“Il malcontento serpeggiante da tempo diffuso negli strati più variegati della popolazione, si è alla fine trasformato nella disfatta elettorale del PD, sia a livello nazionale che regionale e territoriale”. Inizia così il comunicato stampa di Giuseppe Riccardo Spampinato, segretario regionale del Cimo, il sindacato dei medici.
“Dalle urne – continua – è uscita la sconfitta del Renzismo in Italia e del Crocettismo in Sicilia, nei confronti dei quali i cittadini delusi hanno deciso
di voltare pagina in maniera netta e decisa. In Sicilia ha prevalso, con numeri risicati, la coalizione di centro-destra guidata da Nello Musumeci, mentre a livello nazionale assistiamo ai primi stentati passi dell’imprevedibile e atipico governo “LegaStellato”, che hanno in comune l’essersi presentati entrambi sotto il vessillo del ‘cambiamento’, forse perché la necessità di cambiare era quella maggiormente avvertita dalla maggioranza del Paese, da Nord a Sud anche se per ragioni e sotto profili differenti”.
“Una impellenza di cambiamento – aggiunge Spampinato – che, in particolare nella sanità si avvertiva e continua a farlo, come un’urgenza non più rinviabile, dopo anni di sistematico e ignobile smantellamento del Ssn ad opera dei precedenti governi i cui riflessi sono stati tanto a discapito degli operatori del settore quanto dei cittadini e della loro domanda di salute”.
“Negli anni della crisi economica – aggiunge – la sanità pubblica è stato indiscutibilmente il settore che ha pagato il prezzo più alto, attraverso la drammatica riduzione dei livelli di assistenza e dell’offerta sanitaria dovuta al costante e progressivo definanziamento cui la politica ha sottoposto l’intero sistema, da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi e infine a Gentiloni. Nessun governo si è sottratto alla gioia di infliggere pesantissime sforbiciate, spesso date a casaccio ma altre volte acuendo la sperequazione tra le varie Regioni, alle risorse destinate al finanziamento della Sanità pubblica”.
“Ci si attendeva e ancor si attende, in ambito nazionale e regionale, da governi autoproclamatisi ‘del cambiamento’ un deciso cambio di passo, un’inversione del trend che ha portato la Sanità pubblica in uno stato di crisi profonda, col rischio che l’opera di demolizione intrapresa finisca per annientare un Ssn fondato su universalità ed equità delle cure”.
“La drastica riduzione di risorse destinate al finanziamento del Ssn – spiega Spampinato – ha determinato, oltre all’impoverimento economico delle categorie professionali interessate, sia in termini relativi al costo della vita ma
anche in termini assoluti, alla crescente difficoltà di accesso alle cure da parte dei cittadini che, non riuscendo a trovare le adeguate risposte di salute nel pubblico, sono stati costretti a dirottare le proprie risorse economiche sul privato, con una vertiginosa impennata della quota out of pocket o con la rinuncia alle cure per chi non può permettersi di metter mano al portafogli”.
“Al di là delle responsabilità direttamente ascrivibili alla politica e alle sue scelte, va rilevato come il filo conduttore che ha portato all’odierna situazione è sempre stato nella mani degli stessi burocrati e funzionari che si sono magari scambiati le poltrone, passando da quelle ministeriali a quelle assessoriali, da quelle di Agenas a quelle di direttori generali, mantenendo comunque ben saldi nelle loro mane quei ruoli di potere che hanno portato all’odierna situazione di sfascio ed abbandono della Sanità pubblica. Costoro sono i veri artefici degli obiettivi della politica che ha condotto allo smantellamento del SSN e ne hanno la piena responsabilità professionale, gestionale a anche deontologica”.
“In un clima di annunciato cambiamento ci si sarebbe quindi aspettato che, per voltare pagina rispetto ad un disastroso
passato più o meno recente, oltre ad intraprendere scelte politiche in controtendenza con le precedenti, si dovesse giocoforza passare anche attraverso un radicale rinnovamento di questa classe di burocrati, identificandone le responsabilità e sottraendo loro quel pericoloso potere decisionale attraverso il quale tali soggetti non potrebbero che perseverare nel solco di quanto fatto finora”.
“Da un governo del cambiamento ci si attende un profondo rinnovamento della squadra di tecnici che dovrebbero un’azione politica innovativa e proiettata verso un futuro certamente in discontinuità col disastroso passato. E invece assistiamo, sia a livello ministeriale che assessoriale, al continuo gioco del riciclaggio dei soliti noti, al persistere dello scambio di poltrone e casacche, con gli stessi tristi figuri che finiranno per tarpare le ali a qualsiasi iniziativa di trasformazione e rinnovamento, qualora fosse realmente questa la volontà politica”.
“Ci si chiede, se la scelta di continuare ad avvalersi degli stessi burocrati e funzionari di riferimento alla precedente stagione politica, tanto a livello ministeriale quanto a livello assessoriale, sia solamente riconducibile all’incapacità della “nuova” politica di produrre un ricambio generazionale vero che non farebbe altro che testimoniare il grado di impreparazione a governare, oppure se in fondo la tanto sbandierata volontà di cambiamento non nasconda invece una sorta di connivenza con la vecchia politica rispetto alla quale il nuovo che avanza non riesce a smarcarsi, continuando nel solco di scelte nefaste e che non lasciano presagire nulla di buono”.
“Sembra proprio di essere ancora una volta in presenza di una politica del cambiamento di stampo ‘gattopardiano’ – conclude Spampinato – una inaccettabile messinscena di finto rinnovamento in cui come sempre tutto sembra che cambi per rimanere uguale a prima”.