Il Partito democratico siciliano ha depositato un ricorso straordinario, a firma del segretario regionale Anthony Barbagallo, al presidente della Regione chiedendo l’annullamento del decreto con cui l’assessore per il territorio aveva espresso a giugno parere positivo sulla Valutazione ambientale strategica (Vas) dell’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti.
Contemporaneamente è stata inoltrata una diffida all’assessore per il Territorio per chiedere che venga annullato in autotutela il decreto, insieme alla ripubblicazione del piano e la redazione di un nuovo rapporto ambientale.
“La presentazione del ricorso e della diffida – afferma Barbagallo – dopo la mancata considerazione delle osservazioni formulate in sede Vas, era per il Pd un atto obbligato, affinché si operi nel rispetto delle leggi e delle direttive europee. Le modalità con cui è stata prevista la realizzazione di due inceneritori – aggiunge – fa fare alla Sicilia un passo indietro sulla gestione del ciclo dei rifiuti, lasciando irrisolte le problematiche relative alla raccolta a agli obblighi di riciclo”.
Tra i motivi del ricorso, il fatto che l’aggiornamento del piano avrebbe dovuto proporlo e apprezzare il presidente della Regione nella qualità di commissario straordinario del governo, anziché il Dipartimento acqua e rifiuti; la violazione della legge sull’obbligo di competenza e indipendenza della commissione tecnica specialistica; l’indeterminatezza sul significato da attribuire al termine termovalorizzatori, sulla tipologia di impianto (ne esistono 12), sulla classificazione che nel piano li inserisce come impianti di smaltimento e non di recupero determinando lo sforamento dell’obbligo imposto dalla Ue di non conferire più del 10% dei rifiuti in discarica o ad incenerimento; la confusione che si è determinata sulla produzione di combustibile solido da rifiuti da poter utilizzare nei cementifici (prevista fino a 300 mila tonnellate annue), dal momento che il Csc-c non è un rifiuto ma un combustibile soggetto, quindi, a regole di mercato. Nella diffida, che figura come parte integrante del ricorso, vengono sollevati numerosi punti critici.