“Non siamo davanti a nessun disastro ecologico”. Queste le parole dell’assessore comunale all’Ambiente Giusto Catania, che dovrebbero far cessare ogni polemica in merito all’emergenza rifiuti a Bellolampo, a Palermo. Il condizionale è d’obbligo visto la montagna da 18 mila tonnellate di rifiuti posizionati in un piazzale proprio a Bellolampo dove è in attesa di essere lavorata.
L’Arpa è stata lapidaria attraverso una sua relazione: “bisogna smaltirli con urgenza”. Un enorme massa di rifiuti che la Rap fa fatica a lavorare a causa della sua quantità. Il problema è rappresentato proprio dai tempi di attesa. I rifiuti accatastati in attesa di lavorazione, però, potrebbero macerare e produrre percolato e dunque c’è rischio di inquinamento. Rischio che sarebbe maggiore visto le piogge torrentizie che hanno assillato la città di Palermo e quindi anche la ‘monnezza’ a Bellolampo.
A seguito del sopralluogo del 28 agosto scorso, Arpa Sicilia tiene a precisare che “ha informato tutti gli Enti competenti; tra questi anche il Ministero dell’Ambiente ritenuto che la situazione riscontrata potrebbe costituire una imminente minaccia di danno ambientale. Purtroppo le condizioni meteo di questi giorni non hanno consentito lo svolgimento di ulteriori sopralluoghi che saranno effettuati appena possibile per monitorare l’evolversi della situazione”.
Ma oggi al consiglio comunale dove l’assessore Giusto Catania ha spiegato un po’ i lavori in corso per svincolarsi da questa emergenza, era presente anche il presidente della Rap, Giuseppe Norata. Ma dai due sembrerebbe che tutto venga risolto velocemente.
Nel frattempo però viene negato, al momento, la possibilità di fare un sopralluogo ai consiglieri comunali. Come Igor Gelarda che da giorni chiede di far visita al sito di Bellolampo.
La discarica non gode di ottima salute. Ma questa non è una nuova notizia. Bellolampo è satura da mesi e l’apertura della settima vasca slitta al 2020.
Ma Regione e Comune lavorano da giorni per risolvere l’ennesima emergenza: 7 milioni saranno trasferiti da parte della Regione come anticipo dei circa 20 milioni di costi sostenuti a Palermo dal 2014 al 2018 per lo smaltimento del percolato delle vasche esauste, frutto di un contenzioso tra Amia e Rap, la quale quest’ultima ha vinto al Tar.
Ma la Regione oltre all’aiuto economico indica altri tre siti fuori Palermo per far conferire i rifiuti non lavorati. Le discariche sono: contrada Cozzo Vuturo a Enna, gestito dalla Ambiente e Tecnologia srl; contrada Citrolo ad Alcamo, della società D’Angelo srl-Eco Ambiente srl; contrada Grotte San Giorgio Catania-Lentini, della Sicula Trasporti.
Oltre a questo, il dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Siciliana, impone ai 21 comuni del palermitano di trattare i rifiuti non più nel capoluogo siciliano ma ad Alcamo.
Altre discariche erano state assegnate da parte dell’assessore Pierobon in merito al problema rifiuti a Bellolampo. “solo una, quella di Motta, ha aperto i cancelli; Siculiana invece ha respinto i compattatori, mentre Lentini ha chiesto delle analisi sul sopravaglio che richiedono tempo“, afferma Catania.
“C’è un sistema di gestione privata dei rifiuti in Sicilia che crea scompensi al pubblico. Questa non è un’emergenza locale, ma addirittura nazionale. Basta allargare l’orizzonte al resto del Paese per accrogersene“. Afferma l’assessore Catania che si limita a questa precisazione senza addentrarsi sul problema. L’uomo della Giunta Orlando rimarca più volte la collaborazione e l’aiuto da parte della Regione in merito all’ennesimo disastro compiuto a Bellolampo.
Quindi Catania allarga gli orizzonti; e come un sognatore cambia rotta sul sistema rifiuti a Palermo. L’idea è quella del riciclo e della raccolta differenziata ‘porta a porta’. Iter abbastanza complesso e lungo che avrebbe bisogno anche del Sì da parte del Ministero all’Ambiente che dovrebbe elargire le somme per poter sviluppare il progetto. Insomma, a Palermo, a quanto pare è ancora alta la notte in merito al sistema dei rifiuti.