Stallo a Sala d’Ercole sul parere al ddl che introduce la figura del deputato regionale supplente.
Dopo il via libera dalla Commissione parlamentare speciale per l’esame dei disegni di legge di modifica dello Statuto, della legge statutaria e delle proposte di norme di attuazione da parte del Governo regionale, presieduta dal forzista Michele Mancuso, il disegno di legge costituzionale di modifica dello Statuto Speciale dal Senato, che concerne l’incompatibilità tra la carica di assessore regionale e l’ufficio di deputato regionale, è arrivato oggi in aula per accogliere il parere del Parlamento siciliano.
La seduta, guidata dal vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola, è partita con l’esposizione delle relazioni dei due vicepresidenti della Commissione, Giuseppe Lombardo, esponente di Sud chiama Nord, per quella di maggioranza, e Adriano Varrica per quella di minoranza. Il pentastellato ha spiegato i motivi legati alla contrarietà, sia dal punto di vista politico, sia costituzionale. Per quanto concerne il primo, il reale interesse per la Sicilia, l’autoreferenzialità della norma e soprattutto l’iter frettoloso condotto dal centrodestra. Sul secondo elemento, invece, viene sollevata una connotazione incostituzionale, relativa all’autonomia nell’esercizio del mandato e alla creazione di una “categoria” diversa che sarebbe legata da una forma inevitabile di sudditanza.
Gli animi accesi e il dibattito infuocato hanno però spinto l’esponente pentastellato a sospendere i lavori e rinviare la votazione alla prossima settimana, martedì 30 settembre.
Il dibattito in aula
Primo intervento quello del leader di Controcorrente Ismaele La Vardera: “L’obiettivo di questo Governo, dopo le vacanze interminabili del Parlamento, per volontà di questa maggioranza, è quello di aumentare i numeri dei deputati. Parliamo di 12 nuovi stipendi ai deputati, oltre ai circa 70 mila euro di collaboratori e delle pensioni maturate. La priorità del Governo Schifani non è fare riforme strutturali, che questa Regione aspetta da anni, ma è fare una norma per aggiungere deputati supplenti che saranno deputati al guinzaglio di questa maggioranza e che non potranno votare contro perché perderanno il posto. Stiamo discutendo di questo quando non è una priorità rispetto alla reale agenda dei siciliani e questo non fa altro che cristallizzare qual è la priorità dell’agenda politica di questo Governo: fuffa, poltrone o riunioni di maggioranza“.
“Mi dispiace dover stigmatizzare l’assenza del presidente Schifani, perché trovo veramente indecoroso che quando si deve esprimere un parere su una politica allo Statuto, su leggi di rango costituzionale il presidente, che ricopre anche uno dei 70 posti in Parlamento, non partecipi alla discussione“. Ha dichiarato il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Antonino De Luca, che ha aggiunto: “Parliamo di una proposta che parte da Roma, che coinvolge la Sicilia, che di questa norma è complice. Dal mio punto di vista di parlamentare è inaccettabile. Qui c’è il tentativo di porre sotto ricatto dodici deputati, ai quali sarà detto che o votano come dice il presidente della Regione o sarà sostituito l’assessore che gli consente di essere deputato. Questo in una democrazia è inaccettabile“.
Estende, invece, il dibattito ad altri argomenti Marianna Caronia, capogruppo di Noi Moderati: “Credo che lo spunto fornito dalla valutazione di questa relazione, proposta dalla Commissione per la revisione dello Statuto, sia estremamente importante, perché ci consente di entrare all’interno di un tema molto importante e delicato. Diventa un’ottima occasione per parlare di una modifica della legge elettorale. La legge che attualmente ci vede presenti in questa Assemblea non garantisce a tutti la stessa possibilità di accesso. Siamo una delle poche Regioni che ancora non ha la doppia preferenza di genere ed è paradossale che ci debba essere proposto dal governo nazionale. E’ indifferibile un dibattito urgente e immediato su un argomento importante che è la legge elettorale. Il nostro sistema elettorale dà un premio di maggioranza eccessivo rispetto a quello che è la coalizione che vince. Lo sbarramento al 5% è uno sbarramento molto alto ed è già un premio di maggioranza importante e credo che potrebbe essere oggetto di una revisione quella di abbassare questa soglia, perché le liste che non arrivano a quella percentuale confluiscono poi nel premio di maggioranza del presidente che vince ed è già un secondo aiuto. Alcune Province non avranno di fatto, alla luce di questa norma e della disposizione demografica, la possibilità di esprimere un deputato. Questa non è democrazia“.
Proprio su quest’ultima proposta si è accodato il vicepresidente dell’Ars e deputato del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, che in conferenza di capigruppo ha chiesto in maniera formale una discussione sulla legge elettorale.
Tra i contrari si è esposto anche il deputato del gruppo Misto Gianfranco Miccichè: “Sono contrario. Minaccia l’autonomia siciliana. Se non è più autonoma non si può parlare più di assemblea. E’ una follia permettere che Roma decida cosa noi dobbiamo fare. Senza neanche il passaggio dalla paritetica. Non dobbiamo considerare questo voto come maggioranza o opposizione“.
Ha invece difeso il provvedimento il capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza: “Si sta attuando quella che è una previsione normativa assolutamente legittima. Invece dovremmo autoflagellarci per dire ‘ma c’è bisogno che intervenga il Parlamento nazionale per attuare una norma che in quasi tutte le altre regioni d’Italia è norma da anni?’ Sono regioni sia di centrodestra che di centrosinistra, però qui in Sicilia tutto diventa un dramma, tutto diviene divisione. E’ un parere che dobbiamo rendere necessariamente, ma non è un parere che si trasformerà nell’automatica approvazione. È una norma di buonsenso che consente di assicurare una maggiore partecipazione ai lavori dell’Assemblea e soprattutto delle Commissioni, che permetterà agli assessori di dedicarsi esclusivamente all’azione governativa che sappiamo tutti quanto è impegnativa e che non può essere distorta dai lavori d’aula o delle Commissioni, se non nei casi in cui è necessaria la loro partecipazione. Al contrario i deputati potranno condurre con più serenità, con meno assilli, il compito esclusivamente di deputato“.
All’attacco anche il capogruppo del Partito Democratico Michele Catanzaro: “Oggi mi ritrovo d’accordo con il collega Miccichè perché ha fatto un intervento per garantire quella che è l’autonomia di questa Regione. Quando qualcuno ha fatto qualche riferimento ai consigli regionali dove c’è il deputato supplente di una legge, che comunque, la Regione ha approvato come consiglio regionale, non si tratta di Regioni a Statuto speciale come la nostra. Ci troviamo davanti ad un’altra arroganza da parte del Governo regionale. Ci dobbiamo opporre a quello che è un’invasione nei confronti della Sicilia“.
Cosa prevede la norma
La proposta, di iniziativa dei senatore Lucio Malan e Maurizio Gasparri, rispettivamente di Fratelli d’Italia e Forza Italia, e trasmessa lo scorso agosto dal Governo nazionale, introduce la figura del consigliere regionale supplente, modificando il comma 3 dell’articolo 9 dello Statuto, il primo della II Sezione e che disciplina la figura del presidente della Regione e la sua giunta.
Il disegno di legge, come si apprende dal testo, nasce per la “necessità di garantire un più bilanciato e congruente sistema di separazione della funzione legislativa da quella esecutiva, attraverso un’aggiornata configurazione della dinamica di relazione istituzionale tra gli stessi organi della Regione, in grado di assicurarne la maggiore efficacia e funzionalità“.
Un sistema che non esordisce in Sicilia, ma che in realtà è stato già rodato in altre Regioni, come Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. E non senza polemiche sui costi che ne sono conseguiti. Proprio quest’ultimo aspetto dovrà essere disciplinato da un’apposita legge regionale per stabilire lo status giuridico ed economico dell’assessore durante il periodo di sospensione dall’ufficio di deputato regionale.
Ora il ddl proseguirà il suo percorso a Roma. In quanto disciplina attuativa del principio inserito nello Statuto, non sarà sottoponibile al referendum confermativo.
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