“Non cerco sponde” in altri partiti, “io sono stato a lungo uno dei più convinti assertori del maggioritario”, ma “oggi ho capito che per l’Italia e’ il sistema sbagliato” perché “appena uno vince le elezioni, gli altri si mettono insieme fra loro d’accordo con le Procure, per farlo cadere. Accantoniamo il maggioritario e torniamo al proporzionale: ci salviamo solo grazie all’enorme credibilità di Mario Draghi“. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, in un’intervista a un quotidiano regionale.
In Sicilia “mi interessa di più avere un modello di governo uguale a quello nazionale, convinto come sono che a Roma non si potrà fare a meno di trovare una soluzione perché il successore di Draghi sia ancora Draghi. Sposiamo una linea identica a quella di Roma, oppure – osserva il coordinatore regionale di Forza Italia – rischiamo davvero grosso”. E in più, aggiunge, “abolirei l’elezione diretta del presidente della Regione. Magari la reintroduciamo tra 10 anni. Se vogliamo evitare quello cui assistiamo spesso all’Ars – liti furibonde, guerre, arroganza da una parte e dall’altra – serva una via diversa. Mi sono spesso trovato in imbarazzo e difficoltà davanti a questa chiara volontà di creare ogni volta lo scontro. Ma basta“.
Il centrodestra “è la mia vita da 25 anni e ne sono felice. Cracolici forse ha ragione quando dice ‘c’e’ ancora il centrodestra?‘. Io ho altrettanto ragione quando gli rispondo “ma c’e’ mai stato il centrosinistra?’. E’ chiaro che c’e’ una crisi complessiva“.
Parlando delle Comunali a Palermo, Micciché rilancia il nome di Giulio Tantillo; ‘bocciata’ invece l’idea di Leoluca Orlando alla guida della Regione. “Non ha oggettivamente senso. Se dovessi passare una serata con lui glielo sconsiglierei fortemente, non credo sia piu’ nelle condizioni, nell’eta’, nella lucidita’ digitale – lui e’ il massimo dell’analogico, come me – per guidare la Regione“.