bene informati” dicono che codesto ripensamento sia dovuto a posti sicuri alla Camera e al Senato nel Pd garantiti da Renzi a lui e ai suoi fedelissimi. Valla a sapere la verità e poi, con i tempi che corrono, di sicuro c’è solo che il centrosinistra a guida Pd, in Sicilia è un esercito in disfacimento, che alla fine sceglie il soporifero Micari, pur di non schierare nessuno fra i Dem, risparmiando così a qualche colonnello di partito una malafiura quasi assicurata.

La politica è una cosa seria. Già… Lo sa bene Leoluca Orlando che da quando è stato rieletto sindaco i palermitani lo invocano a gran voce, ma le cui gesta riempiono più le pagine della politica regionale che quelle della cronaca cittadina. Orlando, però, è sempre stato bravo, bravissimo stratega a casa propria, ma quando si tratta di oltrepassare i confini panormiti i risultati non sono mai stati all’altezza del personaggio. E dunque, la sconfitta del suo candidato Micari alla fine sarà imputata a lui e a Matteo Renzi, che nell’ultimo anno non ne ha azzeccata una, collezionando soltanto una sfilza di sconfitte politiche.

A proposito di Renzi, c’è poi Fabrizio Ferrandelli. Dopo essere stato eletto cinque anni fa all’Ars con il Pd, si è poi dimesso da deputato regionale in uno scatto d’orgoglio e alle scorse amministrative palermitane si è fatto stritolare nell’abbraccio mortale con i seguaci di Berlusconi e Saverio Romano. Adesso è tornato all’ovile, facendosi abbracciare dal segretario Dem. Ma magari se rieletto, si dimetterà di nuovo. D’altronde è il leader dei Coraggiosi e ci vuole coraggio. La politica è una cosa seria…

Infine Fabrizio Micari… Nessuna legge gli impone di dimettersi da rettore dell’Università di Palermo, cosicché il prof. ha già fatto sapere che si dimetterà solo in caso di vittoria. Troppo comodo in questo modo. Buonsenso ed etica imporrebbero dimissioni immediate, al di là di sconfitta o vittoria. Anche un bambino comprende che chi si candida per una parte politica non può rappresentare contemporaneamente un’istituzione come l’Ateneo, che per sua natura deve restare super partes… Ma con i tempi che corrono, avrà forse pensato…

Già, la politica è una cosa seria. Lo sanno bene i cittadini Siciliani che il 5 novembre sono chiamati ad esprimersi su come vorrebbero vivere i prossimi cinque anni. E questo al di là di vecchie glorie, di macchiette e di rettori, attuali o passati.

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