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Arte, riapre a Palermo la storica Galleria Prati, luogo d’incontro per maestri e giovani talenti

martedì 7 Marzo 2017
Nel giorno della Festa della Donna, riapre i battenti una storica galleria palermitana, simbolo di come proprio una donna possa testardamente portare avanti un progetto per tutta una vita: Franca Prati viveva per la sua galleria, che era stata inaugurata nel lontano 5 maggio 1979. Ed oggi che la sua creatrice è scomparsa, lo spazio d’arte ritorna alla vita.
L’8 marzo dalle 18, riapre la Galleria Prati, al piano nobile di un palazzo in via Quintino Sella 77: la famiglia della gallerista ha infatti deciso di ripartire dal punto in cui Franca l’aveva lasciata, ovvero allestita con una mostra di tele e grafiche degli anni Sessanta e Settanta, i suoi tesori, la sua collezione privata raccolta in tanti anni di lavoro, di rapporti, di amicizie. Germanà, Turcato, Festa, Mastroianni, Funi, Zancanaro, Schifano, Dozio, Agnetti, Casorati, Rotella e Tamburi. E una “Marilyn” di Andy Warhol in attesa di autentica.
Brigitte Bardot ritratta da Mimmo Rotella (1978)

La Galleria è stata la creatura di Franca Prati, il compendio di tutta una vita, portata avanti con coraggio ed intraprendenza, tenacia e testardaggine, in un campo difficile e complesso come quello del mercato dell’arte.

Le mostre della Galleria Prati erano sempre un evento: Franca aveva fiuto e si reggeva sui rapporti di amicizia che la legavano a gran parte degli artisti, spesso invitati ad esporre per la prima volta a Palermo. Capitava spesso che una trattativa si arenasse perché lei non voleva più allontanarsi da una delle tele. Un luogo di incontro, la galleria, anche per esordienti, giovani talenti su cui Franca investiva e che spesso raggiungevano il successo.
Tra i pezzi più belli, un Angelo Dozio, “Le curve” del ’68 del periodo delle “Rondini”, un olio di Mario Schifano della metà degli anni ‘70, il periodo a cavallo tra stelle e strisce, e una carta trattata con smalto; Turcato e Tano Festa, un cartone telato – l’incontro con la Madonna – di Achille Funi, parte di un ciclo di cinque opere preparatorie al grande Paolotto del santuario di Sant’Antonio da Padova, a Rimini. Un Franco Mulas dedicato a Max Ernest; Roberto Crippa del ‘65, sughero,carta di giornale e amiantite; Tono Zancanaro del periodo in cui frequentava la Sicilia delle Selinuntee, un “Paesaggio italiano” del ‘69 di Zoran Music.
L’elenco è infinito: Renzo Vespignani, Ugo Carrega, Giulio Paolini, Francesco Casorati, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Theo Tobiasse, Gianni Dova ed una spettacolare “Brigitte Bardot” di Mimmo Rotella del ‘78, serigrafia e tecnica mista; quattro grafiche di Rufino Tamayo, parte di una cartella storica del ’73; tre di Umberto Mastroianni del ‘76, tratte dalla cartella “Immagini”. Cazzaniga firma quattro grafiche del ‘73 della serie “I Girasoli”, Tamburi altre tre dalla cartella “Ecco Parigi”. C’è una “Donna seduta” di Migneco, un Rosolino Mendola del ‘77, “Il gallo”, nel periodo in cui alternava in pittura il suo amore per gli animali e gli ideogrammi con cui raccontava per immagini. Infine “Uccello che muore” di Lillo Messina del ’71 e il “Nudo” di Silvio Benedetto del ‘72.
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