Come cinque anni fa meno della metà dei siciliani è andata alle urne per esprimere il proprio voto in occasione delle elezioni regionali. Non è bastato il voto strutturato e radicato nei territori dei partiti classici. Da Forza Italia al Pd, e neanche il voto della protesta organizzata che è andato a confluire nel consenso dei 5 stelle.
Al netto di ogni premessa, la legittimazione del prossimo parlamento dei settanta deputati, e del governatore che verrà eletto passa da un consenso dimezzato. Una Sicilia in panne tra sfiducia e scarsa partecipazione.
I tre serbatoi delle province più grosse, Catania, Palermo e Messina rischiano di essere determinanti.
Secondo il dato definitivo, hanno votato 2.179.474 elettori su 4.661.111 aventi diritto, mentre cinque anni fa avevano votato 2.203.165 persone. Solo in tre province su nove la percentuale è più alta rispetto al 2012: a Messina ha votato il 51,69% (51,24%), a Catania il 51,58% (51,09%) e a Palermo il 46,4 (46,28%). Nel resto dell’isola l’affluenza è stata inferiore: Siracusa 47,55% (48,48%), Ragusa 47,48% (49,63%), Trapani 45,43% (47,53%), Caltanissetta 39,83% (41,35%), Agrigento 39,6% (41,34%), Enna 37,68% (41,7%). Catania e Messina quindi sono le provincie dove ha votato oltre la metà dell’elettorato, in particolare la provincia etnea è quella dove è più forte la base elettorale del candidato di centrodestra Nello Musumeci, mentre a Caltanissetta, città d’origine di Giancarlo Cancelleri (M5s), si è registrata una flessione di quasi 2 punti.