Che pagare le tasse in Sicilia sia diventata una faccenda per nottambuli, ilSicilia.it lo aveva raccontato QUI. Ma, mentre per i contribuenti il problema maggiore è tenersi svegli fino alle prime ore della giornata per riuscire ad accaparrarsi uno dei pochissimi slot per gli appuntamenti messi a disposizione di volta in volta dal sistema informatizzato, per gli Enti locali la questione è ben più grave.
I Comuni siciliani sulla carta sono ricchi. Peccato, però, che spesso non riescano a disporre realmente dei crediti.
“Il problema – spiega Domenico Venuti, presidente di Ali Sicilia, Autonomie locali nell’Isola – è la riscossione vera e propria. È vero, dopo il passaggio da Riscossione Sicilia spa ad Agenzia delle entrate-Riscossione c’è stata un’accelerata rispetto ai tempi di iscrizione a ruolo, ma non riusciamo a riscuotere materialmente i crediti, per diversi motivi. La questione è di vitale importanza, perché siamo costretti ad accantonare il non riscosso all’interno del fondo crediti di dubbia esigibilità, che sta portando i Comuni al collasso”.
La situazione ha un ché di paradossale. “Da un lato, l’evasione sulla carta – dice Venuti – è diminuita. Già prima del Covid si era quasi arrivati al 50% delle somme recuperate, che erano aumentate nel periodo pandemico grazie alle diverse agevolazioni messe in atto dal Governo. Adesso – prosegue – siamo in una fase di stabilizzazione, anche con un’assunzione di responsabilità. Con strumenti come il pignoramento dei conti correnti abbiamo recuperato anche il 30% in più rispetto a quello che poi viene iscritto a ruolo. Per i piccoli Comuni, 300 o 400 mila euro sono fondamentali per vivere”.
Tra la fine dell’era di Riscossione Sicilia e il futuro che potrebbe coinvolgere sempre più i privati – nonostante la sospensione del bando per la riscossione dei tributi degli Enti locali dello scorso gennaio – c’è una fase intermedia “per provare a recuperare materialmente questi soldi. Prima che si vada a iscrivere a ruolo, cosa che prima non si faceva, tanto che ci sono stati anni di buco, oggi – sottolinea il presidente di Ali Sicilia – ci troviamo a fare operazioni gestite dai Comuni con agenzie private, che prendono poi una percentuale sul riscosso e che si avvalgono di pignoramenti dei conti correnti e blocco del quinto dello stipendio. In questo modo, riusciamo a rientrare di una parte delle somme. Poi c’è iscrizione a ruolo”.
Si tratta, però, di un primo passo, che potrebbe trovare un grosso ostacolo nella nuova legge sui bilanci armonizzati. “Il vero problema dei Comuni, ed è questo che stiamo cercando di evidenziare con Ali Autonomie locali, ma anche Anci Sicilia, anche al governo nazionale, è che dovendo accantonare il non riscosso, non hanno le disponibilità economiche per chiudere i bilanci. Bisogna, dunque, trovare il modo per passare dal ruolo alla riscossione effettiva, anche se non si arriverà mai a recuperare il 100%”.
Altra questione spinosa sono i tempi di riscossione. “Per ripartire davvero – fa notare Venuti – bisogna concentrarsi sugli strumenti per riscuotere in tempi utili dopo l’iscrizione a ruolo. Adesso passano anche cinque o sei anni, se non di più. Servono strumenti diretti più agili. Il ché non significa dare più potere al Fisco, ma maggiore potere di azione ad Agenzia delle entrate-Riscossione, che non ha carenza di personale, quanto di strumenti per intervenire tempestivamente sui soggetti che hanno disponibilità economica. L’ideale – precisa – sarebbe poter riuscire a recuperare buona parte delle somme entro l’anno dall’iscrizione a ruolo. Aiuterebbe a tenere in piedi i bilanci, altrimenti le spese sarebbero contratte al minimo indispensabile. Tutto ciò si ripercuoterebbe ovviamente in disservizi o servizi carenti per i cittadini”.